Cap.14

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Aprí la porta e sparì.

Ma io volevo davvero che se ne andasse così?
Forse si.
No. Io non voglio
Vai allora. Corri e raggiungilo.
Si. Si vado.

Stavo correndo giù per le scale dell'entrata. Stava per partire. Dovevo muovermi.

In realtà non sapevo bene perché ci tenersi così tanto. Insomma, ci conoscevamo da tanto si, però non eravamo mai stati troppo legati. Anzi ci odiavamo. Però none lo so. Da un momento all'altro mi importa così tanto che lui stia bene, che lui sia felice, mi importa così tanto di lui.
Si. È così. Mi importa tanto di lui. È difficile da capire. Lo so. Ma mi importa e basta.

''Cam'' Lo chiamai.
''CAMERON'' Urlai di nuovo.
Poi lui scese dalla macchina e mi vide. Aveva un'espressione sorpresa e dopo un po' le sue labbra si aprirono in un meraviglioso sorriso sbilenco che mi ha fatto perdere qualche battito.

''Dimmi'' Chiese con semplicità.
Quella semplicità che mi faceva impazzire.
''Beh sai...io pensavo che potremmo anche andare a fare una passeggiata.'' Mi guardava con una faccia stupita e per evitare troppo imbarazzo aggiunsi ''se ti va ovvio''
Lui sorrise e rispose ''Uhm...okay''
''Okay. Dove vogliamo andare?''
''Non lo so decidi tu''
'

'Oh magari al parco?'' Propose.
Mi è sempre piaciuto andare al parco già da quando ero piccola. Ci andavo sempre con i miei nonni e spesso accompagnavo mia mamma quando ci andava con mio fratello.

Il mio gioco preferito è sempre stato l'altalena. Mi piace l'aria sulla faccia, i capelli scompigliati al vento...
Ero sempre stata brava anche a fare andare l'altalena in alto a differenza di alcuni miei amici d'infanzia che si facevamo spingere dai genitori che fi conseguenza li facevano andare un po' più lenti.

Ma comunque accettai l'invito.

Cominciammo a camminare per le strade del quartiere di Milano fino al piccolo parco che racchiude un sacco di ricordi. I mi diressi subito verso l'altalena. Quella a destra. La prima volta che ci sono salita ho subito imparato ad andarci. Da quel giorno ho usato solo quella. Un giorno in prima media, nella parte di sotto dell'altalena ci ho anche sritto il mio nome con un pennello indelebile. Ancora non se n'è andato.

Dietro di me qualcuno rideva di gusto.
Sapevo già chi era. Era Cameron. La sua risata era inconfondibile. Era una melodia pazzesca. Non mi girai ma gli chiesi ''Che ridi?''
''No è che sei carinissima. Assomigli a una bimba. E non sei male'' sorrise.
Ero bordeaux ma non volevo darlo a vedere e mi nascosti dietro i miei capelli.
Qualcuno cominciò a spingermi lentamente.
''C'è un motivo perché ti piaccia tanto questa altalena?'' Mi chiese.
''Oh certo che c'è...''
''Ti va di dirmi perché?'' Aveva un tono calmo e dolce a differenza di come si comporta va di solito.
''Sì''
''Dai vieni'' e mi porse la mano.
Non sapevo se accettare. Cavolo lui era Cameron Dallas. Il ragazzo più bello della scuola, ma anche un grandissimo stronzo patentato. Anche se riluttante accettai la proposta.

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