Devilish.

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22 settembre 2005.

Quella mattina mi svegliai sudata, completamente avvolta nella coperta. 

Nonostante l'aria fresca di Berlino iniziava a farsi sentire, non era ancora tempo di trapunte e maglioni. Decisi di alzarmi per mettere qualcosa sotto i denti, siccome il mio stomaco richiamava cibo. Mia madre mi accolse sorridente in cucina, dove un profumo di caffè arieggiava nella stanza. Mi sedetti a tavola armeggiando con i cereali e il latte, che in poco tempo vennero sostituiti dai toast con la nutella.

-Mi chiedo spesso dove la metti tutta quella roba- mi chiese mia madre mentre sorseggiava il suo caffè.

-Quando lo scoprirò sarai la prima a saperlo, mamma.- risposi scocciata.

-Ti sei svegliata dal lato sbagliato del letto?-

Non feci in tempo a rispondere che il campanello suonò, e mia madre, poggiando la sua tazza nel lavello, andò ad aprire.

-Salve. Helena è in casa?-riconobbi la voce di Bill e presto dei passi avvicinarsi in cucina.

Era solito di Bill venire a trovarmi ad ogni ora del giorno, solo perché si annoiava.
Trascorrevamo le giornate guardando un film, a fare passeggiate o semplicemente a parlare di tutto e niente.

Molte volte si aggregava Tom, non mi entusiasmava l'idea, ma ovviamente non potevo farci nulla.

Ormai eravamo diventati i tre amigos, uno più strano dell'altro.

-Stai attento, si è svegliata con la luna storta- lo avvertì mia madre, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.

Bill ha sempre avuto una gentilezza ed un'educazione da far invidia a chiunque.

Mia madre è sempre stata innamorata del suo carattere, non si è mai fermata all'apparenza di un Bill truccato e vestito di nero.

-Buongiorno, principessa!- trillò Bill su di giri.

-Giorno, Bì.-risposi addentando il mio toast.

-Adesso ti prepari, e mi accompagni a fare shopping!- mi ordinò strappandomelo dalla mano, per poi portarselo in bocca.

-Ci siamo andati due giorni fa!- mi lamentai.

A quei tempi non ero ancora a conoscenza di quanto fosse malato di shopping.

Ricordo che una volta litigò con una ragazza per una giacca di pelle.

Ultima giacca.

La taglia di Bill.

E anche se poi non l'avesse mai indossata, secondo il suo ragionamento, era questione di principio.

L'aveva vista prima lui.

Raggiungemmo la fermata dell'autobus aspettando il suo arrivo, quando il rasta decise di intromettersi come al solito.

-È Tom-mi informò prima di rispondere al telefono. -Dimmi.- rispose il moro.

-Sì, sono uscito con Helena. Siamo in fermata diretti al centro commerciale- si voltò sorridendomi.

-Va bene, fai veloce- disse per poi rimettersi il telefono in tasca.

-Sta venendo anche lui?- chiesi sapendo già la risposta. Si voltò verso di me annuendo.

Dopo quindici minuti e due autobus persi, tirai fuori dalla tracolla il mio pacchetto di Marlboro sbuffando irritata.

Ogni persona ha conosciuto o conosce un Tom della situazione.

Menefreghista e ritardatario.

Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora