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Sono passati un paio di mesi da quando il mio piccolo bruco ha deciso di cambiare se stessa e l'amicizia tra lei e Rigers è sempre più fitta. Hanno un rapporto stupendo, si vogliono bene. Ormai credo che lui sia il suo migliore amico, la persona che c'è sempre per lei, la persona che l'ha fatta tornare a sorridere, la persona che non la lascerà mai sola. Ma credo che il mio piccolo bruco abbia imparato una cosa dal suo passato, a non far di una persona la sua forza e il suo punto di riferimento. Ha imparato che lei è la sua stessa forza e lei è il suo punto di riferimento.

-Oh ciaoo- disse Jessica non appena riconobbe in mezzo alla gente nel corridorio della scuola il suo amico Rigers.

-Ciao Jessy- disse Rigers baciando teneramente la guancia dell'amica.

-Cosa ci fai qua che sul pullman non c'eri?-

-Ah l'ho perso-

-Devi smetterla di svegliarti in ritardo non puoi andare avanti a perdere giorni di scuola o ore perchè perdi il pullman- disse Jessica rimproverando l'amico

-È arrivata la mamma adesso- disse Rigers

-Ma la smetti? Lo dico per il tuo bene, sei tu che sei stato bocciato due volte e non vorrei che ti bocciassero ancora-

-Si ma sono affari miei, te non sei nessuno per venirmi a fare le prediche-

-Va bene allora fai come vuoi. Ciao- disse Jessica andandosene

-Aspetta- urlò Rigers per richiamare l'attenzione dell'amica ma lei lo ignorò e tornò in classe furiosa.

-Cos'hai Je?- le chiese Giada una sua compagna di classe con cui aveva stretto amicizia negli ultimi mesi

-Ma quel coglione del mio migliore amico che continua a saltare scuola nonostante sia stato già bocciato due volte e quando gli dico che deve smetterla e impegnarsi di più lui mi dice che non sono nessuno per dirgli cosa fare-

-Oh Je non starlo a sentire, vedrai che se ne sarà già pentito e ti chiederà scusa.-

-Gli conviene anche perchè io lo faccio per il suo bene-

-Appunto, se ne accorgerà anche lui, vedrai-

-Si si, grazie- disse andandosi a sedere vicino a lei vista la fine dell'intervallo. Le altre due ore che la separavano dalla libertà passarono lentamente. Quando finalmente suonò la campanella Jessica uscì dalla classe e vide che Rigers non la stava aspettando fuori dalla porta come suo solito fare così scese le scale ed andò al pullman sul quale salì per poi andarsi a sedere vicino ad un ragazzo. Si mise le cuffie nelle orecchie ed ascoltò la musica per tutto il viaggio. Arrivata alla sua fermata scese e si diresse verso casa sua. Una volta arrivata entrò, si scaldò la pasta e mangiò. Una volta finito sparecchiò e se ne andò in camera a studiare. Dopo una mezzoretta lo studio di Jessica fu interrotto dal suono del campanello. Scese dal letto con un balzo e si precipitò a rispondere al citofono

*Chi è?* disse Jessica un po' impaurita all'idea che potesse essere un malvivente

*Sono io* disse una voce maschile che lei non riconobbe e cio la spaventò ancor di più.

*Io chi?* disse poi con voce tremante

*Rigers*

*Cretino mi hai fatto spaventare* urlò Jessica tirando un sospiro di sollievo. Rigers all'esterno della casa mentre il citofono era ancora aperto si mise a ridere

*Cosa ridi scemo? Entra* disse Jessica maledicendolo per lo spavento che le aveva fatto prendere

-Cos'è avevi paura che fosse l'uomo nero? Ah no ci sono pensavi fosse uno zombie- disse Rigers allungando le braccia per mimare uno zombie che esce dalla bara

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