Decimo capitolo

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Leggete lo spazio d'autrice.

Nella fan fiction c'è presente di violenza, droga e sesso esplicito.
Se siete suscettibili sull'argomento: non leggete.

Decimo capitolo.

Mi rigirai più volte sul letto, senza riuscire a prendere sonno. Sentivo la stanchezza, ma il cervello non voleva staccare la spina, forse perché non si sentiva 'bene' nel sapere che sotto il materasso c'era una pistola e un caricatore nuovo. Forse eh.
Non ero uscito dalla stanza manco per cenare, mi ero rintanato stando solo con me stesso. La psicologa mi disse di vivere, di non aver paura nel farlo, ma allora perché avevo così tanto timore? Mi ero costruito un muro attorno, era impossibile oltrepassarlo. Riuscivo a tenere i miei sentimenti e quelli degli altri a metri di distanza, me ora era diverso. Da quando Debbie fece parte della mia vita, quel muro, ha iniziato a sgretolarsi piano piano. Adesso potevo vedere perfettamente delle crepe talmente profonde da sbirciare oltre quella lastra di cemento. Non mi piaceva tutto questo. Non mi piaceva essere preso in giro, non mi piaceva essere messo da parte, usato. Sembra buffo, perché Debbie dovrebbe dirmi queste cose.
Nel cuor mio, quell'organo mezzo rotto, sapevo di non averla usata, non lei. Mi pentì nel modo in cui espressi il mio pensiero, ma ora che stava con Thomas per me non esisteva più. Preferiva una merda che picchiava una ragazza, a me.
Strinsi forte i pugni e li feci sbattere contro il cuscino, odiavo sentirmi così.
Mi morsi il labbro e imprecai, sedendomi sul letto, «Vaffanculo» Senza fare rumore mi alzai e mi vestì. Se Debbie pensava che quel ragazzo fosse d'oro, anzi, se tutti lo pensavano la mattina si sarebbero ricreduti.
Cercai freneticamente la chiavetta e appena la trovai la misi in tasca, uscendo come un razzo dalla stanza. Sperai che non ci fossero inservienti notturni o qualcuno di simile.
Scesi dalle scale e arrivai nella segreteria, accesi un computer e attaccai la chiavetta iniziando a stampare le foto di Thomas, fatte a una festa, in cui comprava droga e se la fumava. Mentre aspettavo che i fogli fossero stampati, cercai una spillatrice e la caricai. «Perfetto» mormorai, spensi il computer e presi tutti i fogli uscendo dalla segreteria. Sorrisi malignamente e attaccai alla porta una foto, iniziando a tappezzare ogni ogni classe. Volevo che tutti vedessero chi era quel figlio di puttana una buona volta. Né lasciai uno sulla porta della presidenza e uno su quello di Debbie, quando finì i fogli tornai nella segreteria e sistemai la spillatrice.
«C'è qualcuno?» Mi bloccai sentendo una voce in lontananza, urtai la sedia con il fianco e corsi fuori dalla segreteria, sperando di non essere visto, ma così non fu: «Fermati immediatamente» La luce della torcia puntava sulla mia maglia, «Qual è il tuo nome?» Rimasi in silenzio e mi girai di scatto, iniziando a correre. Non volevo essere preso e sicuramente essere collegato con le foto incriminanti di Thomas. Dopotutto non potevo uscire dall'istituto, quindi non potevo fare foto al figlio della preside.
Mi chiusi la porta della stanza alle spalle e sperai di averlo seminato. Feci un paio di respiri profondi e mi sedetti sul letto, scalciando dai piedi le scarpe.
Cos'ero diventato? Perché mi ero comportato in quel modo? Tutto questo perché odiavo Thomas o perché l'ho sentito con Debbie? Mi presi il viso tra le mani, cercando mi mantenere la calma.
Avrei il bisogno di sentirmi con Rich, saprebbe dirmi cosa fare, riuscirebbe a farmi sfogare a mio modo. Ingoiai il rospo e mi cambiai, coricandomi a letto. Non potei non ammettere che fu la notte più insonne della mia vita.

La sveglia suonò puntuale, interrompendo i miei pensieri e ne fui grato. Mi sedetti, passandomi una mano sul viso. Mi sentivo uno straccio, peggio di uno zombie. A fatica mi vestì, preparandomi per un nuovo giorno di merda. Mi sistemai la felpa e aggiustai la tracolla, uscendo dalla camera. Scesi piano le scale e sentì urlare, la voce era inconfondibile. Thomas si deve essere accorto delle foto.
«Chi cazzo è stato?» urlò agitandosi, quando raggiunsi la classe. Non potei non vedere Debbie al suo fianco, bene avevano pure scopato, pensai. Il riccio iniziò a strappare ogni foto che trovava, rendendone quasi a coriandoli quei brandelli. Cercai di non farmi notare in nessun modo possibile, di solito ero bravo a passare in osservato. Aprì il mio armadietto e cercai il quaderno di biologia, appena lo presi sentì un urlo: «Sei stato tu, drogato pezzente» Sbattei le palpebre più volte e mi girai, trovandomi Thomas a pochi centimetri dalla faccia, «Ti sei divertito a ridicolizzarmi davanti a tutti?» sbottò alzando la voce di un ottava, «Ti ha dato così tanto fastidio il fatto che la dolce Debbie voglia me a una merda come te?» Mantenni il suo sguardo, stringendo le dita attorno il quaderno «Ci siamo divertiti a sfotterti, l'hai pure disegnata come un bambino di cinque anni, ma bravo Malik» Trattenni il respiro e gli diedi una spinta, allontanandolo da me. Non volevo fare a pugni e assolutamente mettermi nei casini. Più tiravo dritto e prima potevo uscire da questo posto merdoso.
«Perché non parli, eh? Hai paura di fare a pugni?» Si riavvicinò.
Serrai la mascella «Lasciami stare» Cercai di andare via, ma i suoi amici fecero muro e non potei andarmene. Thomas rise e si tirò su le maniche, facendo scrocchiare le nocche. «Pensi di farmi paura?» Lo guardai mezzo schifato, «Ma perché non la smetti di crederti più forte e più grande? Sei uno sfigato come tutti quelli che ti venerano» Sorrisi, aspettandomi una sua reazione che arrivò come pensato. Mi prese dal colletto della felpa, ma non smisi un secondo di sorridere, «Di ciao alla mammina».
Thomas aggrottò le sopracciglia e si girò, vedendo sua madre nonché la direttrice dell'istituto con dei fogli in mano, mentre urlava il suo nome. In meno di un secondo le mani che stringevano il mio colletto erano sparite.
«Thomas in presidenza, Zayn pure tu!» Alzai gli occhi al cielo e rimisi il quaderno nell'armadietto, facendo sbattere lo sportello. Mi allontanai e seguii la direttrice, dietro il coglione, ma prima di andarmene urtai apposta la spalla di Debbie. Lei mi guardò con pietà, la cosa che odiavo di più al mondo.

The Bad Boy || Zayn Malik||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora