CAPITOLO 7

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Uscimmo di classe insieme, e con mia sorpresa scoprii che a Dylan erano state fatte coincidere tutte le ore con le mie tranne le due che spettavano ai corsi avanzati perche lui era avanti di due anni a me. Strano liceo pensai.

Scoprii che é nato e cresciuto a New York, famiglia ricca e unita, mai avuto problemi di nessun tipo e per un attimo fui gelosa della sua vita apparentemente perfetta.
Sarebbe andato al college a New York specializzandosi in legge come voleva suo padre, non che non gli piacesse ma voleva fargli credere che lo facesse solo per compiacerlo.

Di me non scoprì molto altro se non i miei piani di laurearmi in letteratura e in biologia avanzata e del mio sogno di girare il mondo con Maia.

Mi chiese della mia famiglia ma fortunatamente Maia interruppero la conversazione venendoci incontro seguita da Harry.

Maia:Maggie, menomale che ti ho trovata
Dylan:Tu devi essere Maia, piacere Dylan

Disse sorridendo porgendo la mano, Maia alzó le sopracciglia sorpresa poi strinse la mano ricambiando il sorriso.

Dylan iniziò a parlare con Harry e Maia dopo un attimo ricominció a parlare.

Maia:Io e Harry andiamo al bar a prendere qualcosa, devo prendere la macchina peró che lui é venuto con suo fratello...vuoi venire con noi...o magari se hai da fare ti porto prima a casa...

Dylan:Ce la porto io
Interruppe Dylan.

Maia mi fece un sorriso compiaciuto mentre io abbassai la testa imbarazzata, poi lei si giró verso Dylan.

E ci siamo.

Maia:Allora ascolta bene me. Sembri un ragazzo per bene ma sappi, che la prima volta che torna da me piangendo- disse avvicinandosi a lui e mettendosi in punta di piedi per "intimorirlo"- ti spacco tutti gli ossi che ti ritrovi. Chiaro?

Io:Oddio mio...Maia piantala
Dissi ridendo imbarazzata, Dylan la guardó confusa poi si mise a ridere e le diede una piccola pacca sulla spalla.

Dylan:Si signora. Andiamo?
Disse guardandomi.

Annuii sorridendo e lo seguii fuori dalla scuola.

Entrammo in un auto nera di quelle vecchio stile e soltanto aprendo la portiera potei sentire il suo profumo che si intensificó quando entrai.

Menta e limone racchiusi in questo ragazzo bellissimo e per poco mi dimenticai di respirare.

Mi passó il suo telefono chiedendomi di metterci la via nel navigatore.

Dylan:Uh via da ricchi...vedo che non ti piace parlare della tua famiglia non insisteró...vorrei solo capirti meglio...
Io:Beh...io...
Dylan:No tranquilla, hai tutto il tempo che vuoi. Non ti lasceró andare ormai ti ho trovata.

Disse con un sorriso e io non poteii non seguirlo.

Il mio cuore mi fece brutti scherzi per il resto del viaggio mentre lui mi faceva mille domande.

Arrivammo davanti casa mia e facemmo un sospiro entrambi, il viaggio era durato troppo poco.

Dylan:Beh...

Io:Ti va di entrare?

Dissi senza pensarci ed entrambi fummo stupiti da quella domanda.
Sorrise e e il mio cuore fece un altra capriola, mi sembró la millesima solo in quel giorno.

Dylan:Mi piacerebbe molto entrare, se non sono di troppo.

Sorridemmo e dopo qualche secondo a guardarci negl'occhi uscimmo dalla sua macchina ed entrammo in casa.

Kate:Ragazze siete tornate...

Ci venne incontro Kate col solito sorriso che si allargó quando vide Dylan.

Kate:Oh che sorpresa, ciao io sono Kate la madre di Maia e di Margaret.

Disse sorridendendomi.
La ringraziai per avere detto che era mia madre con un sorriso.

Dylan:É un piacere, io sono Dylan.
Kate:Che ragazzo carino, vi posso essere utile in qualche modo?
Io:Em...no grazie lo stesso, noi andiamo in giardino.

Andammo nel giardino dietro la casa, dove, in fondo, era stata posizionata una panchina sotto ad alcuni alberi.

Ci sedemmo, e quei pochi centimetri di distanza fra noi due sembravano infiniti.

Dylan:Be...eravamo rimasti al mio interrogatorio..
Disse facendo ridere entrambi.
Dylan:Colore preferito?
Io:Arancione o viola..
Dylan:Fiore preferito?
Io:Margherita ovvio -dissi sbuffando una risata- o le rose
Dylan:Rosse?
Io:No bianche...
Dylan:Cantante?
Io:Ed Sheeran...perché vuoi sapere tutte queste cose?

Dissi ridendo.

Dylan:Perche non riesco a capirti, sei diversa.
Io:Nel senso che ancora non ho provato a farti entrare nelle mie mutande?
Dissi ridendo.

Lo guardai e lo vidi rabbuiarsi.

Dylan:É quello che pensi di me?
Io:No, io be...vedo tutte le ragazze che Ti cadono ai piedi e pensavo...
Dylan:Te non sai nulla di me.

Disse freddamente.

Io:Ti ascolto.

Mi guardó confuso, poi sorrise.
Dylan:Non mi piace molto parl...

Io:É successo due anni fa.
Lo interuppi senza pensare.

Dylan:Di cosa stai parlando?
Chiese confuso.

Io:Di mia madre.
Dissi guardando a terra, le sue dita mi alzarono il viso.

Dylan:Maggie...non serve...
Disse, gli occhi pieni di tristezza.

Io:Avevo 14 anni, ero da Maia a fare i compiti perché i miei erano fuori per lavoro. Erano le nove quando ci chiamarono, non mi dissero niente. Arrivammo all'ospedale e trovai mio padre, su un letto d'ospedale, pieno di lividi, le mani tremanti e gli occhi gonfi pieni di lacrime. Non dimenticheró mai quella scena..-dissi con la voce spezzata, constringendomi a non piangere- piansi per circa un mese, nella mia stanza, mai in pubblico. A quello ci pensava mio padre, io dovevo essere forte. Dopo poco mio padre inizió a bere, era sempre fuori, non lo vedevo piu praticamente. Iniziai a lavorare, nascondendo tutto a Maia, poi quando lo scoprirono mi iniziarono a dare una "paghetta" per aiutarmi. Avevo accumulato abbastanza soldi per prendermi un appartamento all'estero, e avevo solo 14 anni. Poi arrivó capodanno, mio padre tornó alle quattro di mattina barcollando, entró in camera mia e prese tutti i miei soldi. Cercai di riprendermeli e non ricordo altro di quella sera. So solo che mi sono svegliata dopo 2 settimane in ospedale, perché mi aveva colpito in testa piu volte finché non persi i sensi. Da allora vivo da Maia stabilmente.

Dissi senza mai guardarlo. Far riemergere quei ricordi fu terribile e spaventoso.

Lo sentii avvicinarsi, mi prese il viso tra le mani e mi bació la fronte con dolcezza.
Sentii il mio stomaco girarsi e il cuore battere all'impazzata.
Mi fece alzare lo sguardo e lo vidi i suoi occhi pieni di tristezza, compassione e rabbia.

Dylan:Mi dispiace tanto Maggie. Non permetteró piu che accada qualcosa del genere, é una promessa.

Ci guardammo negl'occhi, i suoi indugiavano sulle mie labbra come se volesse baciarmi.

Ma non lo fece.

Invece mi strinse a se, appoggiata contro il suo petto, le sue braccia a proteggermi strette intorno a me.

Dylan:É una promessa -disse in un sussurro nuovamente- ormai sei mia.

Changes ||Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora