Capitolo 39

22 5 10
                                    

Aria uscì dall'arena con i muscoli ancora tesi dalla prova, ma la vera battaglia era dentro di lei.

Kaelen. Quel dannato idiota!

Non riusciva nemmeno a pensare al torneo, alla sua performance, alla soddisfazione di aver umiliato tutti gli sfidanti. No, tutto quello che riusciva a sentire era la furia che ribolliva nel petto, incandescente e pronta a esplodere.

Perché?

Perché diavolo aveva fatto quella faccia quando la aveva guardato?

Quella maledetta espressione da stupido, da colpevole? No, era impossibile. Se si fosse sentito in colpa, non avrebbe fatto quello che aveva fatto.

Il giorno prima aveva avuto il coraggio di insinuare che lei si stesse divertendo con Lysander.
Il giorno dopo si era presentato all'arena con lei, appena svegliati per lo più!

Maledetto bastardo.

Aria si accorse che stava stringendo i pugni con troppa forza solo quando sentì le unghie affondare nel palmo.

Lui non l'aveva inseguita quando se n'era andata. Non aveva provato a fermarla, a chiamarla, a... qualsiasi cosa!

Lei, che aveva sperato.

Dannata stupida, Aria. Davvero pensavi che sarebbe venuto a cercarti?

Si era lasciata trascinare dalla rabbia, dalla gelosia, dalla frustrazione. Aveva voluto punirlo per le sue parole, per la sua accusa, per il modo in cui l'aveva fatta sentire come una sciocca che sgambettava dietro un altro uomo.

E lui?

Lui aveva approfittato della serata per portarsi a letto un'altra!

Aria aveva sprecato la notte a rigirarsi nel letto, troppo piena di rabbia per dormire, immaginandosi mille scenari in cui Kaelen si rendeva conto del suo errore e la cercava.

Ma no.

Non l'aveva inseguita. Non l'aveva fermata. Non le aveva chiesto scusa.

E ora, ora aveva il coraggio di comparire con quella che si era appena portato a letto?

Avevano chiuso.

Altro che amicizia, altro che alleanza. Lo avrebbe fatto a pezzi con le sue mani.

Camminava furiosa per i corridoi, il passo deciso, la mascella serrata.

Sapeva che l'avrebbe raggiunta entro breve. L'avrebbe massacrato. E questa volta, non si sarebbe trattenuta.

Sentì i passi dietro di sé prima ancora che Kaelen parlasse.

Perfetto.

Si voltò di scatto e lo vide lì, con il respiro irregolare, i capelli spettinati. E per quanto si sforzasse di non farci caso, era sempre maledettamente attraente.

Ma questa volta non avrebbe lasciato che il suo bell'aspetto la distrasse. Non dopo quello che aveva fatto.

Kaelen alzò una mano, come per fermarla. "Aria, aspet—"

Non lo lasciò finire. Si scagliò contro di lui con una velocità brutale, lo afferrò per il colletto e lo spinse contro il muro più vicino.

"Che c'è, Kaelen?" ringhiò, gli occhi ridotti a due fessure. "Troppo stanco per affrontarmi dopo la tua notte intensa?".

Lui sbatté le palpebre, sorpreso, prima che il suo sguardo si oscurasse. "La mia notte intensa? Di cosa diavolo stai parlando?".

"Ah, no?" sogghignò Aria, aumentando la presa sul colletto. "Diciamo solo che non sembri proprio riposato. Ti sei divertito così tanto da non riuscire nemmeno a stare in piedi?".

La Sentinella del GeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora