|| AARON ||

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i suoi baci, quelli sull'angolo della bocca. erano una cosa che mi faceva impazzire, erano quella cosa che ti dà la speranza per credere nell'amore.
ormai io ed Aaron ci conoscevamo da tanto tempo ed il tempo aveva cambiato molte cose. per esempio l'amicizia. ormai, nonostante fossimo stati migliori amici sin dalle scuole elementari, eravamo diventati qualcosa di più di migliori amici. ma ciò che eravamo non bastava per essere fidanzati.
quando avevo sette anni ero follemente innamorata di lui, fino all'età di nove anni. poi, mi balzò in testa un altro, perché le mie amiche iniziavano a prendermi in giro sul fatto che mi piaceva Aaron. crescendo, lui rimase nella posizione del "migliore amico", mentre altri ragazzi si facevano spazio nella parte del mio cervello che controlla le emozioni. però anche se molti ragazzi mi avevano fatto provare le farfalle nello stomaco, Aaron era riuscito a farmi provare molto di più, qualcosa di meglio, di più forte, come se accendesse delle fiamme dentro di me. tutte queste sensazioni sono venute fuori da quando ha iniziato a darmi i baci sull'angolo della bocca, circa tre mesi fa.
stavo pensando a lui quando il rumore del campanello mi risvegliò dai miei pensieri.
<amore, scendi!>> disse la mamma. ormai era sempre così: passavo le serate a pensare ad Aaron. quella sera, disse mamma, che aveva invitato un ospite speciale.
cercai dì pettinarmi i capelli nel modo più decente possibile e scesi. stavo scendendo e una voce fin troppo familiare chiamò il mio nome. alzai lo sguardo e trovai davanti ai miei occhi un Aaron a braccia aperte. scesi di corsa gli ultimi scalini e lo abbracciai. lui mi strinse forte, dondolandosi a destra e a sinistra. poi prese con delicatezza il mio viso e stampò un dolce bacio sull'angolo della bocca. quel gesto provocò, come sempre, quel fuoco dentro di me. quando ci staccammo dall'abbraccio lui mi accarezzò la guancia ed io sorrisi. ero molto nervosa, sapevo che non avevo motivo per esserlo, perché Aaron era il mio migliore amico, ma avevo paura che la voglia di baciarlo avesse la meglio e quindi di rovinare tutto.
a tavola mi sedetti accanto a lui e, ogni tanto, prendeva la mia mano e mi pizzicava i polpastrelli, facendomi solletico.
<<Aaron, hai programmi per questa estate?>> chiese mia madre.
<<beh, in realtà si... vado una settimana in Francia con i miei amici e... non so, potrebbe venire anche lei?>> disse indicandomi. io rimasi allibita, non me l'aspettavo.
<<mamma ti prego! ho sempre sognato di visitare Parigi, la città dell'amore!>>
<<vacci piano, piccola>> commentò mio padre, provocando una risatina di mia madre.
<<davvero, per noi non è un problema. un mio amico possiede una casa in centro città e c'è spazio anche per lei>> sorrisi, un sorriso pieno di speranza.
<<non lo so... dateci tempo per decidere>> disse papà.
feci gli occhi dolci e mamma roteò gli occhi al cielo.
poco dopo suonò il campanello.
<<mamma, chi è?>>
<<non lo so, noi non aspettavamo nessuno>>
incuriosita, andai ad aprire. quando tirai la porta verso di me e vidi chi era venuto a casa mia, mi rabbuiai. Josh.
<<ciao! come sei bella!>> mi disse attirandomi a sé.
<<adesso fai quello gentile? ora che ho capito chi sei veramente, non cadrò più nei tuoi giochetti.>> sbottai io.
lui mi ha usata. mi ha umiliata. prima, faceva il dolce e gentile con me, per farmi cadere ai suoi piedi, poi mi trattava male e mi picchiava.
<<no! sono cambiato. adesso sono innamorato di te.>> mentì. lo sapevo bene, il suo sguardo non era cambiato. non c'era un briciolo di amore in quella persona.
<<eh si, te lo leggo in faccia>> dissi ironicamente.
<<no davvero...>>
che illuso, pensava davvero che mi sarei rimessa con lui?
<<ti devo far vedere una cosa>>
lo guardai negli occhi, che però non mi facevano più lo stesso effetto.
Josh tirò fuori dalla tasca due biglietti aerei. lo guardai sgranando gli occhi.
<<vado in Brasile. per tutta l'estate. devi venire con me, amore>>
<<uno, non chiamarmi amore! due, non vengo, ho altri programmi. tre, non sarei venuta lo stesso.>>
<<dai, bella...>>
<<no!>>
<<mi piace quando sei arrabbiata... sei così sexy>>
<<ma va->> non feci in tempo a finire la frase che mi baciò. cercai di staccarmi, ma, più mi dimenavo, più stringeva la presa ai miei polsi. quando riuscii a staccarmi gli diedi uno schiaffo.
<<sei un idiota, Josh!>>
<<tu sei bellissima>> disse con un ghigno.
arrabbiata, gli chiusi la porta in faccia e tornai in sala da pranzo. non feci in tempo a raccontare quello che era appena successo agli altri, che dei sassolini urtavano la finestra.
la aprii, sapendo già chi stava tirando quelle piccole pietre.
<<cosa vuoi adesso?>> urlai.
<<vieni con me o ti farò del male!>>
<<no! tu non sei nessuno per prendere le decisioni al posto mio!>>
<<invece sono qualcuno, il tuo ragazzo!>>
<<ti piacerebbe! adesso vattene o chiamo la polizia>>
<<ti vengo a prendere lunedì, fatti trovare pronta!>> odiavo il suo atteggiamento, così irritante ed arrogante.
<<e non raccontare a nessuno ciò che ci stiamo dicendo! guai a te se lo farai...>> a quel punto iniziai ad aver paura.
<<chi era tesoro?>> chiese mamma.
<<no, nessuno, un compagno che voleva scambiarsi dei fogli dei compiti delle vacanze>>
Aaron era diverso da prima. era più triste. più cupo.
<<Aaron, tutto bene?>> chiesi.
<<si...si... ora devo andare, buonanotte.>>
<<notte Aaron>> lo salutai, allargando leggermente le braccia, aspettando un suo abbraccio. rimasi, però, delusa, perché se ne andò salutandomi con un cenno della mano. lo guardai con aria triste, avrei voluto quel bacio.
la notte non riuscii a dormire. le ore sembravano non passare mai, l'una, le due, le tre, le quattro e le cinque. infine mi addormentai, perché mi costrinsi a farlo.
mentre ero sveglia pensavo a cosa avevo fatto per non meritarmi il bacio sull'angolo della bocca da Aaron. pensavo al ricatto di Josh. avevo paura: di perdere Aaron, di perdere me stessa, se avessi dato retta a Josh.
qualche giorno dopo, mi alzai presto, mi preparai ed uscii a passeggiare. speravo di incontrare Aaron. sapevo di incontrare Aaron. lui è sempre a passeggiare al mattino.
appena lo vidi notai che stava ascoltando la musica con le cuffie.
lo salutai con la mano, mentre lui sfoggiò uno dei sorrisi più falsi che abbia mai visto.
"cos'ha di strano? cos'ho di strano...?" mi chiedevo.
lui tornò a camminare, continuando a guardare in basso.
non mi abbracciò. non mi baciò sull'angolo della bocca. mi sembrava che tutte le fiamme che aveva acceso fino ad ora si fossero spente.
<<Aaron... i miei genitori hanno acconsentito, posso venire in Francia..>>
lui non mi guardò nemmeno, si allontanò, proprio come era arrivato. mi fermai, continuandolo a guardare. dopo qualche istante arrivarono i suoi amici, che salutò con contentezza nel sorriso. mi si bloccò il cuore. mi sedetti in una panchina poco distante da me.
mi presi la testa tra le mani, cercando di trattenere le lacrime, ma invano.
<<cosa ho sbagliato? cosa ho fatto per meritarmi questo? cos'altro devo fare?>> pensavo ad alta voce.
<<perché fai così? io ti amo! sei tutto ciò di cui ho bisogno! perché mi tratti così? perché non sono più tra i tuoi pensieri? cosa ho sbagliato?>>
mentre dicevo ciò che pensavo, davanti a me la gente passava, guardandomi male, stranita dal fatto che ero disperatamente innamorata. un tizio si fermò davanti a me guardandomi con disprezzo.
<<non sono pazza! sono solo innamorata!>> urlai, per poi alzarmi e tornare a casa. passai davanti ad Aaron, che si era fermato a parlare con i suoi amici, incontrando il suo sguardo. ormai questo suo atteggiamento durava da qualche giorno. appena mi voltai, iniziai a correre, più forte che potevo. mentre mi dirigevo velocemente a casa mi ricordai che il giorno dopo sarebbe venuto Josh. sarei dovuta andare in Brasile, nonostante non volessi?
mentre cercavo di convincermi che il Brasile è un bel posto, mi pentii soltanto per il fatto che abbia pensato di andarci.
"io non lo lascerò vincere, sia chiaro"
entrai in casa, senza parlare con nessuno, per poi andare a farmi una doccia. l'acqua scivolava via, così come i pensieri cattivi e le lacrime. però, una volta accartocciato il foglio, non tornerà mai come prima.
quando uscii dalla doccia mi vestii ed asciugai, per poi ascoltare un po' di musica su Mtv.
sentii qualcosa battere sulla finestra. mentre l'aprivo, un sassolino entrò, urtandomi la coscia.
<<ahi!>> ridacchiai.
<<oddio scusa!>>
mi affacciai: Aaron.
<<fai le valige e scendi>> mi ordinò. lo guardai storto e lui continuò a parlare.
<<tu fallo e basta.>> annuii e iniziai a mettere nella mia valigia tutto il necessario. mentre scendevo le scale, mamma e papà mi salutarono.
"cosa sta succedendo?" pensai.
uscii e notai l'auto della polizia davanti a casa mia. al suo interno c'era Josh. dentro di me ero felicissima che l'avessero preso, così non avrebbe picchiato altre ragazze. mi voltai ed Aaron mi prese per mano.
<<so già tutto.>> disse lui.
<<grazie Aaron>> lo abbracciai e lui mi strinse forte, mentre lasciavo cadere a terra la valigia per poterlo avvicinare di più a me. ci staccammo e lui sorrise.
<<aspetta>> disse poi, posando una mano nella mia spalla. mi voltai e lo guardai. lui si sporse e mi baciò sull'angolo della bocca. quel gesto, che non rivedevo da giorni, mi fece arrossire.
mi portò in macchina e mi spiegò che aveva scoperto cosa aveva in mente Josh, sul viaggio in Brasile e del suo ricatto. mi disse che aveva chiamato la polizia insieme ad una ragazza del quartiere che Josh aveva picchiato. diventava sempre peggio, quel ragazzo.
<<ma ora dove andiamo?>>
<<a Parigi.>>
<<ma non dovevamo andare tra una settimana?>>
<<io e te staremo una settimana in più.. volevo tenerti lontana da lui..>> disse abbassando lo sguardo.
<<grazie>> sorrisi, rassicurante.
durante il viaggio parlammo, giocammo e dormimmo, per la maggior parte del tempo. arrivammo che erano appena le sei del pomeriggio. posammo i nostri bagagli in casa e lui mi fece vedere la nostra stanza. nostra.
<<non mi avevi detto che avrei dormito con te...>> dissi arrossendo.
<<oops..>> scherzò lui.
<<ti dispiace?>> continuò.
<<no, ma scherzi!>> arrossii ancora di più. lui mi prese per mano e mi portò a fare una passeggiata.
mi portò in cima alla Torre Eiffel, ci scattammo molti selfie, alcuni dei quali molto imbarazzanti, ma la parte migliore fu quando mi prese per i fianchi e mi avvicinò a lui.
<<sai, io... mi piacerebbe spostare la posizione dei baci che ti do abitualmente.. sarebbe carino qui..>> disse, posandomi un dolce bacio sul collo.
<<oppure qui...>>
mi baciò il lobo dell'orecchio, facendomi rabbrividire.
<<però io lo preferirei qui...>>
e mi baciò, le sue labbra sulle mie, le nostre lingue che si cercavano, si trovavano come se si fossero cercate per tanto tempo.
<<ti amo, Aaron.>>
<<ti amo anche io>>

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