Se il desiderio di rientrare nella nursery e di scoprire la verità era incredibilmente forte, l'istinto di scappare via era semplicemente impossibile da reprimere.
Crystal corse sfruttando tutta la velocità che il pancione le permetteva, senza neanche prestare attenzione ai corridoi che imboccava o alla strada che avrebbe potuto percorrere per ritornare nella sua stanza.
Il pianto del bambino risuonava nella sua mente, ormai appartenente solo ad un ricordo, mentre il vento che l'aveva scaraventata fuori con violenza la induceva ancora a rabbrividire dal terrore.
Di una cosa, però, era sicura: Sophia era un'entità sovrumana, come lei stessa le aveva fatto capire.
Non era la prima volta che Crystal incontrava quello che comunemente veniva definito un fantasma: Caroline, l'amica di sua madre, era stata tratta in salvo dalla morte proprio grazie ad un suo incantesimo che le aveva impedito di varcare definitivamente le soglie dell'aldilà; non era del tutto viva, ma di certo non era neanche defunta nel vero senso della parola.
Crystal sapeva che, in un certo senso, anche a Sophia era toccata la stessa sorte: rianimata dopo nove anni dalla sua scomparsa, ora era costretta a rimanere nel limbo fra il mondo reale e quello ultraterreno, senza poterne scegliere uno definitivo.
Ma, se Crystal era capace di vedere Caroline soltanto grazie al legame di sangue che univa se stessa all'artefice dell'incantesimo, allora perché era anche in grado di vedere la piccola Sophia?
La principessa era stata riportata in vita da sua madre, la regina Margherita: ormai, del resto, negare la sua natura da strega sarebbe stato ingenuo e inopportuno.
Ma lei e Crystal non avevano alcun legame di sangue che potesse giustificare in qualche modo il fatto che la ragazza potesse vedere Sophia.
A meno che la pozione che aveva bevuto la prima sera al castello non facesse da tramite fra lei e la regina.
La sua gravidanza, probabilmente, aveva amplificato tutto, al punto da trasformare quel che sembrava un semplice ed immaginario pianto di un bambino in un lamento realmente esistente.
Il suo flusso di pensieri, però, venne bruscamente interrotto da un vociare sempre più vicino e, di conseguenza, sempre più forte.
Un drappello di persone stava per scoprirla al di fuori della sua stanza.
E l'avrebbe fatto, se Crystal non avesse avuto la prontezza di premere la schiena contro la porta alle sue spalle, in modo da aprirla e scomparirvi dietro.
Il cambio di temperatura fu il primo e chiaro segnale del fatto che fosse uscita dal castello: si diede un'occhiata veloce in giro, prima che il suo sguardo venisse catturato del tutto dal vasto lago che si stendeva sotto i suoi occhi, circondato da alberi e cespugli.
Una figura scura e particolarmente minuta si stagliava in lontananza, sulla riva opposta alla sua, ma nulla dava segno che si fosse accorta di Crystal: con il volto coperto dal cappuccio del mantello, era intenta a sollevare faticosamente un grosso sacco da terra, prima di gettarlo con non pochi sforzi nel lago davanti a sé; una volta liberatasi del peso, si accinse ad occuparsi degli altri sacchi al suo fianco.
Ma ad un certo punto il peso fu troppo grande da sopportare e uno dei sacchi si aprì inaspettatamente in modo autonomo, liberando quello che sembrava a tutti gli effetti un corpo umano.
Il cadavere di una ragazza.
Una ragazza straordinariamente somigliante alla sua amica Maria.
Crystal si portò una mano alle labbra per impedirsi di urlare, mentre la figura scura si abbassava il cappuccio quel tanto che bastava da asciugarsi la fronte imperlata di sudore: lunghi capelli scuri incorniciavano il viso di una giovane donna appartenente alla servitù, una giovane donna che per fortuna non si era accorta di non essere sola.
Ma Crystal non poteva rischiare un solo secondo di più: rientrò nel castello aprendo la porta con dita tremanti e corse a perdifiato lungo i corridoi che l'avrebbero condotta alla sua torre.
