Just Like The Whiskey Burns.

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16 gennaio 2006.

Vuoto. L'unica parola che con esattezza, rispecchiava la mia anima.

Pesantezza. La sensazione che sentivo nel cuore.

Tutto intorno a me aveva perso importanza. La sensazione di non sentirsi appagati della propria vita, sentire che tutto scorre una merda.

Da quando era cambiato? Da quando ero di nuovo sola.

Tom, alla fine, era riuscito nel suo intento. Era riuscito a farmela pagare.

Mi aveva portato via la mia unica speranza di vita. Bill.

Ormai non era più lo star male per un'influenza. Se ne era andato semplicemente via, anche lui, come tutti.

Tutto questo perché Tom, glielo aveva imposto. 

"Ha scelto me." Aveva detto. Il tutto, incorniciato dal suo sorriso maligno.

Aveva fatto la sua scelta ed io ero felice per lui. Sì, sarei stata meno egoista e avrei lasciato perdere ogni ipotetica vendetta. Avremmo continuato così per quanto, altrimenti? Finché ci saremmo presi a botte per ogni rancore da parte di entrambi? No, lo avrei lasciato crepare nella sua stupidità. Stavo di merda, ma non avrei permesso di farmi vedere in quello stato.

La scuola era ricominciata, ma ormai era più che ovvio che avrei perso l'anno. Mi bastava andarci per non marcire in casa e vedere gente. Il tutto includeva il sesso occasionale nei bagni della scuola con Matt, a ricreazione o in un altro momento di pausa.

Quel rapporto non si sarebbe evoluto, io lo usavo e basta.

Ero tornata alla mia vecchia attività da tossica incallita, ma la cosa ormai non mi premeva più.
Forse quella era la fine che meritavo, forse il mio destino era già scritto da qualche parte.

La cosa che mi faceva più schifo, era il fatto che Georg e Ania fossero tornati insieme. Stronza, puttana e calcolatrice.

Sapeva quanto Georg pendesse dalle sue labbra e quanto soffrisse, e aveva fatto in modo che lui cedesse di nuovo. Ed ora, l'allegro gruppetto era di nuovo unito più di prima ed io ero solo un neo fastidioso per ognuno di loro.

Non mi sfuggivano gli sguardi carichi di dolore di Bill, sembrava cercasse di comunicarmi con gli occhi il suo dispiacere. Di cosa si dispiaceva? A me non fregava un cazzo. Arrivata a quel punto, ero felice di starmene da sola.

Ania, alla fine, si era rivelata per quello che avevo sempre temuto. Una troia falsa e approfittatrice. Era sparita insieme ai suoi tentativi di far pace, ora che aveva tutti dalla sua parte.

Io non avevo più parlato con nessuno di loro, semplicemente mi veniva la nausea solo a guardarli.

-Stasera faranno una serata al Blackout, ci andiamo?- mormorò Matt dietro di me, passandomi lo spinello acceso.

Ce ne stavamo come d'abitudine dopo una scopata, a rilassarci sulle scale antincendio della scuola.

-Perché no... ho bisogno di svagarmi- risposi poggiando la testa sul suo petto.

-Mi sta riprendendo voglia- disse strappandomela dalle dita, per poi trascinarmi per le scale.

Ridacchiai fissandolo maliziosa, per poi seguirlo nei bagni dei ragazzi, chiudendoci nel primo sulla sinistra.

-Sei insaziabile.- mormorai nel suo orecchio, mordendogli il lobo dilatato.

-È colpa tua- mugugnò di piacere, quando la mia mano si intrufolò nei suoi pantaloni.

Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora