VI - La torre

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Per sempre.

Quelle parole risuonarono nella mente di Crystal fino a perdere quasi del tutto il loro significato.

C'era qualcosa di strano nella frase di Edoardo, qualcosa di completamente sbagliato. Ma allora perché nessuno si alzava a protestare?

Perché lei stessa non riusciva a muovere le labbra per reclamare i propri diritti? Perché era incapace di distogliere gli occhi da quelli del re?

Iniziò a mancarle l'aria ed ebbe l'estrema sicurezza della sua momentanea incapacità mentale di pensare con lucidità.

Lei, che non aveva mai permesso nemmeno ad un semplice titolo nobiliare di intaccare la sua dignità e che ora non era neanche in grado di spostare lo sguardo dal viso di Edoardo.

Ci fu bisogno di tutta la sua forza per costringere le gambe a muoversi in modo che lei potesse alzarsi e riacquisire il controllo.

Il suo movimento seminò il silenzio nella stanza e gli occhi della maggior parte dei presenti si posarono su di lei nello stesso istante in cui si mise in piedi, per poi varcare la porta della sala e uscire.

Occupata com'era a fissare il pavimento ai suoi piedi, non notò lo sguardo di fuoco che Edoardo lanciò ad Emanuele, così che potesse seguirla impedendole, perciò, di andare via.

Il cavaliere si alzò a sua volta per raggiungere Crystal mentre il discorso di Edoardo continuava, rivolto però alle undici ragazze rimanenti – le quali non avevano minimamente dato importanza all'accaduto – accanto ai suoi uomini più fedeli.

Ma Edoardo, intanto che prometteva ricchezze e tesori alle undici fanciulle, non riusciva a non pensare alla scena a cui aveva appena assistito.

Aveva inquadrato bene Crystal, aveva avuto ragione nel pensare a lei come ad una ragazza pericolosa.

L'avrebbe lasciata per ultima, per quanto questa opzione potesse dispiacergli, e le altre undici l'avrebbero preceduta in quanto fossero meno problematiche di lei.

Dodici fanciulle, una per ogni mese dell'anno, ciascuna tenuta costantemente sotto controllo da uno dei suoi cavalieri.

La regina Margherita si sarebbe offesa quando fosse venuta a conoscenza dei suoi piani, ma mancavano ancora un paio di giorni alla fine di quell'anno e – di conseguenza – all'inizio del primo mese del 1439: Edoardo avrebbe avuto abbastanza tempo per prepararla gradualmente ad accogliere una notizia del genere, sperando però che non riservasse a lui la stessa fine che era toccata nientemeno che al suo figlio maggiore.

Appena mise piede fuori dal castello, Crystal fu investita da una brezza di vento invernale che le rinfrescò istantaneamente le idee.

Non riusciva a spiegarsi cosa le fosse appena successo e sapere di essere stata succube di una persuasione di cui ancora non capiva l'origine la demoralizzava non poco.

Ebbe la certezza di essere seguita quando, circa due secondi dopo essersi fermata a respirare e a riordinare le idee, qualcuno posò la propria mano sulla sua spalla.

"State bene, Crystal?".

La voce di colui che aveva dato inizio a tutto questo in un primo momento la infastidì; se non fosse stato per Emanuele, a quell'ora non si sarebbe ritrovata là, a combattere contro la sua stessa forza di volontà per impedire al re di Lawnland di controllare i suoi pensieri.

Perché, in fin dei conti, era proprio quello che sospettava.

"Ora sto meglio, sì", rispose Crystal, nella speranza di non insospettire Emanuele più del dovuto. Avrebbe riportato ogni singola parte della conversazione ad Edoardo, lo sapeva, perciò aveva la netta sensazione di dover usare tutta la prudenza di cui era capace.

Filix: La Strega del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora