Sotto il cielo d'ottobre, l.h

XXIX

Ore passate a guardarci di nascosto.
Occhiate posate sui gesti quotidiani, sulle mie mani che accarezzavano le guance di Marco, che pensavano a dargli un bicchiere di latte perché aveva sete.
Mi guarda di continuo, con lo sguardo cerca di richiamare la mia attenzione, come un povero cane abbandonato dalla madre.

"Ti ricordi quando ti ho fatto sentire Beside You per la prima volta? Eri talmente contenta che pareva fossi appena stata in paradiso."
Non tolgo gli occhi dalla strada, fisso intensamente il semaforo rosso appeso al centro dell'incrocio con la speranza che diventi verde prima che Luke continui a richiamare i vecchi ricordi.
Picchietto impazientemente le dita sul volante sotto lo sguardo insistente di Luke.

"Ci amavamo così tanto, noi due."
"Forse ci amiamo troppo."
"Vuoi davvero finirla?"
"Non ho mai detto di volere farla finita."

Lo guardo anche io, i nostri occhi si incrociano e si osservano per la prima volta dopo tanto tempo. Ci guardiamo come se non fosse mai cambiato niente,  come se fossimo sempre noi, quei due ragazzini irresponsabili che erano riusciti a generare una vita grazie ad una sola notte di passione.

Siamo noi, siamo sempre stati così. Gli stessi che riuscivano a litigare anche per una puntata di quel programma che tanto ci piaceva.
Noi non siamo cambiati, le nostre vite sì.

"Dimmi che non mi ami più. Così, forse, questa è davvero la volta buona che non mi rivedi più. Se me lo dici ti lascio in pace."

Sto fissando Luke quando le macchine dietro di me iniziano a suonare il clacson, il semaforo è diventato verde e loro hanno fretta di tornare a casa dalla famiglia, da una moglie che li aspetta con la cena già pronta sul tavolo imbandito per due, tre, quattro persone.

Schiaccio il piede sull'acceleratore e parto. Stiamo in silenzio per il resto del tempo, passiamo davanti al club dove i 5 Seconds Of Summer hanno suonato per la prima volta senza che Luke mi ricordi che quello fu il loro primo e vero ingaggio.

Arriviamo a casa, parcheggio nel vialetto e rimango in macchina. Luke scende, si affaccia dal finestrino, "non scendi?"
"Tu mi ami ancora?"
"Sì, e tu? Lo so che non mi vuoi più."
"Non hai capito proprio un cazzo" dico scendendo dall'auto. La chiudo con la chiave ed entro in casa. È vuota senza Marco che scorrazza in giro.

Luke mi segue come un'ombra fino alla camera da letto. Io mi siedo sul letto per togliermi le scarpe, "allora?"
Lo guardo dal basso, piegata, con la scollatura che era scesa fino al seno mentre mi toglievo le converse.
"Ti amo."

Si avvicina, stringe le dita attorno ai miei polsi e mi tira su dalle braccia.
Ha il petto che si alza veloce, gli occhi lucidi di chi ha appena ritrovato qualcosa che pensava avesse perso per sempre. È lui, Luke, sempre lo stesso.

Stringe il mio corpo al suo, sta piangendo.
Mi lascio andare e sembra di non essermi mai staccata da lui.
Mi arrendo sempre così facilmente davanti a lui, al suo tocco.

Avvolgo le braccia attorno ai sui fianchi ossuti, alla sua maglia nera dei Nirvana che gli arriva fin sotto al cavallo dei pantaloni dello stesso colore, sbiaditi.

Sapevo sarebbe finita così.
Ancora così.
Di nuovo insieme, come sempre.
Ché da soli noi non ci sappiamo stare. Siamo deboli, indifesi.
Siamo quel tipo di persone che non riescono ad andare avanti perché rimangono intrappolate nell'aggroviglio di sentimenti, di ricordi che condividono con una persona.

Siamo quelli che danno sempre troppo e non ricevono mai niente.
Siamo noi, sempre gli stessi, quelli che hanno bisogno di qualcuno con cui tenersi per mano quando si ha paura, quando non si sa che decisione prendere e allora ci serve un consiglio.

Siamo quelli che necessitano di una persona con cui barcollare nel buio dell'ignoto, con cui osare e costruire una vita insieme.
E io ho scelto, ho deciso l'unico che ha il diritto di spezzarmi il cuore, di farmi del male. La mia persona è Luke.

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Penultimo capitolo e non sono riuscita a scrivere più di 700 parole.

Spero che vi piaccia.
Siamo quasi alla fine.

Lasciate un commento se vi va.
A presto.