Settimo capitolo.

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Nella fanfiction c'è presente di violenza, droga e sesso esplicito. Se siete suscettibili sull'argomento: non leggete.

Settimo capitolo.

Una settimana dopo.

Accesi la canna, fissando la parete della casa di Rich. Mi sentivo fuori luogo ed era la prima volta che mi capitava assieme ai miei amici. Avevo la costante impressione di essere preso per il culo e ogni minuto che passava quella sensazione aumentava. Tutti erano strani, specialmente Peers. Mi guardava come se mi fosse morto il gatto e mi stavo infastidendo. Red cercava di evitarmi, questo come Scottie.

«Mi dite che cazzo avete?» li guardai uno a uno, ma nessuno aprì bocca.

Aspirai una lunga boccata di fumo e la tenni il più possibile nei polmoni, finché uno di loro non parlò «Stai diventando paranoico» Rich mi fissò, gli lanciai uno sguardo duro e buttai il rimanente della canna. Non potevano seriamente pensare che fossi uno stupido, sapevano che non ero bravo da raggirare. Ora che mi viene in mente, divennero strani dopo la mia dichiarazione...

«Mi state nascondendo qualcosa?» Loro scossero la testa, iniziando a trovare qualsiasi tipo di scusa, arrivarono a darmi del paranoico. «Qualsiasi cosa sia, la scoprirò da solo.»

Mi alzai e presi la mia giacca, feci finta di non sentirli e uscì da quella casa. Stava andando tutto di merda nella mia vita, non riuscivo a trovare uno spiraglio di luce che mi desse la voglia di vivere e di lottare giorno per giorno. Mio madre non c'era più e mia madre, beh, per lei ero solo una delusione. Quale genitore sarebbe orgoglioso di avere un figlio teppista e tossico? Mi facevo schifo da solo, come potevo solo pensare che alla gente andavo bene così com'ero?

Ed eccola lì la parte irrazionale del mio cervello che urlava 'Debbie', in ogni momento della giornata. L'unica ragazza di cui mi importi qualcosa, qualunque cosa sia.

«Rimarrai sempre al mio fianco?» Debbie annuì, sorridendomi. Come faceva a sorridere ogni momento? «Anche se ti farò stare male?» Fu duro dire chiederle quello, ma avevo bisogno di sapere se sarebbe scappata una volta aver scoperto il vero Zayn.

«Sei stupendo e non lo vedi, non scapperei da te. Hai un cuore d'oro e io ti voglio bene...» Mormorò quelle parole, appoggiando le sua labbra sulla mia guancia. Sentì un leggiero calore, ma mi piacque veramente tanto.

Tirai un calcio al sasso, tenendo lo sguardo fisso sul marciapiede il quale si stava iniziando a bagnare per colpa della pioggia. Senza preoccuparmi dell'acqua continuai a camminare senza rotta. Troppi pensieri mi ronzavano in testa e non trovavo nessun modo per distrarmi. Pensavo a Debbie, pensavo a mia madre, ai ragazzi. Avevo una voglia irrefrenabile di urlare, per la prima volta nella mia vita volevo mettermi a urlare come un pazzo, fregandomene di chi mi potesse vedere. Se mi avessero chiesto come stavo, si, avrei risposto che non stavo bene e che avevo bisogno di aiuto.

La rabbia di non sapere la verità mi logorava dall'interno, dovevo e volevo sapere cosa mi stavano nascondendo e solo una persona poteva aiutarmi: Jared. Così mi ritrovai lontano dal centro, vicino al suo magazzino. L'ambiente era completamente deserto e silenzioso, quasi spettrale. La pioggia toglieva molta visibilità e non riuscì a vedere se la porta principale fosse aperta, ma girando attorno al deposito finché non vidi una finestra aperta. Appena riuscì a entrare mi trovai spaesato, non entravo spesso e quando lo facevo non era di certo la zona abitabile.

Tentai di non far rumore, percorrendo il lungo corridoio buio «Chi sei?» urlò una voce alle mie spalle che mi fece saltare sul posto. Riconobbi la voce ed era la persona che cercavo, Jared. «Chi cazzo sei?» urlò più forte, caricando la pistola. In un secondo mi girai, alzando le mani, appena capì chi fossi rise, «Zayn Malik, che piacere».

The Bad Boy || Zayn Malik||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora