Capitolo 15

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Il sole risplendeva nel cielo celeste mentre alcune nuvole bianche e passeggere si muovevano qua e là.
I raggi entrarono dalla finestra di camera mia illuminando la stanza e facendomi svegliare per l'eccessiva luminosità; erano caldi sulla mia pelle e mi procuravano una sensazione piacevole, che mi impediva di alzarmi dal letto. Ma oggi era un giorno importante per me e di certo non potevo starmene coricata, oggi sarei dovuta andare alle prima lezione di guida. Il solo pensiero di saper guidare una macchina, e non chiedere favori a nessuno mi elettrizzava, lo vedevo come un passo verso l'indipendenza. Già, stavo diventando grande, chissà magari tra qualche anno avrò una famiglia con un marito e dei bei figli che girano per tutta la casa, oppure starò ancora dai miei, immersa nei fazzoletti asciugandomi le lacrime per le delusioni d'amore. Spero vivamente non sia quest'ultimo il mio futuro.

Alle nove e mezzo incominciavano le lezioni, erano già le otto e quaranta e la voglia di alzarsi era totalmente assente, contro la mia volontà però, mi alzai e mi preparai.

Mentre stavo per allacciarmi le scarpe il mio telefono squillò, non guardai chi fosse e risposi direttamente.

«Pronto?»
«Alysooon» disse una voce euforica.
«Zenoo. Ma cosa ti è successo? Sei sparito. È una settimana che né ti vedo né ti sento.»
«Sì, lo so. Ho avuto.. alcuni imprevisti...»
«Ohh» ultimamente era diventato misterioso, non capivo cosa stesse succedendo per non potermelo dire.
«Ti va se domani mattina facciamo un giro o qualcosa del genere da buoni amici?»
«In realtà domani dovrei andare a vedere i risultati degli esami; puoi venire con me, se vuoi» c'era una strana tensione tra di noi.
«Non fa niente. Invece stamattina?»
«Non ci crederai, ma sto andando alla scuola guida» dissi contenta.
«Finalmenteee»
«Già, almeno non ti dovrò più rompere le scatole ogni volta»
«E sporcherai la tua auto con le patatine, al posto della mia» disse al ricordo di quella volta che avevo mangiato un pacco di patatine sulla sua auto e nell'aprirlo, metà del contenuto, si era rovesciato sui tappetinni nuovi e puliti.
«Le avevi comprate tu, quindi la colpa è tua»
«Ah! Ma come fai?!»
«A far cosa?»
«Mi freghi sempre» disse facendo il finto frustrato.
Risi. «Beh è perché sei stupido» scherzai.
«Grazie eh!»
«Beh di niente. Comunque che dici se ci vedessimo oggi pomeriggio?» proposi.
«Ho un impegno...»
«Oh capito. Posso chiederti di che si tratta?»
«P..osso non risponderti?»
«Zayn. Mi stai facendo preoccupare. Sei sparito da più di una settimana, non hai risposto alle mie chiamate e né ai miei messaggi. Ho il diritto, almeno credo, di sapere cosa stai tramando» dissi tutto d'un fiato.
«Non sto tramando niente è solo che... è una cosa familiare» disse indeciso.
«Non voglio che tu mi dica di cosa si tratta, se non vuoi; ma almeno puoi dirmi se tutto va bene. Mi sono preoccupata questi giorni sai?»
«Scusami. Scusami tanto. Hai ragione. La prossima volta ti avviserò.»
La prossima volta?
«Vuol dire che sparirai di nuovo?»
«Vedi Aly... è complicato. Ti chiedo troppo se ti dico di non farmi più domande?»
«No, va bene. Se non vuoi dire il tuo segreto alla tua migliore amica, non fa niente» dissi piuttosto offesa.
«Io non lo definirei un segreto. E poi non che non voglio dirtelo... non posso dirtelo; sono due cose totalmente differenti»
«Come lo chiami tu qualcosa che non puoi dire a nessuno? Io lo chiamo "segreto".»
«Sì hai ragione. Scusami... avrei dovuto avvertirti... ma io non...» la sua voce si fece sempre più lieve alla conclusione della frase interminata.
Forse, o meglio, sicuramente sono stata troppo invadente e non avrei dovuto parlargli così.
«No, Zayn, scusami tu. Sono stata troppo ficcanaso, ma comprendimi sei sparito completamente dalla faccia della terra.
Credi io non mi accorga del cambio del tuo umore quando il tuo benedetto cellulare squilla? E credi non mi sia accorta che ti allontani di proposito dagli altri per rispondere? Non sono sciocca, ma sono preoccupata» dissi finalmente, era da molto che volevo dirglielo ma non si era mai presentata l'occasione.
Lui non rispose, e io sentivo solo il suo respiro pesante.
«Se non vuoi darmi spiegazioni...»
«Alyson ti ho già detto che io vorrei dirtelo ma non posso» in questo momento la mia curiosità è alle stelle ma non posso fare la ficcanaso, non è giusto nei suoi confronti, dato che lo vedo alquanto preoccupato.
«Basta. Cambiamo agomento» dissi stufa.
«Mi dispiace» disse sincero.
«È colpa mia. Lascia stare.»
«L'invito di oggi è sempre valido?» mi chiese.
«Ma certoo»
«Bene. Allora alle quattro passo da casa tua e ci facciamo un giretto, così parliamo un po'»
«Per me va benissimo» dissi entusiasta. «Ma il tuo impegno?» aggiunsi poi, ricordandomi il motivo per cui qualche minuto fa non poteva trascorrere del tempo con me, oggi.
«Lo eliminerò» disse.
«Sicuro? Non voglio cacciarti nei guai o qualcosa del genere.»
«No no. Stai tranquilla»
Spostai lo sguardo sull'orologio che era appeso al muro del salotto.
Le nove e un quarto.
«Porca miseria. Zayn sono in estremo ritardo. Scusami ma devo staccare» dissi alzandomi di scatto dal divano e correndo per la casa in cerca della mia giacca.
«Ci vediamo oggi pomeriggio allora. Buona fortuna.» disse. E potei percepire il suo sorrisetto con la lingua tra i denti.
Infilai la giacca e cercai le chiavi di casa.
«Mammaaaa vadoo» gridai.
«Mi hai rotto un timpano.» si lamentò Zayn al telefono, mentre ricevetti un "mi raccomando, fai attenzione" in risposta, da mia madre.
«Non c'è altro modo per comunicare da una stanza all'altra» risi.
«No, tu sei una strega.»
«Forse» risposi.
«Comunque la streghetta adesso ti saluta sennò rischia di arrivare in estremo ritardo alla sua prima lezione di guida»
«Ma se sei una streghetta non dovresti guidare la scopa?»
«Zayn, non faceva ridere»
«Sì. Hai ragione, era pessima. Allora a oggi Aly»
«A dopo Zeno» staccai la chiamata ridendo e uscii di casa.
Appena scesi uno scalino, le mie scarpe si bagnarono di qualcosa di bollente.
Abassai lo sguardo sulle mie scarpe bianche rovinate di un liquido marroncino.
Un foglio piegato era adagiato accanto ad un bicchere della pasticceria Starbucks, per terra, e il suo contenuto era tutto sulle mie scarpe.
L'aroma della bevanda aveva ormai preso il sopravvento.
Era chiaro.
Era un cappuccino.

Un amore difficileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora