Capitolo 11

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Risi amaramente, mi voltai e cominciai a correre giù per le scale.

«Grace, ti prego fermati!»

La voce di Logan riecheggiò per le scale poco prima che mi richiudessi con forza la porta alle spalle.
Appoggiai la schiena contro di questa, e scivolai giù, fino a ritrovarmi seduta con le ginocchia tenute strette al petto. Incrociai le braccia sopra le ginocchia, ci affondai il viso e sentii le lacrime salire.
Ero stanca di non saper conquistare la fiducia di nessuno. A Bedford, quella era stata la mia rovina. Mi ero trasferita per cambiare vita, non per rivivere tutto di nuovo.

«Grace, ti prego, apri questa porta!» Urlò battendo i pugni.

«Vattene Logan, vattene.» Sussurai esasperata.

«Tesoro..» Disse in un sussurro.

Seguirono alcuni minuti di silenzio. Poi percepii la sua schiena appoggiarsi contro la porta, il suo corpo scivolare fino a sedersi, le sue mani abbandonate sulle ginocchia e la testa appoggiata disperatamente mentre fissava un punto sul soffitto. Quasi mi sembrava di vederlo.

«Grace, per dio, mi dispiace. Mi dispiace di essere arrivato alle conclusioni senza domandarti nulla, mi dispiace di averti trattato con freddezza da quando sono tornato. Mi dispiace, credimi. Mi dispiace perché a te ci tengo davvero e quando ti ho visto con quel ragazzo.. Non ci ho visto più. Sembrava tutto chiaro e avrei dovuto chiederti spiegazioni. Mi dispiace Grace, ti prego apri la porta.» Aveva un tono dolce e dispiaciuto.

«Logan, fa freddo sulle scale, torna a casa.» Dissi tra un singhiozzo e l'altro.

«Grace, mi dispiace..»

Mi alzai di scatto e aprii la porta.

Iniziai ad urlare. «Ti dispiace per cosa? Per non aver avuto fiducia in me? Stai tranquillo, non è un problema perché mai nessuno ha avuto fiducia in me. Ci sono abituata. Mia madre, mio padre, i miei amici.. Mai nessuno si è fidato di me. E mi dispiace, perché..»

Mi ritrovai una sua mano sulla nuca e l'altra intorno alla vita. Ero sulle punte dei piedi e il mio corpo aderiva perfettamente al suo. Il suo profumo era sempre lo stesso: sapeva di sicurezza, di felicità. Ed io non riuscii ad apporre resistenza. Mi abbandonai a quel piccolo spicchio di paradiso che erano le sue braccia e lo abbracciai anche io a mia volta.

«Mi sei mancato così tanto.» Ruppi il silenzio, continuando a singhiozzare.

«Mi sei mancata pure tu tesoro.» Sentii le sue guance aprirsi in un sorriso.

Rimanemmo così per un tempo che mi sembrò un'eternità. E solo quando ci staccammo ci accorgemmo di Emily e Matty sulla soglia della porta con un sorrisetto furbo stampato sulle labbra.

Ci guardammo tutti e quattro per una frazione di secondo e poi scoppiammo a ridere.

«Stasera mangiate tutti da me.» Dissi asciugandomi le guance.

«Evvai!» Urlarono insieme Matty e Emily guardandosi con un sorriso. Mi accorsi solo allora che quei due sarebbero stati proprio bene insieme.

Invitammo anche Jake e Sarah a casa mia, ordinammo delle pizze e passammo una serata bellissima, ridendo e scherzando come era nostro solito fare. Verso la mezzanotte se ne andarono tutti tranne Logan.

«E allora? Che si fa?» Mi disse con un sorriso.

«Pop corn, film horror e delle calde copertine.» Dissi con fermezza ridendo mentre mi dirigevo verso l'armadio per le nostre coperte.

«Così si ragiona, piccola!» Rise a sua volta andando in cucina per i pop corn.

Dopo una decina di minuti tornammo in salotto con tutto il materiale.

«Coperte!» Dissi alzandole e sventolandole come fossero bandiere.

«Pop corn!» Disse alzando al cielo il contenitore come fosse una coppa.

Mi sedetti sul divano vicino a lui e dopo pochi secondi mi prese la coperte di mano. Mi ritrovai sotto le coperte, al sicuro tra le sue braccia e con la testa appoggiata sul suo petto. La mano destra continuava ad disegnare piccoli cerchi sulle mie guance, mentre la sinistra era appoggiata sul mio fianco. Ebbi un brivido seguito subito dopo da un'ondata di calore che si irradiò in tutto il corpo. Mi teneva stretta a lui, quasi volesse proteggermi da tutto, quasi avesse paura che scappassi di nuovo via.

«Domani dobbiamo parlare.» Disse mentre in TV correvano i vari nomi degli attori. «Però prima ti porto a cena.»

«È un appuntamento?» Sorrisi allo schermo senza guardarlo.

«È un appuntamento.» Sorrise anche lui al vuoto poco prima di baciarmi la fronte.

E di preciso non so cosa eravamo. Ma eravamo io e lui, eravamo un noi. E quel noi, mi piaceva.

AbbracciamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora