La fiamma di una candela rischiarava in modo bizzarro la scrivania su cui il ragazzo si apprestava a scrivere una lettera, attento a non lasciar trapelare più del dovuto in modo che nessuno, a parte il destinatario, potesse intercettare il suo messaggio. Parole brevi, cariche di significato, incomprensibili per chiunque non fosse sua madre, la triste regina vedova dal cui ventre era nato l'attuale re di Lawnland e la cui vendetta era nota ai suoi amici più stretti e ben celata a tutti gli altri; la regina dal sorriso malinconico e dalle dita candide, desiderosa, però, di macchiarle di sangue.
La mano del ragazzo scorreva veloce sulla pergamena, tanto diversa da quelle possenti del fratello obbligate ad impugnare la spada che avrebbe difeso il regno a tutti i costi, a fianco dei suoi fedeli cavalieri e del suo esercito.
Chissà se si sarebbero mai visti, chissà se avrebbero mai avuto l'occasione di confortarsi a vicenda con un abbraccio, come erano soliti fare da bambini.
Il ragazzo sospirò e posò la piuma con noncuranza sulla scrivania, ripensando a quei tempi felici. Troppo piccoli per aspirare al potere, troppo giovani per conoscere il desiderio di prevalere sull'altro e diventare re.
I due figli del vecchio sovrano Guglielmo, diretto discendente della dinastia dei Warsons e venuto a mancare poco più di un decennio prima per mano del suo stesso figlio maggiore. Ovviamente nessuno, a parte sua madre e suo fratello, lo sapeva.
Le voci erano state messe a tacere con la stessa velocità con cui erano state diffuse e l'incoronazione del nuovo re era avvenuta tra le lacrime di dolore e lo stupore di molti. Un uomo giovane e apparentemente inesperto a comando di un regno antichissimo e di un'importanza da non sottovalutare.
Il ragazzo si passò una mano tra i folti capelli biondi e chiuse gli occhi per deliziarsi della brezza marina che entrava dalle finestre del suo studio, nella sua dimora a Graceland.
Suo fratello, ancora bambino, e il suo tutore avevano intravisto nella sua determinazione una minaccia e non avevano esitato a nominarlo conte di un territorio tanto lontano da Maypark, sopprimendo perciò ogni sua speranza di tornare a casa.
Fu quando si accorse dell'avvicinarsi della notte che riprese la piuma tra le mani e ricominciò a scrivere. E fu anche in quel momento che qualcuno bussò alla porta, aspettando il consenso per entrare.
"Avanti", disse il ragazzo, annoiato e abituato al tempo stesso a visite esterne.
Un servo varcò la soglia della porta e si esibì in un inchino profondo, mormorando con voce affannosa: "Vostra Grazia, il re di Lawnland è morto. Vengo direttamente dal castello di Sua Maestà sotto richiesta della regina madre".
Il ragazzo guardò il servo per un paio di secondi, soffermandosi sul suo sguardo ansioso e impaziente, prima di rendersi conto di quello che era appena accaduto.
"Riferite a mia madre che arriverò a Maypark entro domattina", gli disse con tono rauco, non avendo proferito parola per tutto quel tempo.
"Certamente". Il servo si inchinò una seconda volta e sparì fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Il nuovo re di Lawnland, rimasto solo, gettò di lato la piuma e accartocciò la pergamena, ormai inutile. Si alzò dalla sedia per dirigersi fuori dal suo studio e, tentando inutilmente di sopprimere un sorriso, spense la candela.
***
Era una fredda mattina di fine dicembre quando Crystal Crane, accucciata tra le coperte per sentire meno freddo, fu bruscamente svegliata e costretta a scendere dal letto.
Voci insistenti e profonde provenivano da fuori e la sua speranza di tornare a dormire sparì miseramente.
Si mise addosso una vestaglia tra uno sbadiglio e l'altro e si diresse in cucina; quando non trovò sua madre, decise di uscire fuori in strada per assistere personalmente a quel baccano che aveva tanto osato sottrarla dal suo sonno.
STAI LEGGENDO
Filix: La Strega del Re
Narrativa StoricaLawnland, XVII secolo d.C. Un nuovo re è appena salito al trono: giovane, affascinante, ambizioso; la sua forza di volontà non si ferma davanti a nulla e nessuno può frapporsi fra lui e il desiderio di avere per sé le dodici donne più belle di tutto...