Capitolo 17

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Jotunheim
Intorno a me c'è solo ghiaccio e il freddo che sento lo dimostra. Mentre domando a Thor se siamo arrivati, guardo ipnotizzata le nuvolette che mi escono dalla bocca e che si espandono nell'aria. Thor si gira e mi annuisce mentre tutta la "ciurma" camminava piano verso la terra ghiacciata. Ho il mio arco con me, non so quanto potrà servirmi, ma almeno sono armata. Ad un certo punto sentiamo dei passi venire verso di noi, un gruppo di giganti di ghiaccio sta camminando velocemente quanto glielo permette la loro stazza. Ci hanno visti, questo significa che è ora della battaglia. Thor accanto a me ruota il suo martello, il Mjölnir, e gli altri si mettono in posizione di combattimento, mentre escono le loro spade, io presi una freccia dal mio arco e mentre la lotta avveniva, passai furtiva fra i giganti, due erano le cose o non gli interessavano le povere umane o erano troppo concentrati sulla battaglia da notarmi, un po' come Thor che non si accorse della mia scomparsa. Libera di camminare normalmente mi diressi al palazzo, se così si può chiamare, di roccia. Entrai senza ostacoli e vagai alla ricerca dei miei figli, mi affidavo all'istinto, non potevo sbagliare. Accanto ad una "porta" sentii il pianto dei bambini, entrai subito a vedere e mi accorsi di essere in una sala reale anche se era differente da quella di Asgard. Seduto al trono c'era Laufey che alzò lo sguardo per guardarmi incuriosito e perplesso mentre diceva <<Hanno mandato una fragile umana ad uccidermi? Mi ferite nell'orgoglio così>> e rise fragorosamente. <<Laufey dammi i miei figli!>> ora lui mi guardò con ancora più interesse di prima <<Figli? Sei la moglie di Thor?>> <<No>> lui mi guardò sospettoso e si abbassò leggermente <<Come no? Questi bambini sono la progenie di Thor e tu sei la loro madre, quindi come puoi mentirmi quando la cosa è ovvia?! Avvicinati umana!>> ma io restai ferma, non mi mossi <<Osi disobbedire ai miei ordini?! Avvicinati!>> lo guardai con rabbia e lui fece un gesto con una mano e una lastra di ghiaccio spuntata dalla parate mi spinse verso di lui, portandomi davanti al suo trono. Lui mi guardò negli occhi, mentre io guardavo i suoi, rossi e furiosi ma incuriositi. Mi mise una mano sulla guancia e mi accarezzò il viso, facendomi un piccolo graffio con gli artigli. Tolse la mano e io mi portai una mano a toccarmi la ferita per pulirmi del sangue che era fuoriuscito. <<Bene se vuoi i bambini prendili>> e mi indico la loro posizione. Lo guardai sospettosa mentre mi avvicinavo a loro e mentre li prendevo in braccio, lui ci rinchiuse in una gabbia di ghiaccio, ridendo divertito della mia ingenuità. <<Ora cara umana farai l'esca insieme ai tuoi figli>> disse mentre risuonava intorno a noi l'urlo di Thor che gridava  il mio nome.

La spada di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora