il mio Jake

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Mi bloccai davanti a quell'enorme casa color panna.
Si vedeva che era una vecchia casa, ma era tenuta comunque molto bene. Il portone d'ingresso era di legno di quercia. Era alta quattro piani e su ognuno di loro c'erano molte finestre. La casa era circondata da un giardino immenso, con una veranda per il pranzo, una piscina, un piccolo orto e uno scivolo che partiva dalla cima della casa, fino ad arrivare nella piscina.

Un brivido mi percorse la schiena.
Sentivo che qualcuno mi stava osservando, ma quando mi voltai, c'era solo la pioggia che cadeva fitta sull'asfalto scuro.
Si alzò il vento, che fece svolazzare i miei capelli bagnati.
Iniziavo ad avere freddo, così decisi di bussare.
Non volevo presentarmi così davanti ai suoi genitori, ma non avevo scelta.
Quando la porta si aprì, vidi una chioma castana e incrociai i suoi bellissimi occhi color nocciola.

"Jake! Meno male che mi hai aperto tu... non volevo farmi vedere così dai tuoi" dissi io in tono sollevato.

"Cucciola, ma che hai fatto? Sei tutta bagnata!"

Ci credo, piove a dirotto e non ho un ombrello... fai un po' tu...

"Entra che ti asciughi e stai al caldo" mi disse lui dolce.

"I... i tuoi sono a casa?" Tremavo leggermente.

"No, sono via per lavoro, vieni, entra."

Mi accolse in casa con un caloroso abbraccio, che mi fece sciogliere. Alzai la testa. I suoi occhi puntavano alle mie labbra, così decisi di accontantarlo.
Mi alzai sulle bunte e lo baciai.
Baciava da dio.

"Vieni, sali, così ti fai una doccia"

Mi accompagnò in camera sua.

Aprii la porta ed entrai nel suo bagno privato, che ormai conoscevo benissimo, tanti erano i bagni che avevamo fatto insieme.

Lui si sedette sul letto, mentre io aprii l'acqua calda.

"Allora... come mai eri sotto la pioggia?" Mi disse un po' sconfortato, dato che non lo avevo fatto entrare in bagno con me.

"Be, ero appena tornata dallo psicologo e ho deciso di venirti a trovare, però poi ha iniziato a piovere e mi sono sfradiciata tutta" mentii io. Non volevo che sapesse che mi piaceva ballare sotto il temporale.

"Ah...capisco... daiii fammi entraree ti preegoo!"

"Noo, ho finito arrivo!"

Uscii dal bagno con i capelli ancora gocciolanti e un asciugamano.

"Dove ho messo il cambio?" Gli chiesi io, senza notare la sua faccia che sbavava. Lasciavo sempre da lui un cambio in caso di emergenza.

"Che ti serve il cambio se sei qui con me?"

"Eh no ricciolino, oggi non sono in vena di giocare..."

"Che hai?"

"Trovato!"

"Oi, rispondimi!"

"Niente niente..." entrai nel bagno per cambiarmi, per poi uscire in biancheria intima, per poi dirigermi verso il suo armadio.

"Lo so che hai qualcosa, ti conosco troppo bene biondina"

Aprii le ante e tirai fuori una canotta bianca, una camicia di lana rossa scozzese e i suoi jeans strappati, che ovviamente mi andavano larghi. Nonostante lui fosse un riccone, usava vestiti semplici e comodi, fregandosene di quello che pensava la gente.

"Ma niente..." dissi accoccolandomi tra le sue braccia.
"È solo che... oggi sono stata dallo psicologo. Mia madre è convinta che io abbia seri problemi, così ha raddopoiato gli incontri. Il dottore vuole farmi prendere delle pillole anti depressive che mi manderanno in pappa il cervello..."

MONOCROMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora