"Diciotto cazzo di anni."

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"Su cosa dovrò giurare allora?"
"Non giurare per niente, o se vuoi, giura su te stesso, il dio che il mio cuore idolatra, e ti crederò."
"Se il sacro amore del mio cuore..."
"No, non giurare. Anche se ho gioia di te, questo patto, stanotte, non mi dà gioia: è troppo rischioso, spericolato, improvviso, troppo simile al lampo, già passato prima che uno possa dire "lampeggia". Mio caro, buona notte!"
"Ah, mi lascerai così, insoddisfatto?"

"Sapevo che volevi solo portarmi a letto, maiale!"

"Louis!" disse Harry, alzando le braccia al cielo. L'altro rise in risposta, posando il suo copione sul tavolino del negozio.

"Harry, sono stanco!" rispose Louis indicando l'orologio appeso al muro, come risposta, che segnava le otto e mezza.

"E va bene, per stasera può bastare così." aggiunse semplicemente Harry ritirando il copione nello zaino che era posato a terra. Era riuscito a farsi dare un'altra copia dell'opera dalla Signora Curtis e le fu veramente grato.

Si alzò dal divano, notando come Louis non si mosse minimamente dalla sedia di fronte a lui. Sorrise alzando gli occhi al cielo e dirigendosi verso l'uscita.

"Buona serata, ragazzi e grazie per il the, Liam!" disse velocemente prima di aprire la porta.

"Harry, aspetta! Che ne dici di venire a cena da noi, stasera? Ordiniamo una pizza e magari potreste provare ancora." Lo fermò Liam, uscendo dalla stanzina dietro il negozio.

"Io..non so, non vorrei essere di disturbo e poi dovrei chiedere a mia madre." rispose arrossendo Harry, sentendosi speciale a quell'offerta.

"Paghi tu, che sia chiaro." disse Louis, che era rimasto zitto fino ad allora, a Liam.

"Tu sei il maggiore!" rispose quello, aggrottando le sopracciglia per poi voltarsi verso il riccio e cambiare il tono.

"Forza Harry, chiama tua madre e chiedi il permesso." Harry annuì senza dire niente, uscendo dal negozio e facendo il numero della madre.

"Che cazzo ti passa per la testa?" disse subito Louis, accertandosi che Harry non sentisse.

"Non so di cosa tu stia parlando. Lui è simpatico e molto dolce, mi piace la sua compagnia." rispose Liam sorridendo e mettendo le mani in tasca.

"Ti ammazzo con le mie stesse mani. Io gli dico che non deve mettere più piede nella Radura e tu lo inviti a cena. Perché non lo vendiamo direttamente come schiavo sessuale ad un tipo di qualche gang messicana?" disse Louis seriosissimo, incrociando le braccia al petto.

"Tu sei completamente pazzo. E poi ci siamo noi con lui. O meglio tu. Chi mai si avvicinerebbe a te per infastidirti?"

Louis non rispose all'amico e raggiunse il minore fuori. Una leggera afa estiva lo invase mentre cercava di concentrarsi sulla figura di Harry che trovò passeggiare avanti e indietro con ancora il cellulare attaccato all'orecchio sinistro, barbottando parole che non arrivarono bene alle orecchie del maggiore.

Quando Anne, la madre di Harry, acconsentì alla richiesta del figlio lui non sapeva se esserne felice o meno. Da una parte non vedeva l'ora di arrivare a casa del tatuatore e del suo collega per mangiare e continuare a recitare, ma dall'altra sapeva che non sarebbe finita bene. Aveva come un presentimento. Adesso iniziavano i suoi ripensamenti.

'E se non ci vado e poi mi pento?'
'E se ci vado, ma poi mi pento comunque?' ma Harry aveva una morale, preferiva pentirsene che avere rimpianti.
Così salutò la madre attraverso il cellulare e si girò ritrovandosi gli occhi di Louis palesemente puntati sulla sua figura.

Lo sguardo penetrante del maggiore metteva molte volte in imbarazzo il riccio e quella era una di quelle volte.

A Harry piacevano gli occhi di Louis, piacevano davvero. Gli piacevano più delle sue converse e della pizza, e lui amava la pizza.
Gli piacevano più del suo cellulare e delle altalene.
Gli piacevano perché quell'azzurro era troppo chiaro per essere paragonato all'oceano e troppo vivace per essere paragonato al cielo.
Gli piacevano perché erano la massima rappresentazione di Louis Tomlinson.

Bleecker Street. || Larry Stylinson [ IN REVISIONE ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora