Capitolo 4

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Tornata a casa mi buttai sui compiti senza troppo successo, parlare con Jane mi aveva fatto bene, non avevo più nessuno con cui confidarmi e stare ad ascoltare solo me stessa non era quasi mai una buona scelta, mi aveva dato dei buoni consigli, e il vino aveva fatto il giusto effetto.
Cercai di studiare un po' facendomi qualche schema, poi chiusi i libri senza finire.
Guardai il telefono: una chiamata persa da un numero sconosciuto, forse era qualche stupida compagnia assillante.
Questa sera avevo un altro appuntamento, un amico di un mio cliente, ci eravamo sentiti per telefono circa una settimana fa, mi aveva già mandato il numero di stanza e il nome dell'hotel.
Avrei preferito andare a correre per sciogliere un po' la tensione, la testa sembrava scoppiarmi.

Appena scesi trovai il taxi che mi aspettava, era stato Lucas a mandarmelo, un bel gesto.
Arrivai all'hotel, era un posto molto carino, adoravo la zona di Battersea, la receptionist mi salutò cordialmente e mi diede la carta con il codice della stanza, presi l'ascensore e arrivata davanti alla stanza trovai la porta aperta.
Entrai guardandomi in torno:
La stanza era molto grande, tutto tendeva sul beige e sul bianco, in centro alla stanza c'era un enorme letto matrimoniale pieno di cuscini.
Gli hotel londinesi erano una favola, e questo confermava sempre di più la mia idea.
<<Lucas?Sono Aurora>>
Mi girai di scatto sentendo chiudersi la porta.
<<Ciao a te tesoro>>
Automaticamente scattai, Lorenzo, lui era davanti alla porta, mi guardai intorno freneticamente cercando una qualsiasi via d'uscita, ma l'unica porta era quella del bagno, ero senza fiato, dovevo andarmene, cosa ci faceva qui? Come aveva fatto a sapere..
Non lo guardai e gli andai incontro con l'intenzione di spostarlo e uscire ,lui mi prese per i polsi e mi spinse con forza contro il muro.
Mi divincolai con forza, appena riuscii a liberarmi una mano con quella liberai anche l'altra e lo spinsi indietro.
<<Cosa vuoi da me? Perché mi hai fatto venire fin qui? Lasciami uscire>>
<<Aurora io voglio solo parlare di noi, e poi anche di questo, in che giro sei finita? Sei impazzita?>>
Si avvicinò sfiorandomi.
Mi mancava il contatto fisico con lui, appena mi sfiorò sentii chiaramente l'elettricità che quasi sembrava volerci far toccare con la forza, ma la ignorai spostandomi dal muro.
<< Sono affari solo miei di quello che faccio o non faccio, mi devi lasciare in pace! Come devo dirtelo?>>
Questa volta urlai, il suo viso cambiò, da crucciato passò quasi ad un espressione esasperata.
<<Aurora, non riesco a parlarti, a spiegarti, se solo tu mi dessi del tempo>>
<< Di tempo ne hai avuto fin troppo, ci siamo visti dopo che sei andato a letto con lei! Potevi dirmelo e non l'hai fatto! Non ti fai schifo?>>
<< Io faccio schifo? Ti devo dire io quello che stai facendo ora Aurora?!>>
Sentivo le lacrime che salivano, facevano male, lo guardai negli occhi e mi diedi il colpo di grazia da sola, il petto mi doleva e il cuore sembrava volesse uscire seriamente dal mio petto.
Si avvicinò e mi accarezzò la guancia, poi spinse il corpo attaccato al mio.
Lo guardai con tutto il disprezzo di cui ero capace.
<<Non ci provare nemmeno Lorenzo,non farò sesso con te>>
<<Mi manchi Aurora, ti posso aiutare, perdoniamoci a vicenda, sai che è la miglior scelta per entrambi>>
Il mio cuore perse un battito, il mio corpo voleva ancora più contatto, voleva sentire il suo dolce tepore, voleva ancora le sue labbra; le sue mani, ma non potevo perdonarlo, ora sapeva anche quello che facevo, dovevo andarmene.
Avevo fatto tanto per stare un po' meglio, non potevo rovinare tutto così, mi allontanai ancora una volta da lui.
Vidi passare un lampo di rabbia nei suoi occhi
<<Ti rendi conto di cosa cazzo stai facendo?>>
Deglutì e continuò
<<Stai buttando la tua vita! Sei meglio di così, se non vuoi stare con me non farlo ma esci da questa merda Aurora, è una cosa più grande di te>>
<<Hai dispensato abbastanza consigli, me ne vado, non ti avvicinare più a me e non preoccuparti per quello che faccio, sono affari miei>>
Mi girai verso la porta
<<Fermati Aurora cazzo! Ti amo! Lo capisci? Sono disposto ad accettare tutta..>>
Non sentii il resto, chiusi con forza la porta e corsi per il corridoio fino ad arrivare all'ascensore.
Arrivai alla reception e uscii, percorrendo delle strade casuali il più in fretta possibile, non volevo voltarmi, le lacrime scendevano e bruciavano come il fuoco, qualche passante mi guardò strano.
Mi fermai all'entrata di un piccolo parco dove sembrava non esserci nessuno e ricominciai a respirare, avevo il fiato corto, ora Lorenzo sapeva tutto, come l'aveva scoperto? Se l'avesse detto a qualcuno la mia vita sarebbe finita.
Perchè presentarsi?
Perché il suo contatto mi faceva ancora così tanto effetto?
Era passato tempo da quando avevo scoperto 'il fatto' ed era finita, forse sarebbe stato meglio non andare seriamente più a scuola, per non vederlo e per evitare l'inizio di voci.
Cercai di calmarmi e ricominciare a pensare lucidamente, mi asciugai il viso con il dorso della mano.
Dovevo smetterla di comportarmi in questa maniera; dovevo affrontare il problema, non sarei riuscita ad affrontare Lorenzo subito, ma dovevo farlo il prima possibile, così la mia vita sarebbe tornata 'normale' , non dovevo neanche preoccuparmi di quello che poteva pensare, il suo parere non doveva aver più alcuna importanza, non sapeva il perché fossi arrivata a fare quello che facevo, non sapeva niente, poteva parlare con chi voleva, avrei potuto cambiare scuola, addirittura casa, potevo affrontare tutto.

Sapevo che questa sorta di ottimismo non sarebbe durata molto ma mi diede la forza necessaria per tranquillizzarmi, pulirmi la faccia con una salvietta che fortunatamente per la prima volta avevo in borsa, e chiamare un Uber che mi avrebbe portato finalmente a casa.

Chiusi la porta dietro di me e sospirai mente mi toglievo le scarpe, ero a pezzi mentalmente, cercai di tenermi occupata, mi preparai una tisana per rilassarmi, infilai le cuffiette e sistemai casa, sistemare mi aiutava anche a sistemare i miei pensieri, era terapeutico, lo facevo da sempre.
Però quella pesantezza nel petto sembrava proprio non volersene andare, digitai il numero di Jane, indecisa se chiamare o meno, non sapevo se l'avrei disturbata ma avevo bisogno di un'amica, di sfogarmi, forse anche di piangere.
<<Aurora>>
Esitai.
<<Jane ti disturbo?>>
<<Sai che mi fa piacere se mi chiami, quante volte devo dirtelo?  Che succede?>>
<<Succede che é tutto un casino, puoi venire da me? Ma se sei occupata non preoccuparti>>
<<Prendo del vino e vengo da te, suono quando sono di sotto>>

La storia di un'escortDove le storie prendono vita. Scoprilo ora