diciotto

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Ashton arrivò quasi mezz'ora dopo la chiamata che gli feci. Ci sistemammo in una panchina nel giardino. Osservavamo l'erba ai nostri piedi che si muoveva a causa del vento. Gli spiegai ogni cosa, fino al tintinnio delle chiavi che risuonava nella mie orecchie. Me lo ricordo ancora.

Ashton aveva uno stuzzicadenti in bocca, che di tanto in tanto si rigirava con due dita. I suoi occhi chiari erano socchiusi per via della forte luce del sole che continuavano a fissare un punto indeterminato, la mascella tesa. Aveva la schiena curva e i gomiti appoggiati alle ginocchia. Stava pensando.

Fece un grosso respiro. "Ho paura." disse, rimettendosi in posizione eretta.

"Di cosa?" sorrisi, pensando che un uomo come lui non avesse paura di niente.

"Si tratta di Michael." iniziai subito ad accigliarmi. "Ho paura che, una volta usciti, lui possa lasciarti. Lui andrà per la sua strada, mentre tu rimarrai solo."

Non poteva essere fottutamente serio. "Non lo farebbe mai, ha promesso che l'avremmo fatto insieme."

"Ti sta solo usando. Pensaci. All'improvviso siete fidanzati, all'improvviso lui trova la via di fuga. E' successo tutto così di punto in bianco? Ti odiava! Poi ha visto che sei uno facile e-"

"Smettila di fare così." mi misi le mani ai lati della testa, non potendone più di tutta quella pressione.

"Di fare cosa?"

"Mi vuoi allontanare da Michael!"

"Lo sto dicendo per il tuo bene!" non lo lasciai continuare che gli ordinai di andarsene.

Mi alzai in piedi per vederlo imitare le mie mosse. Alzò le braccia con aria interrogativa, mentre io gli indicavo l'edificio. Doveva sparire, stavo per esplodere.

"Ma io-" provò a ribattere.

"Ho detto che devi andare." alzai la voce.

"Ti sta solo usando."

"O te ne vai, o qui finisce male." l'osservai, rosso in volto per la rabbia. Respiravo pesantemente per mantenere la calma. Mi avvicinai molto minacciosamente, ricevendo un'occhiata fulminante da parte sua. Stavo realmente per tirargli un pugno in piena faccia.

"Vuoi uccidermi?" sorrise. Che cazzo aveva da sorridere. "Ti sta influenzando, stai diventando un maniaco come lui."

Finalmente si allontanò con le mani nelle tasche dei jeans, ma si fermò un attimo per guardarmi con occhi pieni di luce. "Sei sicuro di volerne uno che in testa ha una guerra?"

"Lui non è..." ma non riuscii a continuare. Rimasi in silenzio, a pensare alle parole di Ashton. Forse Michael aveva pensato a tutto. In effetti, prima non lo sopportavo, e all'improvviso ero ai suoi piedi.

Odiai tutto ciò. Odiai quel fottuto giorno in cui abbiamo rapinato l'autogrill e in cui mi arrestarono. Odiai me, per essere stato un tale coglione. Odiai quell'uomo della polizia che mi aveva assegnato la cella numero ventitré. E soprattutto, odiai Michael. Odiai Michael per essere così bello, ma anche così impossibile per me.

Prison. || Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora