il mio sfogo

40 2 0
                                    

"ne sei proprio sicura?" mi chiese mio padre.

"certo... voglio cambiare aria e penso che stare con te e la tua famiglia sia la cosa migliore."

" e Jake?"

Non avevo neanche pensato a lui. Quella certezza era arrivata talmente velocemente che mi ero scordata di pensare al mio ragazzo.

Non risposi, mi alzai in piedi, presi la mia borsa e la giacca e mi diressi verso l' uscita.

"dillo tu alla mamma della mia decisione...  io penso a Jake. Quando ho fatto ti chiamo" dissi prima di uscire e sparire nella nebbia che si era creata.

Non ero mai stata così tanto convinta di quello che facevo. La risposta mi era uscita dalla bocca come un vomito di parole. Camminai decisa verso l' enorme villa bianca. Sentivo i brividi spuntarmi sulla pelle bianca. I miei grandi occhi azzurri iniziarono a gonfiarsi e a diventare lucidi, forse per gioia, o per paura. In quel momento la mia testa era così confusa che mi faceva provare emozioni contrastanti.

Bussai tremante alla porta e quando vidi quel dolce sorriso innocente, non potei fare altro che scoppiare a piangere e rifugiarmi tra le sue braccia. La sua espressione era molto confusa, ma ricambiò comunque l' abbraccio.

"che hai?" mi chiese baciandomi teneramente la fronte.

"me ne vado! Io me ne vado!" finalmente ero riuscita a trovare un' emozione adatta al momento: la felicità.

Il suo dolce sorriso divenne presto una smorfia di dolore, come se lo avessi accoltellato o peggio, tradito.

"come... te ne vai? In che senso...?"

"nel senso che mi trasferisco in Texas con mio padre e abbandonerò per sempre questo schifo di buco!"

Indietreggiò, come inorridito da me. Andò a sedersi sul divano, portandosi le mani al volto, cercando di nascondere la sua espressione.

Entrai anche io in casa e mi sedetti di fianco a lui.

"ei... che ti prende...?"

" COME CHE MI PRENDE?! STAI SCHERZANDO VERO!?"

Si alzò di scatto, mostrando il suo viso rigato dalle lacrime.

"non capisco perchè sei arrabbiato... dovresti essere felice per me..."

"OH SCUSAMI PRINCIPESSINA SE NON FACCIO I SALTI DI GIOIA"

Mi alzai anche io e mi posizionai davanti a lui.

"NON CHIAMARMI PRINCIPESSINA!"

"SE TI COMPORTI DA PRINCIPESSINA IO TI CHIAMO PRINCIPESSINA!"

"SMETTILA JAKE!"

"tu non puoi farmi questo... tu non puoi andartene e lasciarmi così da solo..."

"Jake, là avrò una vita migliore. Niente più psicologo o sedute di gruppo. Niente più litigate con mamma... insomma... potrò creare un rapporto con Monique..."

"niente più Jake però, o Amy, o giri in bicletta. Niente più Gatto e la Volpe. Niente più coccole. Niente di niente."

"lo... non so cosa posso dirti... speravo che tu potessi essere felice per me, dato che, se non sbaglio, sei stato proprio tu a dirmi che ero sprecata per questo posto..."

"sì, ma io volevo che te ne andassi con me. Non pensavo che ci saremmo dovuti lasciare..."

"ma perchè ci dobbiamo lasciare?"


"perchè, cazzo, tu te ne vai..."

"ci sono le relazioni a distanza... senti, in un modo o nell' altro, la faremo funzionare... te lo prometto."

"quando parti?"

"domani..."

"domani?! Senti... penso che sia meglio se ora te ne vai... io... io devo pensare..."

"ok... però, ti prego... non lasciarmi partire così... io parto alle 17.00... ti aspetto..."

Uscii di casa. Era la cosa migliore da fare. Io lo amavo moltissimo, ma non potevo rimanere ancora lì.

Sospirai profondamente. Abbassai la testa e le lacrime iniziarono a cadere sull' asfalto freddo. Non volevo partire sapendo di aver litigato con Jake, ma non avevo altra scelta. Dovevo reagire, ma prima di tutto dovevo pensare e rilassarmi.

Mi diressi verso il parco. In inverno era sempre vuoto.

Mi sedetti sull' altalena. Era ricoperta di brina. Sapevo che se avessi iniziato a piangere, non avrei più smesso. Ma non riuscivo a congelare le lacrime. Gli occhi mi bruciavano e sentivo la gola calda. Sentivo di dover liberarmi. Di dover urlare, ma non volevo. Non volevo mostrarmi debole neanche a me stessa.

Mi alzai. Sentivo il dolore ribollirmi nel sangue. I miei muscoli si contraevano involontariamente. Il cielo si fece nero. Nuvoloni immensi si espansero sopra Green Coste. Tremavo violentemente. La rabbia e il dolore erano diventati il mio sangue ed io stavo impazzendo.

Alzai gli occhi al cielo ed aprii le mani. Sentii le pupille rivoltarsi. I miei occhi erano diventati bianchi. Sentii un potere immenso pervadermi il corpo.

Lanciai un urlo e il cielo venne squarciato da un fulmine violaceo, che cadde proprio dietro di me.

Caddi a terra svenuta.

L'ultima cosa che vidi furono delle Nike rosse.


MONOCROMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora