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Guardavo quella strana pasta giallognola nel mio piatto per capire cosa fosse. C'erano due fette di pane attorno, ma non mi sembrava comunque commestibile.

Una mano che mi si appoggiò sulla spalla mi fece sobbalzare. Mi girai col cuore a mille per vedere Michael dietro di me. Un sorriso stanco e manette ai polsi. Manette?

"Grissino! E' libero questo posto?" domandò entusiasta. La guardia che lo accompagnò annuì, poi si allontanò di poco. Non gli tolse le manette.

"Accomodati pure." risposi. Si sedette proprio di fianco a me, con un dito trascinò il mio vassoio dalla sua parte, e, indisturbatamente, incominciò a mangiare il mio cibo.

"Devo spiegarti un paio di cose. Fidati, sono qui dentro da un sacco di tempo."

"Perché dovrei farmi dare dei consigli da un segaiolo? Non ci tengo, ce la posso fare anche da solo." mi ripresi il vassoio.

"No, non ce la farai, ascoltami." mi prese per la spalla e mi fece girare verso di lui. I suoi occhi si incastrarono perfettamente nei miei in uno sguardo severo. "Vuoi sopravvivere?"

"Che domande?"

"Bene. Se non mangi ora, ti puniranno e non ti faranno mangiare per il resto del giorno. Ah, se ti vedono portare del cibo fuori dalla mensa, finisci in isolamento."

Fissai ancora la sbobba nel mio piatto. Dovetti trattenermi dal vomitare.

"Perché sei qui?" chiese. La calma era evidente nei suoi tratti delicati e nella sua voce.

Ridacchiai leggermente. "E tu perché hai le manette? Sei per caso un pazzo killer che se ne va in giro con una sega?" dissi, sperando abbia capito il riferimento.

Spalancò gli occhi e abbassò le sopracciglia. La sua espressione angelica che aveva qualche secondo prima svanì completamente. Venne sostituita dalla rabbia. Mi spaventai quando incominciò ad urlare, "Fatti gli affari tuoi, stronzo. Non sono problemi tuoi."

La gente intorno a noi ci guardava terrorizzata. Mi sentii ancora più piccolo quando Michael si alzò in piedi. Sbatté un pugno sul tavolo e prese la forchetta di plastica. Prima che me la scagliasse addosso, la guardia lo afferrò per il gomito, "Non un'altra volta, Clifford! esclamò. Lo prese con le sue possenti braccia, cercando di tenerlo fermo mentre lui scalciava, si dimenava e mi urlava contro.

"Queste sono cose serie!" mi gridò per ultimo, prima di sparire dietro ad una porta che non avevo notato prima dall'ora.

Prison. || Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora