CAPITOLO 13

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Ho sbagliato.
Ho sbagliato a fidarmi cosi presto.
Che stupida che sono stata.
E ad essermi innamorata di lui.
Lo amo?
No.
É stata una impressione.

Un impressione? Puoi fare di meglio.
Uno sbaglio di giudizio.
Si dai uno sbaglio di giudizio.

Ho solo una cotta molto grande per lui.
Ma se pensa di giocare con me, si sbaglia di grosso.

Convinta e grintosa.

La mia mente non mi dette tregua per tutto il pomeriggio e neanche le doccie calde sembravano funzionare.

Presi il cellulare, ed uscii di camera.
Mi fermai davanti a quella porta, mi ero ripromesso di farlo quindi...
Entrai in biblioteca e iniziai a studiare il posto: tre pareti erano coperte da cima a fondo di libri, al centro della sala era stato messo un grande tavolo di quercia, con tanto di lampade.

Ma la cosa che mi colpì, fu l'ultima parete, quella frontale alla porta.
Era quasi completamente di vetro, con un divano lunghissimo e pieno di cuscini accostato alla parete, di stoffa bordoux.
Questa parete era coperta da piccole luci di Natale, che rendeva il tutto magico affiancandolo con la vista di una New York inprocinto di cadere nella notte.

Mi sedetti li, guardando fuori dalla finestra.
New York era fantastica, con tutti quei suoni e quelle luci, il cielo era quasi sempre chiaro, come se ti stesse dando un motivo in piu per amare questa citta.
E infatti l'ho subito amata.
Ma non é Londra.

Quella si che é una città magica.
É e sempre sarà la mia città, che mi rispecchia.
La calma che mi trasmetteva, cose nuove da scoprire ogni giorno e come sembrava quasi capirmi, cose se si fosse affezionata a me.
Il cielo, che secondo la maggior parte delle persone rovinava il tutto con le sue nuvole costanti, lo amavo. E amavo quando pioveva, mi teneva compagnia, quando piangevo, non ero l'unica a piangere.

Li c'era tutto.
Tutta la mia vita, per quanto di merda poteva essere.
Tutti i miei ricordi.
Vedevo mia madre ovunque, la vedevo cogliere le viole mentre camminavamo per i campi, entrare in negozi per poi uscirne dopo ore a mani vuote o lasciarmi nuovi libri sul letto sapendo che li amo o entrare nel mio letto la notte quando non c'era mio padre e non riusciva a dormire.
I ricordi di mia madre sono i piu belli, e anche se mi distruggeva il fatto di non averla piu accanto, i ricordi mi tenevano al sicuro, come per dirmi che lei c'è stata e che mi ha amato per quanto le é stato possibile.

Mi manca.
Lei.
Mi manca Londra.

Mi porto il telefono all'orecchio, prima che il mio subconscio mi impedisca di farlo.

"Pronto?" La voce risuonó nella mia testa e mi sgretoló.
"So-sono io...se sei per qua,potremmo vederci...ho bisogno di parlarti..." dissi con la voce piccola.
"Certo...vuoi che venga da te o da un altra parte?" Chiese incerto.
"Nel parco vicino a casa mia se non é un problema, fra 20 minuti."
"Okay.."e attacai.

Mi vestii piu pesante e senza dire nulla andai in quel parco.
Cosa gli avrei detto?
Lui cosa mi avrebbe detto?

"Mags..." mi girai ed me lo trovai a pochi metri da me, sobrio, con lo sguardo basso e le mani nelle tasche del giubbotto.

"Papà" si avvicinó di qualche passo.
"Mags io..."

"No, voglio parlare io" lo interuppi Prima di perdere sicurezza "sei stato un gran padre, per tutta la mia vita. Io ti ammiravo eri il mio modello e mi fidavo cecamente di te.
Sai da quel giorno, non ho piu avuto dei genitori. Perche il padre che conoscevo é morto in quell'incidente e non é giusto. E per quanto odio e disprezzo ho nutrito nei tuoi confronti in questi due anni, ho ancira bisogno di un padre che Thomas, per quanto amore ci possa legare, non potrà mai essere. Quindi se tieni a me e vuoi recuperare il nostro rapporto, posso perdonarti, ma ad alcune condizioni."

Changes ||Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora