quel bunker, è l'unico posto che la fa stare bene. ogni mattina, Abigail si reca lì, in quel posto tra le rocce, a godersi il panorama.
quella è una caverna che dà asugli scogli, usata, durante la seconda guerra mondiale, come bunker.
la prima volta che lo vide, era con me. ce la portai, con i nostri amici, per fare i tuffi. è rimasta così affascinata da quel luogo che, adesso, ci vuole tornare tutti i giorni.
ora sto qua, in spiaggia, insieme alla mia cerchia di amici.
alcuni fanno il bagno.
altri mangiano la pizza.
altri ancora giocano a pallavolo.
lei ascolta la musica.
io la guardo.
<<dai ragazzi, venite tutti a fare il bagno!>> ci chiamano.
la maggior parte dei ragazzi entra, senza esitare, in acqua, ma lei fa tutto con calma.
delle braccia mi avvolgono, stringendomi in un abbraccio inaspettato.
<<ei, Nash>> dice Brianna.
<<ei..>> rispondo, disinteressato, voltandomi verso di lei.
<<perché non vieni a fare il bagno?>>
faccio spallucce, fingendo di non saperlo. io voglio solo guardare Abigail, lei mi fa stare bene.
<<non penserai ancora a quella sfigata?>> chiede Brianna.
la guardo con sufficienza, mentre mi accorgo che Abigail non è più al nostro ombrellone. guardo in acqua: non è nemmeno lì. sono le otto, il sole sta tramontando e noi rimarremo in spiaggia tutta la notte.
<<stanotte facciamo un after... sarebbe carino se...>> Brianna inizia a parlare, ma io la zittisco.
<<sei uno sfigato, come la tua amica!>> urla, per poi sdraiarsi in un lettino.
passano le ore e di Abigail nessun segno; non risponde al telefono, né alle chiamate né ai messaggi. però nessuno sembra accorgersi della sua assenza.
alcuni ragazzi si stanno per addormentare, ma vengono svegliati dalle risate del resto del gruppo.
<<vado a fare una passeggiata>> dico, alzandomi.
nessuno risponde, ricevo solo qualche occhiataccia da Brianna.
mi incammino verso il bunker, che sta nell'estremità destra del golfo. cammino, l'acqua mi bagna i piedi per poi scivolare e tornare da dove è venuta.
guardo il cielo, si vedono le stelle, quelle luci piene di speranze.
flashback
<<andrà tutto bene, sappi che io ci sono e ci sarò sempre, non voglio perdere una persona speciale come te>> dice Abigail, mentre alterna il suo sguardo tra me e le stelle.
<<sei la persona più importante della mia vita. posso sempre contare su di te. grazie>> la stringo in un abbraccio, che ricambia dolcemente.
fine flashback
la visione delle stelle mi ricorda quella sera, quella di un anno fa. lei c'è sempre stata, ma io non me ne sono accorto. la ringraziavo per consolarmi nei miei momenti bui, ma non mi ero mai reso conto di quanto, la sua presenza, mi facesse stare così bene. io ed Abigail ci vediamo solo in estate, quando siamo in vacanza, dato che abitiamo in luoghi lontani tra loro.
durante tutto l'inverno, ho capito che era lei quella di cui avevo bisogno. lei è quella che sta dentro di me, quella a cui credo se mi dice che andrà tutto bene.
inizio a prendere il sentiero tra gli alberi, conducendomi al bunker.
scendo, in quella piccola caverna, così buia, così tetra. come la mia vita, Abigail è la mia luce, la mia salvezza.
esco, poi, dalla fessura sugli scogli.
eccola, seduta, che osserva il mare. il rumore dell'acqua che si scontra contro le rocce mi dona una sensazione di rilassamento.
<<Abigail>> la chiamo, nonostante so che non mi sente, con le cuffie nelle orecchie e la musica ad alto volume, per zittire i suoi pensieri.
le poggio una mano sulla spalla, facendola sussultare. mi lascio sfuggire una risatina.
la ragazza si sfila le cuffie, fermando la musica. per la prima volta noto il suo sfondo: è una nostra foto, una che scattammo l'anno scorso.
<<carino lo sfondo..>> commento sorridendo.
<<penso che lo dovrei cambiare.>> risponde, facendomi riflettere.
<<nel senso che vuoi farti una nuova foto con me?>> ipotizzo. non mi dispiacerebbe scattare un'altra foto con lei.
<<no. non mi piace catturare i momenti bui, i momenti in cui va tutto male. non voglio fermare un ricordo così>> quelle parole mi rabbuiano.
perché pensa questo?
<<perché pensi questo?>>
<<te lo spiego meglio: per me sarebbe come scattarsi un selfie al funerale di una persona cara.>>
<<non pensavo che tu stessi male.>>
<<non tutti sanno le conseguenze di quello che fanno.>> sembra quasi che se si sia pentita di aver pronunciato quelle parole, dal tono con il quale l'ha detto.
<<l'hai scritta tu quella frase, sulla panchina nel bosco?>> chiedo.
"il diavolo non viene da noi con la sua faccia rossa e le corna, lui viene da noi travestito da quello che hai sempre desiderato. -American Horror Story"
lessi questa frase qualche giorno fa, mentre andavo a correre.
<<si>> annuisce dolcemente, appoggiandosi alle rocce alle sue spalle, mentre sospira.
<<e sai perché?>> chiede. la incito a continuare, rimanendo zitto.
<<perché tu, un anno fa, sei venuto da me. la prima volta che ti ho visto, ho pensato che eri davvero un bel ragazzo, poi, conoscendoti, mi sei piaciuto. fino a quando è venuta a galla la tua personalità. da quel momento mi sono innamorata di te. prima di incontrarti, mi avevano affascinata ragazzi totalmente diversi da te. erano tutti stronzi. tu sei la persona più gentile, dolce, simpatica, carina che abbia mai conosciuto, ero sicura che mi saresti stato accanto nonostante i tutti i miei casini, tutti i miei difetti. tutte le volte che mi hai detto che sarebbe andato tutto bene, io ci credevo. ci credevo così tanto da poter rassicurare anche te. però, tu, con quegli occhi di ghiaccio, quegli occhi che non possono essere paragonati né al cielo né al mare perché sono mille volte meglio, tu, con quei morbidi capelli e quel dolce sorriso. tu, Nash, sei venuto da me come ti ho sempre sognato, ma mi hai fatto passare tutte le pene dell'inferno. Nash Grier, tu sei il diavolo che mi ha posto una trappola, nella quale sono cascata, ma dalla quale non voglio uscire. io ho bisogno di te. ho bisogno che le tue braccia mi stringano e che non smettano mai di farlo. sento ancora stringere sulla pelle il nostro ultimo abbraccio. mi manchi, Nash.>>
in questo momento, c'è solo una cosa che posso fare. è meglio delle parole, con le quali non riuscirei ad esprimere ciò che provo. meglio di tutto quello che possono dirsi i nostri occhi.
le prendo il viso tra le mani, sorridendo.
non ho mai fatto un sorriso più vero di questo.
<<ti amo>> le sussurro, quando le nostre labbra si sfiorano.
Abigail socchiude la bocca ed io procedo con l'operazione "amiamo Abigail per sempre".
poso le mie labbra sulle sue, mentre le accarezzo le guance con i pollici.
appena le nostre lingue si incontrano, sento una sensazione che non avevo mai provato prima. è peggio delle farfalle nello stomaco, più che altro sembrano elefanti.
lei è l'unica che riesce a rendermi felice soltanto esistendo.
quando ci stacchiamo ci sediamo sulle rocce, osservando il riflesso delle stelle sul mare.
<<tu sei una stella cadente>> dico, intrecciando le nostre mani l'una con l'altra.
<<perché?>>
<<perché, nonostante tu cada, sei sempre bellissima. molto più bella e più rara del resto delle stelle.>>
lei arrossisce, sussurrandomi "grazie".
a lei riuscivo a dire cose dolci, Abigail è colei che tira fuori il meglio di me.
Abigail è colei che ha fatto diventare Nash Grier innamorato.
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MAGCON ||immagina - storie brevi
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