Cap.27

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Presi dall'armadio una felpa larga bordeaux, un leggins nero e misi le mie converse nere alte. Mi feci una coda di cavallo e uscì di casa con lo zaino in spalla. Avrei voluto prendere il motorino ma la mia voglia inaspettata di camminare prese il sopravvento. Con how the save a life nelle orecchie arrivai subito a scuola.
Ero io. Semplice. Con una maglia che tranquillamente poteva essere di mio cugino di 23 anni. Ero semplice. Solo con un po' di mascara e il correttore per non mostrare al mondo intero le mie occhiaie.
Lui aveva detto che ero cambiata, ma ora ero tornata come prima, forse solo un po' meno aggressiva, ma come prima.

Mi sedetti sola su una panchina aspettando o Nash o Nat, ma arrivo Tay.
Con lui avevo sempre avuto un rapporto diverso da quello che ho con gli altri. Con lui è come se parlassi in una lingua che nessuno capiva. I nostri dicevano che parlavano in codice. In un certo senso è vero. Con lui non c'è bisogno di spiegare.

''Ehi Taylu.'' Lo chiamo così da sempre. Era il soprannome con cui lo chiamavo solo io.
''Ehi Betlu.''
''Come va?''
''Veramente la domanda dovrei fartela io. Comunque io sto bene.''
''Lo so. Sai di quello che è successo vero?''
''Sì, lo so. Ma so anche che tu sei forte ce la farai.''
''No invece. Tutti con questa storia. Io non sono forte per nulla. Faccio finta. Lo so. È brutto da dire ma io faccio finta per non farmi vedere debole dalla gente. Io non sono forte. Sono innamorata, ma non forte.''

In quel momento mi accorsi di Cameron che ci guardava. Era diretto verso la panchina quando mi ha sentito sbraitare.
Presi il mio zaino e entrando dentro mormorai ''perfetto.''

Il fatto di sorridere di più forse era la parte più difficile, perché a meno che non c'era veramente un motivo, in non ridevo. Questo era il problema.

Ero seduta al mio banco e aspettavo il suono della campana.
Volevo parlare con qualcuno ma qualcosa me lo impediva. Forse il fatto che non lo desideravo così tanto come mi autoconvincevo. O forse per il fatto che nessuno mi avrebbe capita veramente. O solo per paura di dire a qualcuno ciò che provavo veramente.

Solo dopo mi accorsi che qualcuno era entrato, ma io ero troppo occupata a pensare che non me ne accorsi.

Sentivo qualcosa bruciare sulla mia schiena. Qualcuno mi fissava e avevo l'impressione di sapere di chi si trattasse.
Lui era lì. Che mi fissava. Io ero lì. Che combattevo contro l'istinto di baciarlo. Poi come se qualcuno mi avesse chiamata mi girai verso di lui. Era più bello di prima. Era come circondato da un'aura di calore.
Ci stavamo parlando con lo sguardo. Il suo era triste, ferito e spento.
Continuammo così fino a quando Nat non entrò in classe e mi distrasse continuando a parlare di vestiti e cose del genere che al momento non mi interessavano.

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