Capitolo 14

357 20 3
                                    

«Oddio! Scusa, scusa» cercai di rimediare prendendo dei fazzoletti per asciugare la grande chiazza sul suo grembiule blu.
«Sono davvero desolata» continuai a scusarmi.
Il ragazzo, che fino a quel momento era rimasto con lo sguardo basso, fisso sul disastro che avevo combinato, tolse delicatamente le mie mani che cercavano di rimediare. Io non potei che sentirmi ancora più imbarazzata.
«Grazie» rise «È cappuccino?» alzò lo sguardo, mostrandomi due occhi verdi che avevo già incontrato.
«Vedo che ci incontriamo sempre nello stesso modo» continuò divertito vedendo che non rispondevo.
«Ehmm...scusa..io non ti avevo visto. Brucia?» domandai preoccupata.
«No, affatto» non so se lo disse in modo sarcastico o meno, ma si notava che voleva fare "l'uomo".
«Qualcosa in meno per cui scusarmi»
«Non c'è bisogno che ti scusi, anzi mi dispiace per averti fatto perdere il tuo cappuccino, te ne prendo subito un altro» disse andando verso la cassa.
«Non ce n'è alcun bisogno» dissi «Ma grazie comunque» corressi la mia precedente affermazione, che suonava al quanto sgarbata.
«Sì, invece; devo ripararti ancora il danno combinato alla tesina, ricordi?»
Risi. «Beh non preoccuparti; in fondo siamo pari tu hai rovinato la mia tesina e io il tuo grembiule.»
«Ma io insisto per prenderti un nuovo cappuccino» disse con un ghigno. La cassiera si spostò dal bancone e venne verso di noi, o meglio verso di lui.
«Harry, abbiamo bisogno di te al banco, quindi saluta la tua amica e vieni a lavorare» disse la donna sulla cinquantina, la quale il biglietto attaccato sul petto la identificava come "Cassandra".
«Sì arrivo, solo un attimo» sbuffò Harry, mentre lei tornò alla sua postazione precedente facendo un gran baccano con gli zoccoletti.
«A proposito non sapevo lavorassi qui, non ti avevo mai visto eppure vengo spesso» notai.
«È la prima settimana che ci lavoro» affermò «E già mi sono stufato» spostò gli occhi su Cassandra. Risi.
«In effetti è un po' sgarbata»
«Ma è la moglie del proprietario, quindi devo andarci per forza d'accordo»
«Immagino»

«Harry» lo richiamó di nuovo.
«Ti conviene andare se non vuoi perdere il lavoro» ridacchiai.
«Già»
«Harryyyyy»
«Vado, scusa»
«Sì, tranquillo. Ciaoo»
Mi girai verso la porta divertita dalla situazione.
Sentivo lui dire, dietro le mie spalle «Arrivo, arrivo» e Cassandra che lo riprendeva.

Mi incamminai verso casa a piedi ma prima decisi di fare un salto in libreria.
Come sempre, era molto affollata e caotica.
Mi diressi nella mia postazione preferita "lo scaffale dei romanzi".
Le mie dita scorrevano tra le copertine dei libri nuovi di zecca mentre i miei occhi leggevano goffamente i titoli. Due di loro mi attrassero, uno era di Nicholas Sparks. Ovvio. Tutti i suoi libri mi attraggono.
L'altro si intitolava era solo un'illusione. Al leggere questo titolo la mia mente, ma soprattutto il mio cuore non fecero che pensare ad un'unica persona.
Lo so, erano passate settimane, ma avete idea di cosa significhi essere lasciate da quella persona che consideri la più importante della tua vita? Io non conoscevo l'amore prima di averlo incontrato. Sembra stupido dirlo ma io sono ancora innamorata di Luke. Anche se l'odio ha avuto il sopravvento sull'amore.
Lui non merita il mio amore.
Lo so, lui non pensa a me; a lui non batteva il cuore quando mi stringeva la mano, lui non aveva le farfalle nello stomaco quando mi baciava, lui non mi amava; sono stata solo una stupida, sono cascata nella sua rete come una sciocca ma si sa che all'amore non si comanda.
E adesso che mi ritrovo questo libro in mano che ha per titolo il finale della mia unica "storia d'amore" mi chiedo se un giorno potrò incontrare la persona giusta, che riempia l'altra metà del mio cuore.
«Signorina, posso esserle di aiuto?» mi chiese una commessa ansianotta con una voce dolce e sottile.
«No, grazie. Devo solo pagare questo»
Scelsi alla fine il romanzo di Sparks e mi diressi alla cassa con il libro in mano.
Con la punta delle dita fredde asciugai le lacrime che minacciavano di uscire ed estrassi il portafogli dalla borsa.
Sul bancone, molti fogli, libri, e scatole erano posizionati disordinatamente.
La vecchietta arrossì.«Scusa per tutto questo disordine, ma ultimamente la vecchiaia si fa sentire, avrei bisogno di una mano qui..»
«Perché non cerca una commessa?»chiesi ovvia.
«È da tre mesi che in vetrina è appeso un cartello con scritto "cercasi personale"» disse mentre passava il libro sulla cassa e faceva lo scontrino. «Ma come vedi, giovane, nessuno si è presentato» disse infine porgendomi la busta rossa con il mio libro.

Pagai e uscii dalla libreria, notando il cartello di cui mi parlava la signora. Era giallognolo e l'inchiostro nero della scritta "cercasi personale" lasciava a desiderare dato le numerose sbavature, di certo i giovani di oggi vedendo questo cartello non sarebbero eletrizzati di lavorare qui.

Con le mie due buste, una contenente il muffin e l'altra il libro, ritornai a casa a passo svelto in modo di arrivare puntale per l'ora di pranzo.

#Spazio autrici

Hey guys
Come avete trascorso il ferragosto?
Noi insieme, a scrivere

Anywayy, volevamo informarvi che avevamo pensato di tradurre la storia in inglese (con l'aiuto di una nostra cugina), che ne pensate?

xx Aurora e Manuela

Un amore difficileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora