Capitolo 7.

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Dylan's Pov

"Non sai quello che stai dicendo." Dissi andando verso di lei e sedendomi accanto al suo corpo disteso.
"Invece si, ti trovo sul serio carino." Rise. Non sapevo se mi prendeva in giro o meno.
"Perchè non mi rispondi?"
"Perchè sei ubriaca e spari cazzate." Dissi guardandola e accennando un sorriso che stranamente ricambiò.
"Non sono ubriaca, ho bevuto solo due bicchieri."
"Non credo fossero solo due bicchieri, sei tornata dopo un bel po'."
"Mi dai un abbraccio? Ho bisogno di un abbraccio." Disse mettendosi a sedere e aprendo le braccia aspettando un abbraccio, titubai un po', ma la strinsi tra le mie braccia.
"Avevo bisogno di un abbraccio, grazie." Disse ancora stretta a me, poi allargò la presa e lei appoggiò la testa sulla mia spalla.

Io ero teso, stavo un sulle mie, non sapevo cosa poteva aspettarmi di lei, non la capivo, non sapevo come comportarmi e come prenderla.
"Io voglio andare via di qui, non mi piace la mia vita, è tutta un errore." Disse quasi in un sussurro.
Mi girai a guardarla e vidi una lacrima che sfuggì sulla sua guancia.
"Cioè? Cosa intendi?" Chiesi, volevo sapere più su di lei, volevo conoscerla meglio.
"Non sono affari tuoi O'Brien." Disse con acidità, si alzò dirigendosi verso le scale e salendole con l'aiuto del corrimano.
Ecco, ora mi trattava da schifo. Prima vuole un abbraccio e poi?
"Finisci il progetto, io vado in camera mia." Urlò arrivata in cima alle scale.

Rinunciai a controbattere, mi ero stancato, quindi mi misi d'impegno e continuai il progetto.

Dopo un paio d'ore io avevo finito il tutto, anche senza il suo aiuto, era bastato un pomeriggio, quindi il giorno dopo non ci sarei andato, che sollievo.

"Hai finito?" Disse lei alle mie spalle.
"Si."
"Vediamo com'è venuto." Disse avvicinandosi al progetto appena terminato.
"Cosa intendi fare?"
"Vedere se funziona, no?"
"Cosa? No!" Dissi mentre lei premeva il pulsante di accensione e il vulcano stava iniziando a eruttare.
"Cosa hai fatto! Ora dovremmo iniziare tutto da zero!"

Abigail's Pov

"Perchè?"
"Tu sei pazza. Dobbiamo rifare tutto! Tutto!" Era furioso, mi urlava contro gesticolando.
"Cosa c'è che non va? Ho solamente visto se funzionava, ripuliamo quell'aggeggio e rimettiamo il miscuglio all'interno, semplice no?"
"No! Non si può ripulire, ora lo dobbiamo buttare." Si era calmato, finalmente.
"Vuol dire che domani ne faremo, cioè, ne farai un altro."
"Oh no, domani lo farai tu, io mi limiterò a guardarti, dopo questo guaio che hai combinato è il minimo." Disse mettendosi le mani tra i capelli.
"Non sapevo che non sarebbe stato più riutilizzabile."
"Ora lo sai. Io ora me ne vado, ne ho già abbastanza." Disse dirigendosi verso la porta d'ingresso.
"Aspetta."
"Cosa c'è?"
"Tieni." Dissi porgendogli il mio cellulare e accennando un sorriso, che lui non ricambiò.
"Vuoi il mio numero?" Disse stupefatto.
"No, ti stavo facendo vedere il modello del mio cellulare."
"Fatto." Mi porse il cellulare.
"Sei strana,non ho parole, a domani." Disse con fredezza per poi sparire chiudendo la porta.

Avevo questa dote particolare, combinavo sempre guai e facevo scappare le persone, non lo facevo di proposito, ma ogni volta rimanevo sola.

Andai in cucina a ripulire tutto, in effetti avevo fatto una cazzata, lui aveva lavorato al progetto per un paio d'ore abbondanti, io non ho fatto altro che buttare tutti all'aria.
Mi sentivo uno schifo, volevo scusarmi con lui.

Presi il cellulare che avevo lasciato sul tavolino del soggiorno, andai sul suo contatto e gli scrissi un messaggio.

Da: Abigail
A:Dylan
'Senti, scusa per oggi, non ho dato una mano, anzi, ho rovinato tutto il tuo lavoro.'

Ero un po' titubante a premere 'invio' ma lo feci comunque.

Andai su in camera mia a vedere un film. Non volevo vedere quelle storie d'amore strappalacrime, le odiavo, preferivo di gran lunga i film horror, quindi decisi di vedere 'il Segnato'.
Non avevo molta paura dei film horror quando me li vedevo, mi saliva l'ansia appena finiti di vederli.

Il cellulare vibrò sulla scrivania, mi alzai per andarlo a prendere e in quel momento sentii un bicchiere rompersi al piano di sotto. Mia madre non poteva essere, poco prima mi aveva inviato un messaggio ribadendomi che sarebbe tornata tardi.

Presi il cellulare e chiamai il primo numero sul registro chiudendo la porta della mia camera a chiave, sentivo altri rumori strani provenire dal soggiorno.
"Abigail?" Rispose.
"Dylan, c'è qualcuno in casa. Ho bisogno di aiuto." Dissi in preda al panico.
"Calmati sto arrivando."
"Entra dalla finestra della mia camera. C'è una scala nel ripostiglio in giardino, la chiave è sotto il tappetino." Chiusi la chiamata attendendo l'arrivo di Dylan.

Non sapevo cosa fare. Ero spaventata a morte, avevo una mazza da baseball, quindi la presi, ma non avevo intenzione di uscire dalla mia camera.

Sentivo il rumore dei passi pesanti salire su per le scale avvicinarsi sempre di più.
Qualcuno bussò alla porta, non risposi.

"So che sei lì dentro, esci fuori, non voglio farti del male." La sua voce era roca e possente.
Iniziai a piangere, facendo attenzione a non farmi sentire.
"Faccio un giro veloce per le camere, poi ritornerò qui e se non vorrai aprire la porta, beh, l' aprirò io, che tu lo voglia o meno. Non provare a chiamare la polizia o sarà peggio per te, piccola. "

Di nuovo quella voce spaventosa. I rumore dei passi si affievoliva sempre di più. Ero impietrita dalle sue dure parole. Dovevano capitare tutte a me?

Spazio autrice:
Ehilaa ragazze! Eccovi il settimo capitolo! Cosa ne pensate? Spero tanto che vi piaccia.
Dylan arriverà in tempo? Cosa succederà secondo voi? :D

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