quattro

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Delle piccole palline che mi si scagliavano contro mi distrassero dalla musica. Mi tolsi una cuffia per capire, sentii rimbombare una potente risata che proveniva dalla ventiquattro, forse la più bella che io avessi mai sentito.

"Ohi, frocetto! Ti sto chiamando da mezz'ora!" disse la voce, dopo le risa.

"Cosa vuoi? Chi cazzo sei?" risposi, alzandomi dalla sedia. Appoggiato alla finestra, c'era un ragazzo coi capelli viola, sparati qua e là, con una ridicola frangia messa di lato. Aveva un sorriso da orecchio a orecchio che riusciva a rendere i suoi occhi verdi ancora più brillanti di quanto già non lo fossero. Mi scrollai le palline di carta dalle spalle e mi avvicinai.

"Michael Clifford, numero nove, otto, zero, cinque, tre, quattro, al rapporto." fece il saluto militare scherzando, sbuffando un'altra risata. "Sentiamo, che nome ha questa merdina?"

"Hey! Non sono una merdina!" mi lamentai in modo infantile. "Luke Hemmings, numero-uhm..." controllai il numero sulla mia divisa, ma alla fine rinunciai. Quel ragazzo pareva superiore a me e in qualche modo mi intimoriva, anche se si comportava come un bimbo.

"Okay, Lucas-"

"Oh, solo Luke." lo interruppi.

"Da oggi sarai solo Hemmings, qui dentro. Nuovo?"

"Si nota così tanto?"

"Ti avrei visto in giro, poi vedo che non hai preso la carta igienica." indicò dentro la mia stanza. In effetti, non ci avevo minimamente pensato.

"La car-cosa?"

"Grosso errore! Nei bagni non c'è ed io di certo non te la presto. Regola numero uno, Michael non condivide." disse deciso.

Guardai il suolo, sentendomi ancora più piccolo.

Sbuffò, "Quante cose che devi imparare." aggiunse. "Ma lo sai che assomigli ad un grissino?"

Stavo per rompermi a pezzi già il primo giorno, quando questa cosa mi fece scaldare. Non poteva smetterla di sfottermi e lasciarmi in pace?

"Ah sì? E tu hai presente una melanzana? Bene, con quei capelli ci assomigli." reagii. Mi resi conto soltanto dopo di quanto pareva stupido.

Aveva l'aria divertita. "Vuoi assaggiare la mia melanzana?"

"Non prendo in bocca le cose troppo piccole."

"Oh, Dio! Ma sei davvero frocio!" scoppiò a ridere. Strinse gli occhi e si mise una mano sulla pancia, mentre si sdraiava per terra e si contorceva dalle risate. La sua risata non mi sembrava più così bella come prima.

Mi lamentai sottovoce così che non mi potesse sentire, ma poi grugnii e "Ci rinuncio." conclusi la conversazione che a mio parere stava diventando imbarazzante. Lo odiavo, lo odiavo, lo odiavo.

Prison. || Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora