<<ciao>> sussurrò lui, guardandomi.
<<ciao>> dissi io, chiudendo l'armadietto.
<<mi sei mancata>>
<<anche tu, Taylor>>
ci stavamo avvicinando, sempre di più. mi erano mancati davvero quei momenti, quelli che provavo un attimo prima di essere baciata da lui: quelli in cui realizzi che stai per essere baciata.
chiusi gli occhi, ma non sentii niente; li riaprii e mi ritrovai stesa sul mio letto. mi portai una mano alla fronte, massaggiandola, mentre sbadigliavo.
"stupidi sogni" pensai. guardai l'orologio: 7:14, un minuto al suono della sveglia. aspettai sdraiata sul letto, pensando a ciò che avevo sognato. a scuola avevano detto che sarebbe arrivato un nuovo ragazzo, il quale aveva già frequentato questa scuola. appena lo sapemmo io e Sophia, la mia migliore amica, ci chiedemmo se potesse essere lui il nuovo arrivato. però le nostre domande e i nostri dubbi si conclusero con un <<naaah>>.
la sveglia suonò risvegliandomi dai miei pensieri, che svanirono insieme al rumore della sveglia quando la spensi. quando finii di prepararmi e di fare colazione uscii di casa, aspettando Sophia all'incrocio vicino casa sua. quando arrivò, la ragazza mi si attaccò al collo, abbracciandomi.
<<stai forte okay? non importa se c'è il caso che possa essere tornato>>
<<tanto non me ne frega più niente, lo odio>> mentii. lui mi mancava davvero tanto.
io e Sophia ci incamminammo verso scuola.
ci soffermammo all'entrata. esitai un po' prima di entrare. nel piazzale c'erano un mucchio di ragazze ammassate.
<<cos'è stamani?>> chiesi ironicamente a Sophia.
<<fermate gli ormoni...>> sussurrai, ridacchiando. poi, entrai nell'edificio e mi diressi al mio armadietto. Sophia si era soffermata a vedere se era davvero Taylor. mentre frugavo, intenta a trovare il libro di grammatica, sentii il mio telefono vibrare. guardai: un messaggio.
da: Sophia❤️
lui.
perfetto: adesso anche Taylor Caniff che mi rovina.
quando finalmente trovai il libro che stavo cercando, sentii una voce provenire dall'armadietto accanto al mio.
<<ciao>> sussurrò lui, guardandomi.
<<ciao>> dissi, chiudendo l'armadietto.
lo guardai: era Taylor, ma non era solo. era con una ragazza, lei era molto alta, capelli neri e occhi azzurri. si tenevano per mano, questa cosa mi provocò una fitta al cuore. Taylor sussurrò qualcosa alla ragazza e lei se ne andò.
<<mi sei mancata>> quelle parole mi gelarono, mi immobilizzarono: le avevo già sentite.
<<adesso vuoi iniziare a fare anche il doppio gioco? no, guarda, se devi fare così puoi anche andare>> ribattei, arrabbiata.
<<no! hei, è difficile da spiegare...>>
<<è difficile dire che una fidanzata non ti basta?>> chiesi.
<<no. il fatto è che..>> Taylor venne interrotto dalla campanella.
<<ciao Caniff>>
le lezioni passarono e, quando finirono, entrai in mensa con Sophia.
Taylor era seduto ad un tavolo con i suoi vecchi amici e la sua "fidanzata". passai davanti a lui, con aria indifferente. sentivo i suoi occhi guardarmi, penetrarmi l'anima. volevo tornare tra le sue braccia, volevo tornare da lui. però lui no, non può, non è più lo stesso.
mi squillò il telefono, era un numero sconosciuto. andai fuori dalla mensa a rispondere, dato che dentro alla sala c'era troppo fracasso.
<<pronto?>>
<<mi scusi... è lei che... vende la pizza?>> mi stupii della titubanza del ragazzo che stava parlando.
<<ehm.... si>> risposi, volendo vedere dove sarebbe arrivato.
<<vorrei ordinare...>> il ragazzo venne interrotto da un'altra voce che disse di chiudere la telefonata.
<<no, niente mi scusi. arrivederci.>>
<<ciao>> risi per quella telefonata strana e attaccai.
rientrai in mensa e notai che Sophia era andata via.
"perché mi ha lasciata sola?" pensai.
nel tavolo c'era soltanto il mio vassoio ed un bigliettino. un bigliettino? lo presi, immaginando che fosse della mia migliore amica. aprendolo notai che la calligrafia non era la sua, ma era comunque familiare. l'inchiostro leggermente sbafato diceva: "oggi. 6pm. sotto il pino più grande del parco". la lettura di quelle parole mi fece spuntare un sorriso a trentadue denti, ma non lo potevo dare a notare. misi il bigliettino in tasca e finii di mangiare.
le lezioni pomeridiane erano abbastanza leggere, quel giorno, forse perché Taylor non le frequentava. quando eravamo nella stessa stanza mi pareva difficile concentrarmi su qualcosa che non era lui. i suoi capelli, il suo sorriso, i suoi occhi, il tocco della sua soffice pelle. e la cosa che amavo di più: le sue fascette. io ho sempre pensato che lo rendevano uno spettacolo, ma, dopo che se n'è andato ho iniziato ad affermare che le odiavo. non l'ho mai ammesso, ma ho continuato ad adorarle.
mentre uscivo dal cancello notai di nuovo le ragazze ammassate da una parte.
"cosa sta prendendo a queste ragazze? manco avessero visto il loro idolo" pensai.
riconobbi subito ciò che mandava in tilt quelle ragazze: Taylor Caniff. lo guardai insospettita poi me ne andai, non volendo dare troppo spago al ragazzo.
arrivata a casa chiamai Sophia.
<<hey tesoro?>> rispose lei.
<<hey... tu sai di chi era il biglietto che ho trovato nel mio posto in mensa?>>
<<no... l'unica cosa che so è che un giocatore di baseball mi ha cacciata... io ho avuto paura e sono scappata>>
<<ahahah bello!>>
<<comunque, cosa c'era scritto nel biglietto?>>
<<c'era scritto di andare al parco sotto al pino più grande alle 6pm>>
<<non andare>>
<<perché?>>
<<secondo me vogliono molestarti>>
<<non penso che Taylor arriverebbe a questo punto>> cosa avevo detto?
<<cosa?!>> sbottò lei.
<<ho riconosciuto la calligrafia, ma volevo essere sicura che fosse sua...>>
<<non andare>>
<<okay, penso che non andrò>> mentii.
<<brava patata.>>
<<patata?>> ridacchiai
<<era la prima cosa che mi è venuta in mente>>
le raccontai della telefonata ed altre cose, ma poi i compiti mi stavano chiamando.
<<va bene, dai. ci vediamo, PATATA>>
ci salutammo ed iniziai a studiare.
erano le sei meno dieci e decisi di prepararmi. anche se, con prepararmi, intendevo mettere un goccio di profumo. mi allacciai le scarpe, balzai in piedi ed uscii. mamma e papà erano al lavoro, quindi non mi sarei dovuta preoccupare di avvisare nessuno. mi incamminai verso il parco, passo dopo passo sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene. ero agitata, ma anche contenta. pensavo che finalmente sarei potuta tornare tra le sue braccia, sarei potuta tornare a posare le mie labbra sulle sue. entrai nel cancello e camminai lungo il viale che conduceva al centro del parco, proprio dove si teneva "l'appuntamento". forse però l'appuntamento non era per me. forse avevano sbagliato posto del bigliettino.
<<vedo che indossi ancora quelle stupide fascette, eh, Caniff?>>
lui si staccò dalla ragazza mora che stava baciando e mi guardò con aria implorante.
<<perdi il pelo ma non il vizio...>>
dissi intendendo sia le fascette che la ragazza, che squadrai da capo a piedi mentre lo dicevo.
<<posso spiegarti>>
<<oh, no, ho già capito, grazie comunque.>>
mi girai per andarmene, da una parte volevo andarmene davvero, ma, dall'altra, volevo che lui mi facesse tornare indietro. inizialmente, sentii la ragazza urlare, ma non mi voltai.
<<perché non mi hai detto che amavi lei? perché non mi hai fatto vedere quel tatuaggio?!>> tatuaggio? di cosa stava parlando? Taylor non ha tatuaggi. rallentai il passo per continuare a sentire la conversazione. alla fine, quando la ragazza se ne andò, Taylor, come avevo sperato, mi prese per il polso e mi fece girare verso di lui.
avevo mille domande da fargli, ma il mio cervello non riusciva ad elaborarle, perché era lì, davanti a me, guardandomi negli occhi.
<<okay. devi sapere che mi sei mancata. davvero. io te lo dico, ma non prendermi in giro per questo: tutte le sere crollavo. perché mi mancavi. volevo abbracciarti di nuovo, volevo sentire di nuovo il tuo dolce profumo, volevo te, che mi dicevi che sarebbe andato tutto bene. so che ti starai chiedendo perché stavo baciando quella ragazza, ma è lei che è venuta. sappi che io ero immobile, con la bocca serrata. era lei quella che ha cominciato tutto, dicendomi che ti eri trasferita in un altro continente...>> fece una pausa. conoscevo bene quella ragazza: era una fabbrica di bugie, ne diceva a quantità industriale solo per facilitarsi la vita. lui abbassò lo sguardo ed io gli posai due dita sul mento, in modo che mi guardasse ancora e che continuasse.
<<ti conosco, adesso fai così solo per vedere a che punto arrivano le mie bugie, ma non sono frottole queste. sono cambiato. la distanza mi ha cambiato. perché mi sono reso conto di quanto ti amavo soltanto quando ti ho lasciata andare. prima avevo preso tutto come un gioco, ma ora, ora ti amo veramente. sono cresciuto.>>
<<dovrei fidarmi? io lo farei senza alcun problema, ma chi mi dice che sei davvero cambiato?>>
<<forse questo...>>
si tolse la maglietta e lo vidi: il mio nome tatuato sul suo petto, proprio all'altezza del cuore. mi coprii la bocca con le mani; questa non era una cosa da Taylor.
<<ti ha fatto male?>> dissi toccandolo. lui sussultò per il mio tocco delicato e mi prese la mano.
<<si, molto, ma credimi, stare senza di te è ancora più doloroso!>>
io arrossii e lui mi prese i fianchi. sorrisi, aspettando ciò che sarebbe successo dopo.
<<sei pazzo>> sussurrai, quando le nostre labbra si stavano sfiorando.
<<pazzo di te>>
ho sempre sognato dirlo insieme a lui, era una delle mie frasi preferite. però, quella che preferivo di più era lui: è come se fosse un libro, che però ho saputo sfogliare solo io.
lui si avvicinò e poggiò le sue labbra sulle mie.
<<finalmente>> sussurrai tra un bacio e l'altro. lui annuì e continuammo a baciarci. a volte aprivo gli occhi per ammirare il tatuaggio. era cambiato davvero, glie lo leggevo negli occhi. oggi mi guardava con occhi innamorati, quegli stessi occhi con cui l'ho sempre guardato io.
<<per sempre?>> chiese lui.
<<per sempre.>> confermai io.
sapevo che il nostro sarebbe stato per sempre, come quello dei nonni, che si sono amati fino alla fine. la nostra era una promessa che avremmo mantenuto. il nostro amore avrebbe battuto qualsiasi cosa come la distanza, che non ci ha fatto innamorare di altre persone, ma ci ha fatto innamorare di noi, l'uno con l'altra, ci ha fatto capire che siamo fatti per stare insieme. ed io non potrei essere più felice.
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MAGCON ||immagina - storie brevi
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