XIII - Amore materno

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"Madre".

Quella parola le uscì dalle labbra con tale sollievo da indurla a stringere la donna minuta di fronte a sé, in modo da poter colmare la distanza che in quelle settimane le aveva tanto tenute lontane.

Lo sguardo spaventato e al tempo stesso sollevato della donna, nel vedere sua figlia, si era illuminato di una gioia immensa che Crystal aveva potuto scorgere solo per un breve istante prima di lasciarsi andare in un abbraccio che sembrò liberarle all'istante dalle spalle tutte le preoccupazioni che in quel periodo la assillavano particolarmente.

"Bambina mia", rispose Giovanna in un sussurro appena percettibile, mentre stringeva la figlia e al tempo stesso lasciava che lei la racchiudesse tra le sue braccia. "Svelta, entra", la invitò poi improvvisamente ad entrare, chiudendosi la porta alle spalle quasi temesse che i vicini potessero scorgere Crystal e riferire tutto al re.

Si lisciò la vestaglia candida sulle gambe e sussurrò: "Se Edoardo scoprisse che sei fuggita... Crystal, perché lo hai fatto?".

Lo sguardo di rimprovero di Giovanna per un momento fu sul punto di destare nella figlia la consapevolezza di aver sbagliato.

Aveva corso quel pericolo solo per ricevere una ramanzina dalla madre?

Ma la donna, intravedendo nello sguardo di Crystal una sorta di senso di colpa, si esibì in un profondo sorriso e corse ad abbracciarla nuovamente. "Oh, non fa niente, per adesso l'importare è che tu sia qui".

Passarono l'ora successiva ad aggiornarsi su tutto quel che avevano di nuovo da dirsi: Crystal raccontò per fino e per segno gli avvenimenti all'interno del castello, libro sulle pozioni compreso, e Giovanna non si perse in spiegazioni troppo lunghe quando le descrisse il modo brutale in cui era stata portata via dalla sala da ballo.

"Mi hanno detto semplicemente che la festa era finita e che avrei fatto meglio a tornare a casa prima che fosse troppo buio". Si strinse nelle spalle, rassegnandosi alla mancanza di buone maniere che aveva caratterizzato gli uomini che l'avevano accompagnata ad una carrozza. "Ho tentato di resistergli, ma poi ho notato di non essere l'unica ad essere stata letteralmente trascinata fuori, finché non ho iniziato a supporre che nella sala da ballo non fossero rimasti solo il corpo reale, i dodici cavalieri e le rispettive fanciulle, te compresa".

"È successo troppo in fretta", si scusò Crystal abbassando lo sguardo, sentendosi improvvisamente in colpa per non aver cercato sua madre prima. "Appena vi ho perso di vista, ho cercato un modo per mettermi in contatto con voi".

"Lo so, piccola mia, lo posso immaginare", le rispose Giovanna accarezzandole i capelli. "Io ho tentato di fare lo stesso, pregando ogni notte affinché tu stessi bene".

I pensieri di Crystal si ricongiunsero quasi di scatto al monologo della donna triste e sola che aveva caratterizzato i suoi sogni per tanto tempo. "Eravate voi?".

Giovanna si ritrasse, guardando dritta negli occhi la figlia come se fosse impazzita. "Cosa?".

La ragazza le spiegò brevemente gli incubi che non l'avevano lasciata dormire e sua madre scoppiò in una risata fragorosa, scuotendo la testa.

"Sì, ero io, ma non avevo idea che tu potessi sentirmi".

Crystal si portò una mano alla fronte, sentendosi improvvisamente stanca per il viaggio, per tutto quel che stava capitando nella sua vita e per la velocità con cui era cambiata così inaspettatamente. "Invece vi sento, madre, quindi vi chiedo cortesemente di dedicarvi alle preghiere in mio onore soltanto di giorno, in modo che io possa dormire: non amo mostrarmi alla corte con profonde occhiaie che mi solcano il viso e mi piacerebbe mostrare più attenzione possibile a quel che mi circonda, soprattutto in questi giorni di apparente quiete".

Filix: La Strega del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora