The Awakening.

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21 aprile 2006.

Vi siete mai ubriacati talmente tanto da sentire la testa fatta di piombo? Come se il cuscino sotto di essa, fosse fatto di chiodi che ti si conficcano nel cervello? Provi ad alzarla, provi a muoverla almeno a destra e a sinistra, ma niente.

Immobile.

Dovevo aver partecipato ad una festa da panico la sera prima, se non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi.

Forse era in parte anche dalla luce che mi picchiava sulle palpebre sigillate, a non permettermi di farlo. Mi ero sicuramente dimenticata le tapparelle aperte la notte prima, e forse nemmeno mia madre se ne era accorta.

Di solito era lei a chiuderle se le trovava aperte.

-Mamma...- mi lamentai con voce debole e impastata.

Ero sicura di essere sola, e quasi mi spaventai nel sentire dei rumori non perfettamente nitidi alle mie orecchie. Sembrava come se fossi in un tunnel dove ad ogni angolo arrivavano voci o suoni ovattati ed angoscianti.

Forse stavo sognando. Forse mi ritrovavo in un sogno lucido. Ed io ero spaventata. Volevo svegliarmi.

Un suono continuo, forse la sveglia, suonava a intermittenza alla mia sinistra. Cercai di muovere una mano in quella direzione, ma di tutta la mano, solo l'indice riuscii ad alzare.

I suoni ovattati e angoscianti, aumentarono di volume, spaventandomi a morte.

Sentii una pressione al mio occhio destro, di colpo aperto non per mano mia, qualcuno lo aveva fatto. Una luce accecante venne sparata poco dopo, cercai di urlare, ma dalla mia bocca non uscì niente. Lo stesso trattamento, venne fatto anche al sinistro e mi chiesi chi cavolo ci fosse in casa mia a disturbare il mio sonno ristoratore.

Ma cosa più importante, perché cavolo non riuscivo a svegliarmi?

Quei suoni ovattati e angoscianti però, iniziarono a distinguersi. Iniziavano ad avere forma.

Voci.

Parole.

Qualcosa a che fare con i riflessi incondizionati.

Un tocco forte e caldo sulla mia mano sinistra.

Una voce. Una voce calda. Una voce distrutta. Una voce che chiamava il mio nome.

Non sapevo a chi appartenesse, sapevo solo che mi conosceva ed era lì per farmi svegliare.

Le mie palpebre tremarono, faticando ad alzarsi. Che diavolo mi succedeva? Perché non riuscivo ad avere il controllo del mio corpo?

Passarono ore forse, ma i miei occhi furono sempre troppo pesanti. Quella stretta era ancora ferma sulla mia mano, e mi chiesi a chi appartenesse. Quel suono ripetitivo picchiettava ancora insistentemente.

Bip, Bip, Bip.

Cercai di nuovo di muovere la mano verso quell'aggeggio fastidioso, ma di nuovo solo il dito riuscii a muovere.

Quella stretta si mosse, e sentii il mio braccio leggero, forse alzato.

Un tocco caldo e morbido si poggiò sulle mie nocche, erano labbra?

Piccola.

Quella parola rimbombò nella mia testa, sfumando in un eco che mi creò dolore. Aggrottai le sopracciglia dal dolore e forse riuscii a farlo davvero, quando sentii di nuovo quella voce calda parlarmi.

Piccola, mi senti?

Sì, ma fa male. Avrei voluto urlare. Avrei voluto dirgli di smetterla di parlare, perché la mia testa esplodeva ad ogni suono. E quel suono continuo non faceva che peggiorare la situazione.

Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora