Capitolo 10

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«Cosa diavolo vuol dire che Logan non mangerà più con noi?» Mi alzai dal tavolo mentre urlavo quelle parole. Due secondi dopo mi sentii addosso gli occhi di tutti gli studenti presenti nella mensa.
Ero "sopravvissuta" da sola ai rumorosi ricordi che portava con sé il capodanno solo ed esclusivamente pensando che ben presto avrei potuto risolvere con Logan. Non potevo accettare che, così, senza motivo, la mia ancora di salvezza potesse andare in frantumi.

Emily lanciò un'occhiata a Matty, quasi volesse ammazzarlo. «Ti sembra il modo di dire una cosa del genere? La conosci così bene da sapere se quello che avete visto è reale?»

Quello che avete visto?

Stavo per chiedere spiegazioni, ma non mi lasciò tempo per dire una sola parola.

«Tesoro, devi sapere che Logan è un tipo tanto impulsivo quanto fragile e poi ha visto che..» Cercò di tranquillizzarmi.

«È che non vuole mangiare con noi, fine della storia.» Tagliò corto Matty, guardandomi con aria di sfida.

«E com'è che ho l'impressione che tu ce l'abbia con me?» Dissi guardandolo dritto negli occhi.

«Non ho intenzioni di dare spiegazioni a te, Grace.» Rise amaramente.

«Ciao ragazzi.»

Mi voltai al suono di quella voce.
Quell'idiota, lunatico e permaloso ragazzo che mi stava in fronte mi.. Mi era mancato così tanto.

«Logan..» Sussurrai.

«Ciao Grace.» Il suo tono era freddo, cupo. Non mi guardò nemmeno. Mai si era rivolto a me come quel giorno.

Iniziò a parlare con i ragazzi, a scherzare con Sarah, a sorridere e a fare battute su battute insieme a Emily. Era tutto come sempre. Tutto, tranne me. Avevo capito, il problema non erano loro, il problema ero io.
Qualcosa aveva cambiato tutto ed io nemmeno me n'ero accorta.

Tornai a casa prima del solito quel giorno. Aveva nevicato tanto la notte precedente e faceva molto freddo. Il problema è che io, il freddo lo sentivo dentro.

Mentre Charlie mi fissava col suo musetto pigro, mi feci un tè e mi misi sul divano a guardare un vecchio telefilm. Volevo tenere la mente occupata, non volevo pensare a Logan.

E fu così che mi addormentai pensando a lui. Faceva male. E volevo sapere il perché. Perché tutto era cambiato così velocemente? Perché ero diventata da un giorno all'altro un'estranea? Perché, quella sera, non gli avevo detto che anche per me la sua non era una sola amicizia? Io a Logan ci tengo. Ci tengo davvero. E vorrei averglielo detto, quel giorno. Avrei dovuto trattenerlo, avrei dovuto fare in modo che i suoi sentimenti non si disperdessero nell'aria di quella stanza come se per me non valessero nulla. Avrei dovuto fare in modo di non rovinare tutto. Ma di chi era la colpa? Era mia? O era sua?

Quando mi svegliai, non avevo nessuna voglia di andare a scuola, così decisi che un giorno a casa non avrebbe fatto male a nessuno, anzi, il mio appartamento richiedeva una sistemata. Il più presto possibile.

Armata di scopa e disinfettanti passai la mattina a rimettere a posto tutto e verso il primo pomeriggio il mio appartamento poteva di nuovo essere definito tale.

Mangiai un'insalata veloce, poi mi misi sul divano e iniziai a vedere un film western che mi prendeva ben poco. La storia, riassumendo, era sto tizio che entrava in ogni bar della città è picchiava tutti. Sublime.

Però in compenso, grazie a quel film e alla pulizie, non avevo pensato a Logan tutta la giornata.. Merda, stavo pensando di nuovo a lui.
Non capivo perché. Non capivo come io abbia potuto rovinare tutto, come tutto si posso essere sgretolato senza che io me ne accorgessi. E se proprio non voleva più avere nulla a che fare con me, era mio diritto avete una spiegazione, perché io..

Qualcuno stava bussando alla porta.

«Dai Grace, muoviti che per le scale si muore di freddo!»

Era senza dubbio la voce di Emily.

Aprii la porta. «Ciao, che ci fai..»

«Dobbiamo parlare e mi devi raccontare tutto.» Disse interrompendomi, mentre mi trascinava sul divano.

Raccontare cosa?

Era strana. Le luccicavano gli occhi, come le ragazze quando non vedono l'ora di ricevere una confidenza da un'amica. No, aspetta..

«Forza, dimmi chi è!» Disse con un sorrisetto furbo.

«Chi è chi?» Feci stranita.

«E dai Grace, non fare la finta tonta.» Alzò gli occhi al cielo.

La squadrai con gli occhi ridotti a due fessure. Proprio non capivo.

«Il ragazzo che si è fermato da te per le vacanze di Natale.» Continuò «Quello che hanno visto Logan e Matty. Chi era?» Disse mentre gli occhi le brillavano dalla curiosità.

«Cosa?» Mi sentii gli occhi fuori dalle orbite. «Logan è tornato prima?»

«Mi ha raccontato Matty che venerdì sera Logan l'ha chiamato dicendo che la sua auto lo aveva abbandonato e che domenica mattina doveva assolutamente tornare al campus e che era questione di vita o di morte.» Disse cantilenando. «In macchina spiegò a Matty che si era comportato da idiota l'ultima sera che ti aveva visto e che doveva assolutamente rimediare.»

Le uova. Lui stava tornando per il nostro sabato.

Mi si riempì il cuore di gioia.

«Arrivati al campus sono saliti nell'appartamento di Logan per farsi una doccia e prendere le uova, però sta parte non l'ho capita bene, perché tipo Logan voleva scendere a cucinare la colazione a casa tua, ma mentre scendeva tu stavi uscendo di casa con questo ragazzo.» Disse tutto d'un fiato. «Ora mi dici chi è?»

Logan non aveva capito nulla. Era giunto alle conclusioni senza chiedermi spiegazioni. Ora era tutto chiaro: Matty che sembrava che ce l'avesse con me, il volto di Logan cupo, il suo tono freddo.
Mi avevano visto con Jack e Logan si era sentito in un certo senso tradito.
Ma quella che si sentiva tradita ero io. Come poteva pensare Logan che per me fosse così facile portarmi un ragazzo a casa?

Non ragionai più, ero furiosa. «Vieni con me.» Dissi forse troppo freddamente. Emily si alzò senza dire una parola.

Feci i due piani di scale correndo con dietro Emily che mi implorava di rallentare, arrivai all'appartamento di Logan e bussai con forza.
Quando mi aprì non mi importava di come erano i miei capelli, di come mi stava il trucco sbavato, di come ero vestita e di cosa pensasse Emily.

«Era Jack.» Dissi prima che potesse parlare. «Il ragazzo che hai visto domenica mattina uscire dalla mia porta, era Jack.»

Una scintilla di dolore gli attraversò gli occhi. «E quindi?» Strinse le labbra.

«Niente, volevo solo dirti che era Jack.» distolsi per un attimo lo sguardo da quei suoi occhi azzurri che ora parevano freddi come il marmo. «Jack» Dissi in un tono tanto triste, quanto arrabbiato. «Mio fratello.»

AbbracciamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora