Cap.15

34 1 0
                                    

Stavo tenendo la mano a Cameron Dallas. Si mi sentivo bene. Ero al sicuro con lui. Lui era la mia casa. E odio ammetterlo ma sto bene con lui.

Mi stava portando verso una panchina. Ci sedemmo. Eravamo un po' distanti e mi sentivo un pochetto a disagio ma cercai di non darlo a vedere.

Si stava avvicinando a me. Non mi mossi. Infondo non mi dispiaceva quindi lo lasciai fare. All'inizio non mi stava guardando, ma io si. Captavo ogni suo piccolo movimento. Ero attratta da qualcosa di lui che mi spingeva a guardarlo e a riservagli delle mie attenzioni che ad altri non avrei riservato. Poi girò di poco la testa e mi persi nei suoi grandiosi occhi caffè che mi facevamo girare la testa. A volte pensavo addirittura di poter avere un mancamento o qualcosa del genere, guardandolo.
C'era un gran silenzio in cui entrambi eravamo persi negli occhi della persona di fronte, più lui cacciò un sorrisino sbilenco, a cui non ero assolutamente indifferente, e chiese ''Ti va di raccontarmi, allora, perché quell'altalena conta tanto per te?''
''Sì''
''Dimmi allora. Ti ascolto''
''La prima volta che venni in questo parco avevo due anni. Ero con mio nonno, la persona che stimavo e stimo anche ora. Non sapevo andare sull'altalena, lui mi prese in braccio e mi fece salire. Lo sapeva bene che ero troppo piccola, infatti la mia nonna si arrabbió tanto, però lui lo sai cosa rispose?''
Lui negò con il capo.
''Rispose che prima o poi avrei dovuto imparare e che voleva esserci e insegnarmi lui ad andare in altalena. E lo fece. Io imparai ad andare sull'altalena. Ero l'unica bimba capace. Mi vantavo per questo. Ero felice di saper fare qualcosa in più di qualcun altro. Poi a quattro anni incontrai un bimbo. Era biondino, ma quel biondo cenere quasi marrone, occhi color oceano. Simpatico, spiritoso, es anche carinissimo. Era Nash. Il mio Nash. Ci afferrammo subito. Eravamo inseparabili come lo diventarono le nostre mamme poi. Ci venivamo spesso prima io e Nash. Era il nostro posto. Dove ci eravamo anche fatti una scommessa che abbiamo mantenuto. Poi a undici anni ci portai Nat. Rimase affascinata. Eravamo un trio. Ci chiamavamo i Black Magic. Non ricordo bene il perché ma eravamo inseparabili. Io e Nat abbiamo anche scritto il nostri nome sotto l'altalena. Poi a dodici anni vi portai il mio primo fidanzatino. Se una persona deve conoscermi deve venire in questo posto quindi ce lo portai. Passammo una bella giornata ma poi alla fine quando ero seduta sull'altalena sola, dopo che se n'era andato mi arrivò un suo messaggio. Mi aveva lasciato. Rimasi lì immobile. Non si poteva dire che lo amavo a dodici anni però mi piaceva. Mi addormentai lì ma poi come sempre arrivò Nash. Lui che mi capiva sempre. Mi riportò a casa.
Poi più nulla. Dai dodici ai sedici anni venivamo tutti qui insieme. Non ci portai più nessuno in questo parco. Nessuno. Ci vengo solo a sola. E non racconto questa storia a nessuno. La sanno solo Nash, Nat e pa tu.'' Sospirai.

Lui mi aveva guardata e ascoltata per tutto il tempo.

Poi parlò.
''Tuo nonno è morto vero?''
Non mi piace ricordare questa cosa. Io e mio nonno eravamo molto legati. Eravamo fratello e sorella. Lui era il mio migliore amico.
''Sì, ma non mi piace parlarne''
''Oh si certo. Quando vuoi io sono qui però''
Annuì con un piccolo sorriso di ringraziamento.
Poi continuò.
''Quindi secondo te chi non conosce l'importanza di questo posto per te, non ti conosce abbastanza bene?''
''Sì più o meno la penso così.''
Ripresi fiato e aggiunsi ''Io ti ritengo una persona importante per me ora. Non mi deludere ti prego.''
Lui sorrise. Uno di quei sorrisi sinceri che mi fece scaldare il cuore.
''Tranquilla fidati di me''
Poi aggiunse ''Perché hai voluto raccontarla proprio la me questa storia?''
'' Perché sei speciale. E sei diverso. Ti voglio bene Cam.''
Mi abbracciò. Con mia sorpresa mi abbracciò. Ricambiai. Durò per secoli a mio parere. Poi mi alzai, gli porsi la mia mano e lo condussi all'uscita.

MY MINUS IS YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora