dieci

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Quella mattina, davanti allo specchio, mi ero guardato bene il corpo. Sull'addome, schiena, petto e braccia avevo lividi che potevo facilmente coprire con la maglietta, ma con quello sul collo avevo qualche difficoltà. Era molto brutto da vedere, mi faceva venire in mente quella notta.

Col vassoio tra le mani, gironzolavo nella mensa per cercare un posto libero. Quello che non mi aspettavo era di vedere Calum seduto ad un tavolo. Corsi immediatamente da lui. "Che cazzo ci fai qua?!" dissi, sedendomi di fianco a lui. Aveva la divisa arancione, sicuramente non era venuto per una visita.

"Luke!" esclamò con un sorriso. Mi abbracciò forte, scavando con la faccia il mio petto. Era molto felice di vedermi, così come lo ero io. Lo spinsi via e lo guardai incuriosito. Doveva spiegarmi ogni cosa.

"Ripeto: cosa ci fai qui?" chiesi, appena finimmo di sorridere. Senza farmi vedere, presi delle fette di pane e me le misi nei pantaloni. Lo facevo da qualche giorno a quella parte per mangiare anche fuori dalla mensa se mi veniva fame.

"Sono qui da quando ci sei tu, più o meno due settimane. Dopo quell'autogrill, Ashton non si è limitato ad uno solo e ha voluto continuare con un altro. Capisci che idioti che siamo stati? Ho dovuto minacciare un uomo con la pistola! Sono traumatizzato." Calum mi scosse per le spalle con gli occhi spalancati. Che coglioni.

"Perché non ti ho visto per tutto questo tempo?"

"Mi hanno trasferito questa mattina. Ora sono nella sessanta." mi informò. Annuii.

"Ashton?" mi ricordai.

"I suoi genitori hanno pagato la cauzione."

Quel maledetto figlio di papà. Ashton riusciva sempre a cavarsela se si trattava di soldi.

Stavamo parlando un po' di tutte le novità, quando all'improvviso Michael si intromise nella conversazione. "Guardate chi c'è! Una bionda ossigenata e un ching chong."

Feci una risata ironica. "Smettila, Michael."

"Perché non mi presenti il tuo am- è un livido quello o una guardia ti ha fatto un succhiotto?" Michael si interruppe da solo appena notò l'orribile macchia sul mio collo. Ed io che ero convinto di averla coperta bene.

"Per favore." cercai di liquidarlo.

"A quanto pare, ieri c'hanno calpestato alla grande." Si alzò la maglia per farmi vedere tutti i graffi che aveva sulla schiena. In quel momento ebbi tanti flashback.

"Anche tu?" domandai sconvolto.

"Cosa vuol d-dire 'anche tu'? Cosa vi hanno fatto?" balbettò impaurito Calum.

"Niente che ti riguardi, cinesino."

"Non è cinese. Tu me la paghi per avermi trascinato con te nella fossa." puntai il dito contro Michael.

"Se volete vi lascio soli." quasi sussurrò Calum, pronto col vassoio in mano per andarsene.  Le guance gli erano diventate rosse.

Michael glielo rimise sul tavolo. "Sono io ad andare. Potete tornare ai vostri discorsi da checche." Si allontanò in un tavolo da solo. Era sorprendente come i ragazzi che prima stavano seduti a quel tavolo si fossero allontanati di corsa appena Michael era arrivato.

"Perché aveva le manette? Chi era?" Michael sembrava aver ucciso l'entusiasmo di Calum. Non l'avevo mai visto così spaventato e insicuro.

Feci spallucce e cercai di mangiare la sbobba nel mio piatto.

Prison. || Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora