Finalmente un po ' di pace

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Hazel si chinò a recuperare un vasetto di miele dal mobiletto.
Ne versò un cucchiaio nella sua solita tazza di latte e mischiò velocemente.
Frank posò un vassoio di biscotti sul tavolo e immerse la sua bustina di tè nell'acqua calda.
Si sedettero vicini, le mani strette e i visi sorridenti.
-Frank?- lo chiamò la moglie con aria esitante.
-Dimmi tesoro- rispose Frank mordendo piano un biscotto.
- Pensi mai a quanto siamo fortunati?- sorrise Hazel.
- Me ne rendo conto ogni giorno di più. Superare tutto ciò che abbiamo passato ed esserci rialzati...nonostante tutto. In pochi ce l'avrebbero fatta.- sospirò Frank ricordando tutte le avventure vissute.
- Soprattutto Percy, Annabeth e Nico. Ancora oggi rifiutano di parlare del Tartaro.- sospirò Hazel.
Ricordava le grida di Nico, durante la notte, quando capitava che dormissero nella cabina di Ade.
Lo ricordava piangere.
Lo aveva stretto forte, cercando di calmarlo, ma Nico non aveva mai voluto parlare dei suoi incubi.
A volte ripeteva di non voler tornare nel Tartaro come in trance.
Che odiava quel luogo.
Era cambiato tutto, un anno dopo la guerra.
Will aveva iniziato a sgattaiolare da Nico per dormire con lui e qualche volta svegliandosi, Hazel sentiva il biondo rassicurare Nico con una dolcezza e un amore che l'avevano commossa.
- Pensi che Un giorno smetteranno di avere gli incubi? Un giorno le occhiaie spariranno dai loro occhi?-
-Non lo so. Ma sono forti. Percy e Annabeth sanno sostenersi a vicenda e tuo fratello...Will è un sostegno non indifferente.-
- Già. Andiamo a fare un giro? Non voglio stare qui a tormentarmi e a ricordare onestamente.-
-Central Park? - capì al volo Frank.
-Central Park.- annuì Hazel sorridente.
Uscirono di casa con calma, preparandosi con attenzione.
Quando Hazel infilò il suo cappotto bianco, Frank recuperò le chiavi ed uscirono assieme di casa.
Fuori il portone, Hazel bloccò il fidanzato e sorrise dolcemente.
-Frank?- lo chiamò.
-Sì? -
- Ti amo - rispose Hazel baciandolo.
- Ti amo anche io- sussurrò Frank in risposta una volta che si furono separati.
Finalmente potevano godere la loro pace.

-Jason....-
-Sì Pip?-
- Mi servirebbe il tuo aiuto.-
-Che hai combinato stavolta? - rise il biondo, beccandosi un'occhiataccia.
- Potrebbe essermi volata la spazzola nell'albero.-
-Quale delle 10?- fece rassegnato il ragazzo.
- Quella verde- pigolò imbarazzata Piper.
-Sei peggio di Rachel Elizabeth Dare - sbuffò Jason.
-EHI! Io non ho mai tirato una spazzola a Crono.- sbuffò la figlia di Afrodite incrociando le braccia al petto.
Jason ridacchiò e spiccò il volo verso l'albero colpito dalla fidanzata.
La spazzola si era incastrata fra i rami ma fu facile sfilarla e tornare in casa passando per la finestra.
Piper lo abbracciò contenta e si applicò per togliere le foglie dai denti della spazzola.
Jason la osservò felice.
I capelli erano ancora sciolti e le ricadevano irregolari sul viso.
Gli occhi si fissarono su di lui con forza e il verde divenne azzurro e sfumò nel blu.
Jason rimaneva sempre incantato da grandi occhi caleidoscopici di Piper.
All'inizio ne aveva timore.
Se gli occhi sono lo specchio dell'anima allora quante facce aveva l'anima della sua ragazza?
E infatti la ragazza aveva vari volti ma tutti stupendi.
C'era la guerriera pronta a tutto per sconfiggere il male.
La modella che sovrastava tutti con la sua bellezza.
La ragazza alla mano e sempre pronta a sporcarsi.
E la protettrice, la ragazza che avrebbe fatto di tutto per i suoi amici.
Sorrise malinconico al ricordo del loro primo incontro, qualche anno prima, quando a stento ricordava il suo nome e Piper era stata ingannata da Era.
In quel periodo era ossessionato dalla ricerca delle sue origini e Piper (ma anche Leo) era rimasta sempre al suo fianco, accettando tutti gli ostacoli in cui si erano imbattuti.
Sapeva che la ragazza aveva sofferto per Reyna, sentendosi, in qualche modo, meno del pretore romano ma Jason sapeva anche Piper aveva una forza assurda tenuta ben nascosta.
La baciò dolcemente assaporando le sue labbra, un mix di pesca, ciliegie e mela rossa che poteva sembrare strano ma che a Jason ricordava l'estate.
Piper sorrise divertita e scrutò fuori dalla finestra con aria assorta.
- Quella non è un'empusa?- fece all'improvviso indicando una "ragazza " che inseguiva un ragazzino biondo con grandi occhi grigi.
-Andiamo- rise Jason afferrandola e volando fuori.
Si scontrarono facilmente con il mostro e si voltarono verso il bimbo.
Aveva gli occhi tempesta leggermente umidi ma non piangeva.
- Come ti chiami tesoro?- fece Piper e il ragazzino la fissò dubbioso.
- August -
-Come l'imperatore romano?- sorrise Jason e il ragazzo lo fissò con aria accondiscendente.
- Preferisco i greci. Voi siete semidei. Come me. Dico bene? Vi ho visti combattere quella cosa-
-Qual è il tuo genitore divino?-
- Atena -
-Una nostra amica è figlia di Atena. Se vuoi ti accompagnamo al campo e da lì avvisi tuo padre. Lui sapeva di essersi innamorato di una dea vero?- si assicurò Jason.
- Sì. Lui mi ha raccontato la verità su mia madre. E mi ha parlato del campo. Ma volevo aspettare prima di andarci.- spiegò August con aria affranta.
-Ti capisco. Ma è necessario tenerti al sicuro - rispose la figlia di Afrodite.
Piper e Jason allora non sapevano che quel bambino avrebbe dato nome al loro primo figlio maschio.
Si godevano finalmente un po' di pace.

Dopo Gea (Percabeth e Caleo )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora