otto

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Entrammo in una piccola stanzetta illuminata da una luce arancione. C'erano fogli sparsi ovunque, tra documenti, cartelle e carte da firmare. Mi voltai verso Michael e solo allora notai che sulla guancia aveva un grosso livido e l'occhio chiuso. Lo raggiunsi e gli accarezzai lo zigomo con leggerezza. "Si può sapere che hai fatto?"

Si scagliò da me e allontanò la mia mano con il suo braccio. "Ahia, cretino, mi fai male! E pensa ai cazzi tuoi."

Si guardò un po' attorno. "Cerca il mazzo con la chiave per la porta principale. Non puoi sbagliare, è l'unica con un numero rosso stampato sopra." Indicò dietro di me. Quasi mi spaventai quando vidi la vasta quantità di chiavi appese al pannello di sughero alle mie spalle. Tutte avevano il rispettivo numero di cella. Salii in piedi su una sedia per riuscire a controllare anche le chiavi in alto.

Ero talmente preso dalla ricerca, che sentii a malapena Michael parlare con una voce da narratore. "Luke Robert Hemmings. Tentata rapina a mano armata." Si fermò un attimo, "Aspetta, sei andato a quell'autogrill di fianco al fioraio? Quello con l'insegna blu? Sei un coglione, cazzo, certo che tu te le vai a cercare."

"Potevamo anche farcela. Solo che sono fuggiti con la macchina quando io ero ancora dentro con le patatine in mano." Non mi girai neanche per guardarlo in faccia e vederlo ridere di me.

"Sei... Sei andato a rubare patatine?"

Umiliazione. Tanta umiliazione.

Dovevo anche io essere grande ed importante come Michael, così inventai una scusa. "Certo, per la mia festa super fighissima che si sarebbe tenuta quella sera. Sai, quella con l'erba... E la droga..."

Una scusa stupida, aggiungerei.

"Benissimo, così ti avrebbero sbattuto dentro in ogni caso se ti avessero scoperto con la droga."

Altra umiliazione. Mi sentii immediatamente un idiota. Arrossii per la vergogna e abbassai lo sguardo. Scesi dalla sedia e mi allontanai. "Non trovo la chiave, cercala tu."

"Te la sei presa? Che bambino."

In quel momento non sapevo se maggiore era la rabbia o l'imbarazzo. Andai a frugare tra i vari fogli per scoprire qualcosa di nuvo e, chissà, magari anche su Michael. Sorrisi quando trovai la sua cartella.

Impostai la stessa voce che aveva prima Michael ed iniziai a leggere. "Michael Gord- Gordon?" Scoppiai a ridere. "Clifford. Omic-" Ma venni interrotto da un forte colpo sulla guancia che mi fece volare per terra. Immediatamente lasciai i documenti per tenermi lo zigomo che iniziava a pulsare e a formicolare.

"Chi cazzo ti ha dato il permesso per guardare tra le mie cose? La buona educazione è andata a farsi fottere dalle tue parti?!" Mi tirò un altro schiaffo, meno forte di prima, ma molto doloroso. Si mise a cavalcioni sul mio addome. Il peso di Michael impediva al mio busto di alzarsi e abbassarsi come si doveva per respirare, e quando le sue mani circondarono il mio collo, l'aria scomparì completamente. Stringeva sempre più forte ed io vedevo sempre meno. Dimenticai la rabbia che provavo per lui. La paura aveva affogato tutti i miei sentimenti.

Proprio quando stavo per perdere i sensi, la porta si spalancò. Cinque uomini entrarono di corsa, quattro di questi presero Michael con prepotenza. Tossii molte volte per riprendere il fiato e mi accarezzai il collo per alleviare il dolore. Ci vollero quattro uomini per portare via la collera di Michael. Se non fossero arrivati, io sarei morto su quel triste pavimento. La guardia che era rimasta, si chinò e mi guardò negli occhi. Mi mise una mano sulla spalla.

"Stai bene?" chiese.

"Non-Non proprio." provai a dire in un sussurro.

"Perché tra poco starai anche peggio." e tutto divenne nero.

Prison. || Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora