15 dicembre 2006.
Ero ufficialmente una balena.
Facevo fatica a fare qualsiasi cosa, ritrovandomi subito dopo col fiatone. Fortunatamente avevo tante persone vicino a me ad aiutarmi ed una di queste, se non la più presente, era Tom.
No, non eravamo tornati insieme.
Mi facevano piacere le sue attenzioni ed io speravo di potermi gettare di nuovo tra le sue braccia ad occhi chiusi. Avevo bisogno del mio tempo e delle dimostrazioni da parte sua. Lui si impegnava per poter riacquistare la fiducia da parte mia e speravo con tutta me stessa di riuscirci.
Delle volte, quando lo vedevo chinato sulla mia pancia ad accarezzarla, mi veniva voglia di prenderlo e baciarlo. Poi la mia parte razionale si faceva sentire e mi limitavo a sorridere come un ebete.
Avevamo scoperto il sesso ed era stato un dramma.
Bill aveva urlato per tutto il tempo che non vedeva l'ora di vestirla alla moda e truccarla.
Si era una femmina, per Bill una bambola.
L'espressione scioccata del rasta invece, mi aveva fatto preoccupare.
-Io so cosa pensano i ragazzi e non permetterò che facciano pensieri di quel tipo su di lei- aveva farfugliato in trans, fissando lo schermo che ritraeva nostra figlia.
Il tutto mentre Bill saltellava per la stanza.
La ginecologa mi fissava con un sopracciglio alzato, sapevo bene cosa pensava. Che avrei fatto bene ad abortire, perché eravamo ancora un branco di ragazzini.
Fortunatamente il periodo crisi isterica era passato ed ora il mio umore era più regolare. Il natale era alle porte ed io come l'anno precedente, sentii sempre di più la mancanza di mia madre.
-Vuoi andare da qualche parte? È una bella giornata- mi risvegliò il rasta dai miei pensieri, mentre osservavo la strada sfrecciare fuori dal finestrino.
Mi portava ogni giorno in un posto diverso ed io ero felice di questo, ci riavvicinava sempre di più.
-Tanto alla fine decidi sempre tu- alzai le spalle, trattenendo un sorriso.
-Vuoi unirti a noi?- alzò lo sguardo sullo specchietto retrovisore, per osservare il fratello seduto dietro di noi.
-No, grazie. Tutte queste emozioni mi hanno ucciso, ho bisogno di farmi un bagno caldo- mormorò avvicinandosi tra noi, per poi poggiare una mano sul mio ormai enorme ventre.
-Qualcuno dovrà pur mettersi al lavoro per l'outfit di questa bambina!- disse per poi portarsi una mano al viso. -Oddio non c'è tempo!- urlò nel panico totale, gettandosi sui sedili posteriori.
Scossi la testa sorridendo appena, tipico di Bill... come minimo al parto mi avrebbe fatto un abito apposito. Mancavano due mesi e solo l'idea che dovessi far uscire con tanto dolore un bambino dal mio corpo, mi metteva un'ansia allucinante.
Avrei retto il dolore?
Tom mi aveva chiesto se poteva assistere, ma io non ero così tanto sicura. Non che volessi privarlo di vedere sua figlia nascere, ma la cosa mi metteva in imbarazzo. Lo avrei fatto addirittura da sola, per quanto mi vergognassi all'idea di aprire le gambe e far vedere quello spettacolo raccapricciante. Ma nonostante tutti i video di parto naturale che avevo visto negli ultimi mesi mi avessero aiutata a capire come funzionasse, sapevo che da sola non avrei fatto granché.
Mi abbandonai all'idea di dover soffrire in mano di gente sconosciuta, mentre il moro scendeva dall'auto salutandoci.
-Ormai è ora di pranzo, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?- chiese accendendosi una sigaretta, stando ben attento a tenere il fumo fuori il finestrino.
STAI LEGGENDO
Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-
Fanfiction-Guarda cosa cazzo sei diventata!- Aveva urlato tirandomi per i capelli, ponendo il mio viso a pochi centimetri dallo specchio. Mi limitai come sempre a singhiozzare e a pregarlo di smetterla, cosa che a lui fa imbestialire ancora di più. Quando poi...