2 novembre 2005.
I raggi del sole che entravano prepotenti dalle persiane, mi costrinsero a voltarmi nel lato opposto. Un sorriso al ricordo della sera precedente, nacque sul mio volto assonnato.
Notai però, con un colpo della mano, che il posto accanto al mio era vuoto.
Aprii lentamente gli occhi per assicurarmi che fosse veramente così, e a malincuore, notai di essere veramente sola.
C'era da aspettarselo.
Cosa credevo?
Che fosse sincero?
Illusa.
Ed io, da brava idiota, mi ero lasciata usare di nuovo. Come aveva avuto l'occasione, se ne era scappato a gambe levate.
Mi schiaffai una mano sul viso, afferrando la biancheria ai piedi del letto, indossandola.
Dei passi che salivano lentamente le scale però, mi fecero ritrovare la speranza di essermi sbagliata. Entrò di schiena per aprire la porta accostata, e una volta voltatosi, notai che tra le mani teneva un vassoio.
Sorrisi istintivamente, affondando la guancia nel cuscino.
-Speravo stessi ancora dormendo, volevo svegliarti io- mormorò amareggiato raggiungendomi.
-Forse ho esagerato- ridacchiò indicando il vassoio che strabordava.Mi alzai leggermente, stampandogli un bacio sulla guancia liscia.
-Grazie- biascicai addentando una brioches.
-Quando torna tua madre?- chiese stendendosi accanto a me.
Ti prego Tom, per la mia sanità mentale, mettiti una maglietta.
-Non lo so- alzai le spalle divorandomi una fetta di crostata alle ciliegie.
-Quindi sei tutta sola per molto ancora?- sussurrò torturando il mio collo.
Il fatto che lui indossasse solo i boxer, non migliorò i miei pensieri poco casti in quel momento. Mi abbandonai a quelle labbra, deglutendo rumorosamente e dolorosamente la crostata.
-Sì- balbettai.
Lo sentii sorridermi sul collo, provocandomi brividi su tutto il corpo.
Lentamente, scese sul mio seno coperto dal reggiseno, ed io gettai la testa indietro, beandomi di quelle labbra calde.
Poi però, qualcuno decise di intromettersi in quel momento perfetto. Il suono incessante del campanello ci costrinse a staccarci.
Mi alzai a malincuore indossando al volo qualche capo sparso per la stanza, andando ad aprire ad un Bill nel panico più totale. Indossava ancora i vestiti della sera precedente, e dal trucco che gli arrivava fino al mento capii che non fosse rientrato a casa.
-Non ti ha fatto del male, vero?- urlò fissandomi con il terrore nello sguardo. -Mi sono risvegliato a casa di Georg, credo di essermi ubriacato pesantemente ieri. Mi sono svegliato urlando il tuo nome e ho pensato a mille cose...- si bloccò improvvisamente fissando ad occhi sgranati il rasta dietro alle miei spalle, appena sceso.
-Tu!- urlò il moro indicandolo minaccioso. -Cosa le hai fatto?- piagnucolò stringendomi tra le sue braccia con fare protettivo.
-Bill, va tutto bene- ridacchiai poggiando una mano sul suo petto.
Lui mi fissò confuso, alzando un sopracciglio spostando di continuo lo sguardo tra me e il rasta.
-Che succede?- chiese con un angolo del labbro alzato.
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Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-
Fanfiction-Guarda cosa cazzo sei diventata!- Aveva urlato tirandomi per i capelli, ponendo il mio viso a pochi centimetri dallo specchio. Mi limitai come sempre a singhiozzare e a pregarlo di smetterla, cosa che a lui fa imbestialire ancora di più. Quando poi...