Bollenti spiriti e pensieri poco casti.

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Louis aveva cercato di mandare ogni messaggio possibile ed immaginabile a Liam che lo guardava confuso.

Finta tosse, grattatina dietro la nuca, occhi che andavano dal block notes del suo amico al viso di Diana.

Niente, Liam proprio non capiva che doveva mentire su un finto cliente. E in tutto questo la ragazza fissava Louis con un espressione che per lui equivaleva ad un intera frase.

"Ti posso spiegare." disse lentamente il ragazzo che in quel momento era decisamente nei guai.

"Certo che puoi spiegarti." rispose l'altra incrociando le braccia al petto aspettandosi una risposta.

"Vedi, è iniziato tutto con.."

"Louis Tomlinson, non toccarti l'elastico al polso. Giocherelli sempre con quello stupido elastico quando menti." affermò fermando dal principio il discorso di Louis che sarebbe stato un susseguirsi di bugie.

"Mi ha comprato dei fiori."

Entrambi gli interessati di quella lite improvvisata si voltarono verso Liam che aveva appena parlato.

"Come scusa?" dissero insieme in un unico coro, sia Louis che Diana.

"Louis non c'è bisogno di mentire. Ieri stavo male e mi ha regalato dei fiori per farmi sentire meglio, il solito idiota." disse Liam rivolgendosi al suo collega e poi alla ragazza.

"E come mai il figlio dei fiori qui fuori dice che erano per me?" chiese senza esitazione sta volta, guardando tutti e due i ragazzi.

"Senti, io a Fiorellino non ho detto niente, lui avrà capito che erano per una ragazza. È tutto un grande fraintendimento." rispose con calma Louis cercando di uscire da quella situazione.

"Fiorellino? Adesso dai nomignoli agli sconosciuti?"

"Oh Dio, aiutami tu!" ribattè mettendosi le mani tra i capelli e riappoggiando la testa al bancone dove lavorava Liam, il quale in quel momento stava scarabocchiando sul suo block notes.

"E io che ero venuta per invitarvi a cena."
"Diana smettila di invitarci a cena dai tuoi." borbottò Louis.

"Andiamo al Le Bernardin."

"Cosa? Intendi proprio quel Le Bernardin?" chiese euforico, Liam, smettendo di disegnare.

"Si, proprio quello" rispose la ragazza, orgogliosa.

"È solo uno stupido ristorante." Esclamò Tomlinson sedendosi sul piccolo divano nero del negozio.

"È solo uno stupido ristorante? Uno stupido ristorante! Si da il caso che quel stupido ristorante sia il migliore di tutta Manhattan!" Liam sbatté i pugni sul bancone talmente tanto forte da far spaventare l'amico e la ragazza.

Louis si riprese subito alzando le spalle in modo menefreghista mentre Diana era ancora un po' scossa.

"Liam, va a farti un the, okay?" disse gentilmente il castano alzandosi dal divano e poi rivolgendosi a Diana.

"A che ora?"

"7 e 45, se veniste dieci minuti prima e vi vestiste eleganti ve ne sarei davvero grata." rispose quella sorridendo appena.

"Ci saremo. Adesso puoi andare, siamo occupati oggi." Il tono freddo col quale Louis congedò Diana fece salire la tensione in quella stanza.

Senza salutare nessuno la ragazza uscì dal negozio scuotendo la folta chioma bionda.

"Secondo te, perché ci ha invitato in quel posto?" chiese, Liam, prendendo il suo block notes nella mano, insieme alla matita e dirigendosi nel magazzino del negozio che era più una seconda casa per i due ragazzi.

Bleecker Street. || Larry Stylinson [ IN REVISIONE ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora