"ok, ora però parliamo di te..." dissi io, aggiungendo una punta di malizia alla mia voce.
"cosa vuoi sapere?"
"non so... tipo quali sono i tuoi hobby, i tuoi gusti, come mai sei insieme a Veronica... insomma, chi è Tyler?"
"chi è Tyler... questo non lo so... però mi piace molto scrivere e suonare il pianoforte. Ho iniziato con le lezioni a dieci anni e niente... mi piace scrivere perchè..."
"lo trovo estremamene liberatorio" conclusi io la frase.
"esatto... comunque io e Veronica ci conosciamo da molto tempo oramai... ci siamo messi insieme in prima superiore, non è mai stata una storia seria, ci siamo traditi varie volte, però ci amavamo comunque e un giorno l'ho vista farsi il mio migliore amico, così l'ho lasciata... non ne potevo più dei suoi inganni e sotterfugi. una volta ha fatto piangere una ragazza che mi aveva chiesto l'ora..."
"wow... ma voi vi amavate veramente?"
"be sì, almeno io la amo ancora... cioè dopo tutto lei è stata il mio primo tutto"
"tutto nel senso di... tutto tutto?"
"già... e al momento provo emozioni contrastanti... non so se voglio tornare con lei oppure ignorarla totalmente..."
"capisco... sai, anche io e il mio ex abbiamo avuto parecchi problemi... cioè io dopo un anno gli ho detto per la prima volta 'ti amo'"
"perchè?"
"be perchè penso che quella parola debba essere pronunciata seriamente... ora le coppie se la dicono in continuazione e la banalizzano troppo..."
La campanella suonò e non ci eravamo resi conto che avevamo passato tutte le ore fuori a parlare.
"oh... riceverò una bella punizione per questo... comunque è stato un vero piacere parlare con te... che ne dici se magari usciamo a prenderci una pizza?" mi chiese lui convinto. Nella sua voce trovavo molta sicurezza. Era come una roccia a cui aggrapparsi ed era una sensazione di salvezza. Con lui si stava veramente bene. Però c'era questo velo di mistero che mi impressionava. I suoi occhi sembravano quasi vuoti di emozioni, ma pieni di demoni nascosti. Metteva i brividi, ma forse erano brividi di piacere.
"certo... dove e a che ore?" chiesi io, sempre più attratta dalla sua voce. Per me era come un bisogno. Ne sentivo fortemente la necessità.
"be... io ho un' altra ora... se vuoi puoi aspettarmi al bar della scuola, magari ti prendi una cioccolata calda, sai siamo stati fuori parecchio"
"ok allora"
Mi voltai e mi allontanai lentamente, con la voglia costante di risentire quella voce così soave, ma che metteva un po' di inquietudine.
Raggiunsi velocemente il bar, dove sentii un calore piacevole. Ero talmente presa dalla conversazione da non riuscire a sentire il freddo. Un cameriere mi si avvicinò e mi chiese se volevo qualcosa da bere. Ordinai una cioccolata calda.
Passai l'ora sorseggiando la mia bevanda e ad aggiornare il mio profilo Instagram, quando il mio cellulare squillò. Era Jake.
"Jake... che... che sorpresa... come mai questa chiamata?"
"volevo sentirti tesoro... allora, hai fatto amicizia con qualche ragazza?"
"a dire il vero con un ragazzo... si chiama Tyler... è molto simpatico... fra poco usciamo a mangiare una pizza"
"ah... un ragazzo... e sentiamo... è gay?"
"cosa? no! Stai tranquillo, lo conosco da tre ore, è solo 'amicizia'...""senti... volevo dirti che la mia richiesta per l' entrata anticipata al college è stata accettata! verrò lì dopo aver affrontato il test... penso tra un mese o due"
"fantastico" mentii io. Volevo veramente bene a Jake, ma io ero venuta ad Austin per dimenticarmi del passato, lui compreso e ora sarebbe venuto qui solo per me, ma volevo andare avanti con la mia vita... lui pensava che se veniva qui, saremmo stati insieme per sempre...
"che hai? ti vedo un po' persa per i tuoi pensieri... lo sai che odio quando non mi ascolti"
"nono... ti sto ascoltando... è solo che al momento non ho tempo di gioire per te... devo scappare, ci sentiamo sta sera in videochat"
Chiusi in fretta la chiamata. Tolsi il guanto senza dita della mano sinistra e fissai la stella. Stava diventando nera e bruciava. Cazzo se bruciava. In quel momento arrivò Tyler.
"ei, andiamo?"
"certo"
Rimisi velocemente il guanto, presi le mie cose e lo seguii sull'autobus.
"vieni, sediamoci qui... ecco fatto... allora, hai fame?"
"ahahah io o sempre fame!"
"sai, sei la prima ragazza che incontro che non si preoccupa della linea e che non ha paura di mangiarsi una pizza davanti ad un ragazzo"
"ahahah si be, non mi frega molto di essere magra. Se mi va di mangiare, mangio. Non devo obbligarmi a diventare anoressica solo perchè è la società a volerlo."
Parlammo e scherzammo per tutto il viaggio ed io dimenticai per un po' il dolore alla mano.
Arrivammo davanti alla pizzeria. Alzai gli occhi al cielo che piano piano si stava riempiendo di nuvoloni neri come la pece. Lo stesso fece Tyler e ci guardammo preoccupati, come se tra di noi ci fosse un'aria di profonda intesa.
Entrammo nel locale ed ordinammo un paio di pizze.
"ma... Veronica... che problema ha? Tutto quel rosa fa venire la nausea!" dissi io ridendo.
"ahahah ma che ne so ahahah quella ragazza non è totalmente a posto! Le piace molto apparire... sembra proprio una..."
"Barbie" conclusi ancora una volta io.
"ahahahah esatto... ci completiamo le frasi a vicenda"
"ahah è vero...".
Parlammo per un po', fino a quando il bruciore divenne insopportabile. Iniziai a grattarmi il palmo della mano e ad avere sempre più caldo, così tolsi la giacca. Mi ero totalmente dimenticata del livido che mi circondava il polso. Tyler lo notò subito però. Mi afferrò il braccio destro e osservò il segno violaceo.
"non è niente..." dissi io ritraendo il braccio.
"oh, sì che è qualcosa... è stato il tuo fidanzato vero?"
Annuii.
"quello stronzo... come ha potuto farti del male?"
"no... è stata colpa mia... l'ho fatto arrabbiare...""senti, un uomo non dovrebbe comunque picchiare una donna, indipendentemente dal fatto se è arrabbiato o meno... dammi la tua mano sinistra..."
Gliela porsi con cautela.
Lui mi sfilò il guanto, come se sapesse cosa stava succedendo al mio palmo.
"come pensavo... sei pazza a farla diventare così nera? Potrebbe scatenare qualcosa di terribile, potrebbe addirittura distruggere la città... vieni, dobbiamo prendere la cera..."
"e tu come fai a sapere della mia cicatrice e di cosa provoca?"
Mi afferrò saldamente il braccio e mi trascinò fuori dalla pizzeria, lasciando sul tavolo i soldi per il pranzo.
"non è una cicatrice, è un tatuaggio, o chiamala voglia se preferisci..."
Mi portò nella sua auto, parcheggiata proprio davanti all'entrata.
Il cielo era nero e fulmini violacei lo coloravano, dandogli tonalità pazzesce.
Entrammo in una vecchia casa polverosa.
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MONOCROMO
FantastiqueHurricane è da sola. Hurricane ha una stella sulla mano. Hurricane vuole essere normale. Hurricane è considerata depressa. Hurricane è morta.