School

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24 settembre 2005.

Ore sette del mattino.

Il suono incessante della sveglia a martellarmi i timpani.

L'aria fresca mattutina pronta a ricordarti che era troppo presto.

-Helena! Svegliati!- aprii gli occhi sbuffando per la poca grazia che mia madre usava nello svegliarmi.

Mi alzai barcollando verso la cucina dove un buon odore di croissant mi attendeva.

-Ti ho lasciato dei soldi sul tavolo, ci vediamo stasera tesoro. Buona fortuna per il primo giorno di scuola!- mi salutò mia madre, uscendo di fretta come al solito, per andare al lavoro.

Dove diamine la tirava fuori tutta quella carica di prima mattina?

Divorai la colazione in fretta per poi chiudermi in bagno per una doccia veloce.

Non mi sentivo ancora pronta per iniziare l'anno scolastico, piagnucolai al pensiero dei tre mesi di vacanze volati via troppo velocemente.

Mi osservai allo specchio appannato a causa del vapore della doccia, due occhiaie violacee contornavano i miei occhi. Avevo passato l'intera nottata a rigirarmi tra le coperte, agitata.

Presi un leggings ed una felpa a caso, non volevo di certo tardare il primo giorno di scuola per il vestiario.

Il campanello improvvisamente suonò, risvegliandomi dallo stato di trans in cui ero entrata nell'allacciami le scarpe.

-Buongiorno! Sei pronta?- trillò Bill, unendo le mani sorridente.

Tom se ne stava poggiato alla porta assonnato, sorridendo debolmente. 

-Prendo lo zaino e arrivo- risposi per poi sparire in casa.


**

Il cortile della scuola era pieno di ragazzi che parlavano tra loro, c'era chi si abbracciava, chi rideva e chi come noi tre, se ne stava ad osservare.

C'erano le cheerleader già pronte nelle loro divise che lasciavano poco all'immaginazione, i ragazzi nelle loro uniformi da football, i nerd già pronti con i libri a leggere chissà cosa, mentre i soliti bulletti li prendevano di mira.

A me tutto questo poco importava, continuavo a camminare spedita verso il tabellone esposto nel corridoio.

Saettavo con lo sguardo tra i cognomi in ordine alfabetico, cercando tra quella sfilza, il mio.

-Buongiorno ragazzi!- ci salutò Ania, affiancandoci nella lettura.

I gemelli, dietro di noi, sbirciavano di tanto in tanto il foglio.

-Inutile che controlli, quel vecchio di merda ha mantenuto la sua fermezza- mi informò Ania.

-In che classe sei?- chiesi continuando la mia ricerca.

-Terza B- rispose guardandosi le unghie.

-Io sono in terza C, almeno siamo vicine di classe- sbuffai per poi raccogliere da terra il mio zaino. -Ragazzi io scappo a prendere il mio posto all'ultimo banco, ci vediamo a pranzo.- salutai i tre per poi correre nel corridoio.

Con mia immensa gioia, la classe era ancora vuota. Sprofondai sulla sedia riprendendo fiato, il posto che amavo di più. Ultimo banco a sinistra, accanto alla finestra. Da lì potevo farmi gli affari miei ed osservare di tanto in tanto il tempo fuori da quell'edificio noioso.

Sparsi il contenuto del mio zaino sul banco, per far intendere che nessuno doveva azzardarsi a mettersi vicino a me.

-Hai visto come mi ha sorrisa?-

Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora