Aprile 2015
"I 5 Seconds Of Summer: la band più promettente del momento."
Ci sono manifesti, articoli di giornali, tweet, post di facebook che parlano di Luke e la sua band. C'è la sua faccia che tappezza le pareti vuote della città e mi pare strano vederlo lì, attaccato ad un muro insieme ai suoi tre migliori amici, tutti sorridenti come non mai.Un sorriso che s'accende come una scintilla solo quando vede me e Marco attraverso lo schermo del suo nuovo Mac. Ogni giorno gli sembra che nostro figlio cresca sempre un po' di più, "non vedo l'ora che veniate qui, mi sto perdendo troppo".
Si sta perdendo Marco che inizia a curiosare in giro, che gattona sul pavimento in cerca di qualcosa che gli possa piacere, per giocarci. Si sta perdendo me che sto imparando ad essere una brava mamma. Si sta perdendo tutto, ma d'altronde questo è il prezzo da pagare alla fama.
La fama che me l'ha portato via già da due settimane, 14 giorni senza Luke e io già non ce la faccio più. In quattro mesi è sparito di casa, è approdato in America per registrare il loro album, dove centinaia e centinaia di ragazzine corrono dietro al mio uomo, al mio piccolo segreto, a quello che una volta era solo mio.
"Tu sei il mio unico pensiero" m'ha detto, ma io, a vederlo lì circondato da mille ragazze, ci credo poco. Forse è colpa della mia smisurata gelosia, eppure, ogni giorno che passa, mi sembra di sentirlo sempre un po' più lontano da me.
È pensiero che non m'abbandona mai, nemmeno quando scendo dall'aereo appena atterrato a Los Angeles dopo venti ore di viaggio.
Marco ha dormito come un sasso, non si è nemmeno accorto di essere su un aereo, ha frignato un po' all'inizio, poi si è tranquillizzato e si è messo a dormire.
A volte mi chiedo perché sia sempre così calmo, non è come gli altri bambini, sta sempre zitto, curiosa in silenzio. Ma meglio così.
"Prego" mi dice una hostess. "Benvenuta a Los Angeles."
Sorrido mentre stringo la mano attorno al sedere di Marco, che si guarda attorno con quei suoi occhioni azzurri. Gira la testa a destra e sinistra, sembra spaventato e incuriosito allo stesso tempo, guarda tutto, osserva tutti con la bocca schiusa e il naso all'insù."Andiamo da papà" dico baciando Marco sul collo. "Sei contento?"
Mi faccio aiutare da un omone con la mia valigia rigorosamente rossa, usciamo dal gate 11 e mi guardo in giro in cerca di Luke, che ha promesso di venirci a prendere all'aeroporto.C'è un sacco di gente con cartelli bianchi in mano, "mrs Johnson", "mr Verdi" e nemmeno l'ombra di Luke.
Vedo una signora correre incontro a suo marito, si abbracciano e si baciano come due ragazzini che non si vedono dopo una lunga vacanza.L'omone di prima molla la valigia ai miei piedi e dopo averlo ringraziato sparisce in mezzo alla folla.
Io continuo a guardarmi in giro in cerca di Luke, quando Marco inizia ad agitarsi facendo dei versetti, "non ora, Marco".
Il bambino inizia a muovere le braccia, scalcia mentre cerco di tenerlo fermo.
"Sei sempre tranquillo, perché devi agitarti ora?""Ciao."
E poi eccola, quella voce che tanto mi è mancata, che tanto ho desiderato sentire non più attraverso un computer o un cd registrato. Mi volto sorridendo e vedo Luke davanti a noi, sempre alto, sempre con quei suoi occhioni azzurri.
Ha in mano un peluche a forma di pinguino.Mi lascio avvolgere dalle sue braccia scoperte, calde, appiccicose di sudore mentre Marco continua a fare dei versetti. Sorride e allunga le braccia verso il papà, che lo prende in braccio dandogli in mano il suo regalo.
"Mi sei mancato così tanto" dico baciandolo. "Come stai?"
"Ora molto meglio, e tu?"
"Anche io."Dà un bacio a Marco sulla bocca, gli tocca il naso facendolo ridere e poi mi mette il braccio attorno alle spalle.
"Andiamo?"
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Sotto il cielo d'ottobre, l.h
Ficção AdolescenteBeatrice e Luke erano una coppia. Ora non lo sono più perché lui ha deciso che era finita, le ha mandato un messaggio e lo ha fatto sapere anche lei. Lui in Inghilterra, lei dall'altra parte dell'emisfero e il loro giovane amore, un fiore appena sbo...