***
Nonostante l'impulso di raccontare tutto ad Emanuele fosse irresistibile, Crystal temeva la sua reazione se avesse scoperto il motivo per cui lei, e lei sola, era stata in grado di sentire il pianto di Giorgio.
Dormì poco e nulla, quella sera: il volto di Maria continuava ad apparirle fra i pensieri, il ricordo del vento evocato da Sophia le causava dei brividi irrefrenabili sulla pelle, la sofferenza del piccolo erede al trono la induceva ad accarezzarsi il pancione.
La botola che aveva scorto sul pavimento doveva essere necessariamente il luogo dentro il quale veniva nascosto durante il giorno, così che la servitù non si accorgesse di lui e, soprattutto, non lo portasse via da Sophia: il loro legame era più forte di quanto Crystal avesse immaginato in un primo momento, eppure il terrore che si era dipinto negli occhi della principessa – al pensiero che la ragazza potesse allontanare Giorgio da lei – era innegabile.
Nonostante tutto, non poteva ignorare il fatto di essere l'unica nel castello a riuscire a sentire il suo pianto, motivo per cui cominciò ben presto a temere che la ragione di tale anomalia fosse legata ad un qualche incantesimo che la regina Margherita aveva scagliato contro Giorgio, forse con l'intento di renderlo inudibile alla gente comune, ma probabilmente non invisibile: la botola serviva proprio a nasconderlo ad occhi indiscreti, conscia che, se avesse tentato di catturare l'attenzione dei servi aggrappandosi ai loro vestiti, ci sarebbe riuscito senz'altro.
Ma allora perché era ancora vivo? Perché non era morto di fame o di sete?
Dubitava che fosse Sophia la causa della sua sopravvivenza, perché altrimenti la regina Margherita – se avesse voluto ucciderlo – si sarebbe liberata di lui in modo definitivo.
Crystal poteva anche essere poco ferrata in materia, ma non si sarebbe sorpresa se avesse scoperto l'esistenza di un qualche intruglio magico capace di azzerare i bisogni primari.
Doveva solo capire il motivo per cui, in un certo senso, Margherita lo volesse vivo.
Temeva forse che Edoardo potesse rivelarsi una tremenda delusione?
Desiderava avere un asso nella manica, qualcuno a cui affidare le redini del regno, in caso suo figlio non fosse stato un degno erede al trono?
Tali riflessioni le causarono un mal di testa che le impedì di cedere totalmente al sonno, restando in un dormiveglia pressoché costante.
Fu questo il motivo per cui, la mattina seguente, riuscì ad alzarsi a malapena dal letto: Emanuele rise teneramente della sua stanchezza, considerandola una conseguenza della gravidanza, e la aiutò a vestirsi con una pazienza notevole.
Ma, non appena uscirono dalla stanza, Crystal trovò immediatamente una spiegazione al vociare indistinto che aveva sentito quella notte.
Si era del tutto dimenticata di che giorno fosse, eppure i calcoli li aveva fatti lei stessa: il 1° agosto era giunto prima di quanto si aspettasse.
Emanuele strinse la sua mano istintivamente con fare possessivo, forse preda a sua volta del terrore che nel frattempo stava prendendo il sopravvento su Crystal.
Subito dopo, avvertì anche un piccolo calcio dall'interno dell'addome: perfino il suo bambino si era accorto del pericolo imminente.
Undici cavalieri smisero di chiacchierare quando si accorsero della loro presenza, ma solo quattro di loro accompagnavano una fanciulla.
Tutte le altre giacevano nel lago.
Crystal non poteva permettere che altre ragazze morissero così, non dopo aver scoperto la verità sulla loro scomparsa: doveva fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.
Poi, però, Edoardo spostò lo sguardo su di lei sorridendo. E a quel punto capì che il suo destino era già stato scritto.
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Filix: La Strega del Re
Historical FictionLawnland, XVII secolo d.C. Un nuovo re è appena salito al trono: giovane, affascinante, ambizioso; la sua forza di volontà non si ferma davanti a nulla e nessuno può frapporsi fra lui e il desiderio di avere per sé le dodici donne più belle di tutto...