Tutto quello che facevano da quando ero entrato, era spingermi e chiudermi in qualche stanza. Quella era piccola, aveva una sedia al centro e le pareti erano azzurre con dei decori multicolore.
"Si accomodi, Hemmings." una voce femminile mi spaventò. Mi voltai di scatto per vedere entrare una signora, abbastanza giovane, coi capelli rossi raccolti in una coda di cavallo. Aveva un paio di occhiali che le facevano sembrare il viso più piccolo tanto erano grandi. Dietro ad essi aveva due grosse occhiaia. Plausibile, data l'ora. Era struccata, a parte per il rossetto, che era di un rosso luminoso come quello dei suoi capelli.
Mi sedetti sula sedia e con disinvoltura accavallai le gambe. Mi stravaccai come facevo dietro i banchi di scuola. La signora aveva una targhetta nel taschino della camicia. Mary, diceva. Girava intorno a me. Il rumore dei tacchi mi risuonava fastidioso, la sua frangetta si muoveva ad ogni passo.
Si fermò davanti a me e avvicinò il viso al mio. Gli occhiali mi sfiorarono il naso. "Siamo molto severi, pensavo glielo avessero già detto. Di certo ora non la lasceremo andare. Vogliamo che impari per bene la lezione. Non rischiamo che lei lo possa fare di nuovo."
Ora, non sapevo cosa intendesse con 'noi', ma ridacchiai quando pensai che una donna gracile come lei potesse punirmi. Annuii, ma non riuscii a rimanere serio.
"Oh, Hemmings. Non sarò io a fare il lavoro sporco." mi lesse nella mente. Lavoro sporco?
All'improvviso la porta si spalancò. Un uomo alto, robusto, indossava una maglia nera con le maniche strappate, facendo vedere i suoi molteplici tatuaggi. Aveva un sorrisetto che non prometteva niente di buono.
"Divertitevi!" disse Mary, che con un saluto se ne andò, lasciandomi solo con l'orso.
Lo guardai inorridito mentre si avvicinava. Venni scaraventato giù dalla sedia con uno spintone. Caddi sul pavimento facendo un verso di dolore. Mi tirò un calcio sulla gamba, urlai. Urlai non per il male, ma per la sopresa. Un altro calcio, sulla schiena, questa volta. Sentivo le lacrime scendermi lente, ma me le asciugai velocemente.
"Non potete fare questo!" gridai, "Sono minorenne, non potete punirmi così!"
"Dovevi pensarci prima di decidere di venire qui." si beffò di me, ridendoci sopra.
Un altro calcio. Cercavo di proteggere la faccia con le braccia e più mi muovevo, più forte mi colpiva. A quel punto, non mi trattenni più e scoppiai a piangere. Non mi importava se stavo facendo la figura del debole.
Il suo stivaletto mi arrivò alla mandibola. Mi fece un gran male. Sentivo il sangue mischiarsi alla saliva, quando m arrivò un pugno in volto, sputai tutto. Macchiai il muro, mi spaventai quando, oltre ai miei schizzi di sangue, ce n'erano altri secchi.
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Prison. || Muke Clemmings
Fanfiction❝lui voleva uccidere me e io volevo uccidere lui.❞ luke nella cella 23, numero 587956 michael nella cella 24, numero 980534