XII

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Ottobre 2014

La morte di Mila mi aveva destabilizzata, un fulmine a ciel sereno. M'è rimasta una grossa cicatrice, come se avessi ricevuto una grossa coltellata dietro la schiena.

Mila era una di quella persone che ti porti dietro a vita, una sorella, una parte della mia famiglia e la sua scomparsa ha solo appesantito il grosso macigno che mi pesa sulle spalle da ben sei mesi.

La stanchezza sta iniziando a farsi sentire, ce l'ho addosso addosso, mi si è infilata dentro, nelle ossa.
Ora ho difficoltà nel salire le scale e il caldo che sta arrivando con la bella stagione non fa altro che peggiorare la situazione.

"Ce la fai?"
Luke mi appoggia una mano dietro la schiena mentre camminammo sul lungo mare di Sidney.
"Si, Luke" dico sorridendo. "Non fa caldo ora, si sta bene, sono le otto."
Incurva le labbra in un sorriso contornato da due fossette che gli scavano le guance.
E Dio, è bellissimo. Luke Hemmings che mi guarda con i suoi occhi blu mentre stringe la mia mano nella sua, qui in spiaggia, sotto questo cielo d'ottobre. Giuro di non aver mai visto niente di più meraviglioso. Nemmeno le stelle possono essere paragonate alla sua bellezza, tutto sembra misero in confronto a lui.
"Che c'hai?" mi chiede facendomi sedere di fianco a lui. "Mi continui a fissare stasera."
Infosso il culo nella sabbia bianca, vicino a lui, "c'è che ti amo da morire."
Sorride ancora e mi tremano le gambe, sarà la stanchezza, sarà il cielo d'ottobre, ma Luke questa sera mi fa uno strano effetto, come se Cupido mi avesse scoccato una seconda freccia dritta nel cuore.
"Anche io ti amo, Bea."

Le stelle sembrano infinite, puntini luminosi inghiottiti dal buio più totale. Luci di speranza che apparivano magicamente non appena il sole se ne andava, migliaia di desideri espressi da chi, ogni sera, le vedeva cadere e sparire prima che toccassero il suolo terrestre.

Guardiamo entrambi in alto, "Bea?"
Mi giro e vedo Luke a malapena, grazie alla luce fioca del lampione a pochi metri da noi, sul marciapiede.
"Dimmi, amore."
"Dobbiamo ancora decidere come chiamare il bambino" dice pinzandosi il mento tra le dita. "A me Thomas non piace" borbotta.
"Beh, a me non piace Alex" mi lamento incrociando le braccia al petto.
"Perché tu sei troppo difficile."
"Non è vero!" mi difendo, poi mi viene un'idea, "scegliamolo a caso, allora."
Luke ci pensa su, poi aggiunge: "ma con qualche cambiamento se non ci piace."
Prendo il telefono e cerco su internet una lista di nomi, "d'accordo. Al tre mi fermo."
Inizio a scrollare la lista fino al tre, mi fermo e do il telefono a Luke che controlla storcendo il naso.
"Marco?"
Fisso il suo volto illuminato dalla luce del mio iPhone che stringe tra le dita lunghe.
"Marco?"
"Marco" dice bloccando il telefono. "Ma che lista di nomi hai cercato?"
"Lista di nomi in generale." Alzo le spalle, "a me piace, Marco."
"Piccolo, cosa dici? Ti piace Marco?" chiede appoggiandomi le mani sulla pancia.
"Aspetta che ti risponde" lo scherzo.

Sento un qualcosa muoversi da dentro e Luke tira su la testa con gli occhi spalancati. Mi guarda a bocca aperta mentre tiene le mani appiccicate alla mia pancia, ed ancora, si sente il bambino scalciare.

"Bea, Bea" dice quasi con le lacrime agli occhi. "Marco s'è mosso, l'ho sentito."
Sorrido. Allora l'abbiamo trovato, finalmente. Marco ci piaceva, l'avevamo scelto per caso, ma ci piaceva, a tutti e tre.
"Marco Hemmings."
"Mi piace da morire" dice alzando le spalle. "È strano, ma mi piace."
"Sono contenta, ma ora possiamo tornare a casa? Mi si spezza la schiena."

Luke continua a ripetere il nome di nostro figlio mentre guida verso casa, sembra una macchinetta che parla, parla, parla e dice sempre le stesse cose, con gli occhi lucidi. Due cristalli al posto delle sue iridi blu, che luccicano non appena dalla sua bocca esce il nome di Marco.
"Stasera dobbiamo festeggiare" afferma contento. "Sesso!"
Rido perché sono stanca, ma so che comunque cederò non appena Luke mi si avvicinerà con quel suo fare così dolce.

Sotto il cielo d'ottobre, l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora