XV - Lo scudo dell'indifferenza

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Aveva compiuto la scelta sbagliata? Forse.

Se ne era pentito? No.

Emanuele rientrò nella sua stanza sorridendo tra sé, gli occhi chiusi e il viso rivolto al soffitto, le mani giunte sulla nuca.

Si sentiva come se fosse uscito da poco da una doccia fresca dopo una cavalcata in una giornata calda e afosa: aveva appena capito che tutti i suoi sforzi, alla fine, erano valsi la pena.

Le gioie e i tormenti dell'amore non avevano mai scalfito il suo spirito dedito all'onore e alla fedeltà al proprio signore, al proprio re, e gli sguardi maliziosi che le donne gli rivolgevano si trasformavano ben presto in smorfie deluse nel rendersi conto che l'interesse non era ricambiato.

Per questa sua particolare assenza di passione, così diversa da quella che ardeva nel cuore di Edoardo, aveva più volte pensato di essere stato mandato sulla terra da Dio solo affinché potesse garantire la sicurezza al sovrano di Lawnland, ignaro dei sentimenti amorosi che avrebbero dovuto travolgerlo fin dai primi anni dell'adolescenza; invece il suo spirito militare aveva immediatamente prevalso e dentro i suoi occhi blu si intravedeva perfettamente quella particolare scintilla caratterizzante lo sguardo del soldato che dedica ogni suo gesto alla salvaguardia della sua patria.

Emanuele fece una smorfia a quel pensiero, quasi come se ammettere di provare amore solo ed esclusivamente per il proprio paese fosse una vergogna: non avere a cuore altre persone che non fossero la sua famiglia e il suo re era forse un valido motivo per poter disprezzare se stesso?

Ma allora perché si sentiva un peso sullo stomaco?

Era davvero colpa della consapevolezza di essersi comportato in modo disonorevole?

Con una donna, poi... Non ne aveva mai guardata una che non fosse sua madre, non aveva mai amato altre al di fuori di lei.

Possibile che si sentisse in colpa?

Si portò una mano fra i capelli color del grano, scuotendoli pensierosamente.

Se fosse tornato da Crystal a chiederle scusa per il suo menefreghismo nei confronti dei sentimenti di lei, avrebbe provato vergogna per se stesso solo posando gli occhi sul suo viso; e poi non era neanche certo che la quasi assenza di reazioni da parte della ragazza corrispondesse necessariamente ad un interesse verso di lui.

Ma del resto, se fosse stata veramente intenzionata a godersi il momento e magari andare oltre, non avrebbe partecipato a sua volta a quel gioco di carezze e sussurri? Non avrebbe cercato di fermarlo nel vederlo andare via?

Emanuele iniziò a svestirsi per potersi finalmente riposare e in quel momento capì qual era la cosa migliore da fare: assolutamente niente.

Il rapporto fra lui e Crystal non era mai stato rose e fiori, l'impertinenza della ragazza avrebbe fatto esasperare perfino il Cristo in croce appeso sopra il suo letto.

Aveva tentato di entrare nelle sue grazie sotto consiglio di Edoardo in modo da poterla controllare più facilmente, ma il re al momento era impegnato con Lucrezia e non avrebbe mai posato uno sguardo interessato su qualcun'altra; a meno che la gelosia morbosa che nutriva verso le restanti fanciulle non prendesse il sopravvento sulla sua razionalità, com'era successo quella stessa notte.

Non aveva ospitato le ragazze per concedere loro una vita a corte dignitosa: le aveva invitate solo affinché stessero con lui, rinchiuse in una torre e controllate a vista dai suoi cavalieri; il sospetto gli era nato mentre guardava Edoardo bloccare Crystal tra il suo corpo e il muro, tanto furioso all'idea di poter farsi scappare una delle ragazze che aveva catturato, e lo sguardo strano che aveva rivolto ad Emanuele nel vederlo apparire aveva confermato i suoi dubbi.

Filix: La Strega del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora