Happy New Year.

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31 dicembre 2005.

Abiti neri. Cappello calato sugli occhi. Una tanica di tinta per pareti nera, un pennello grande in mano.

Ore tre e ventisei, notte fonda.

Occhiaie profonde ad annunciare notti insonni. 

Non avevo paura a girare per strada a quell'ora da sola, avevo già subito tutto ciò che di brutto una persona possa subire.

Marciavo diretta in un luogo preciso. Avrei cominciato ad eliminare tutte le cazzate fatte e promesse.

Ed eccolo, il primo errore.

Quell'abbraccio con la promessa che sarebbe rimasto accanto a me.

Gettai a terra il secchio chiuso con un coperchio di plastica.

Nessun ripensamento. Nessun tentennamento.

Aprii di colpo il secchio immergendo il grande pennello dentro, eliminando ogni millimetro di quella merda impressa sul muro.

Non m'interessava il fatto di averlo fatto col cuore, di averlo fatto sotto la pioggia in un momento di felicità.

Andava eliminato.

Come esso, andava eliminato anche il suo tentativo di far pace.

Eccolo lì.

Noi due stretti, noi due che ci baciamo, le nostre mani intrecciate.

"Vorrei poter ricominciare da quel giorno. Il giorno del nostro primo bacio".

-Fanculo- sbuffai una risata.

Nero per coprire. Nero per cancellare.

La prima cosa che coprii, fu proprio quella scritta. Poi, i nostri volti attaccati.

Con rabbia, lanciai direttamente la vernice sul muro, ricoprendo completamente il mio dolore.

Mi ritenevo soddisfatta, finalmente.

Gettai in un secchione la tanica ormai vuota, e me ne tornai a casa con una felicità inspiegabile.

Il rasta non ci avrebbe messo tanto ad accorgersi del mio sfogo, dato che quei muri distavano pochi metri da casa nostra.

Sì, volevo che lo vedesse. Volevo che gli si distruggesse il cuore in mille pezzi.

No, non era quella la mia vendetta. Quello era solo l'inizio.

Ma per riuscire nel mio intento, avevo bisogno di un aiuto esterno. Mi addormentai con quel pensiero fisso, avrei agito alla festa di capodanno del giorno seguente.

Sei giorni erano passati. Sei giorni fatti di pianti e richieste di perdono dai due traditori infami.

No, io da quella sera non avevo più versato una lacrima. Non avevo più un cuore, tutto qui.

Avevo acquistato una serenità incredibile, grazie anche a qualche aiutino. Non ero tornata la tossica di prima ,ogni tanto ne approfittavo per una spintarella di morale. Mi sentivo una merda verso mia madre, ma in quel momento non riuscivo a pensare lucidamente.

Mi risvegliai con qualcosa che puntava sulla mia guancia ripetutamente, infastidendomi non poco.

-Buongiorno, principessa!- sbottò allegro Bill, fissandomi sorridente.

Mi voltai lentamente verso la sveglia sul comodino e constatai che fossero solo le nove del mattino.

-Bill, ma che cazzo! Lasciami dormire!- borbottai infilando la testa sotto al cuscino.

Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora