Capitolo 17

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Uscii di casa sua e con malavoglia,presi l'ascensore e schiacciai il pulsante per il piano terra.
Si aprirono le porte,uscii dall'ascensore e dal portone e mi diressi verso casa.
Tra tre ore avevo un cliente,e io non avevo per niente voglia di vedere nessuno,a parte  Cristian ovviamente.
Mi passò per la testa di annullare l'appuntamento,l'avevo appena fatto con lui e non volevo proprio togliermi questa sensazione di dosso.
Entrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle,presi il telefono e inviai un messaggio ad Amy.

Da Aurora ad Amy
Grazie mille per quello che hai fatto, qualsiasi cosa sia stata,ti voglio bene.

Mi buttai sul divano.
Su Amy potevo sempre contare,a qualsiasi ora o giorno,se avevo bisogno lei c'era,faceva molto di più di quel che io facessi per lei,era l'unica persona che sentivo veramente vicina e che mi capiva del tutto.

Da Amy ad Aurora
Ho fatto solo il mio dovere,anch'io ti voglio bene,ci vediamo domani a scuola

Dovevo ricordarmi di andare a scuola domani,non ci andavo da un bel pò,ma l'importante era andare i giorni dei test,e arrivare preparata.

Probabilmente mi ero addormentata,mi rialzai dal divano,mancava solo mezz'ora all'appuntamento con il cliente,imprecai mentre per arrivare in bagno quasi inciampai.
Indossai reggiseno e tanga cordinati di colore bianco con un vestito di pelle nero a tubino molto corto,ci abbinai dei tacchi neri laccati.
Non mi ricordavo nemmeno il nome del tipo da cui dovevo andare,risi di me,non stavo affrontando il lavoro con serietà ultimamente.
Controllai al volo i messaggi,tre messaggi dal
mio ex ,uno di mia madre e uno di Edoardo,li cancellai tutti senza leggerli tranne quello di mia madre.
Mi chiedeva ogni giorno come stavo e mi dava il buon giorno,abitare lontane all'inizio era stato faticoso,ma per lei non c'era verso:la città non era fatta per lei.
Andai a casa del cliente in auto,dovevo ricordarmi di chiedergli il nome.
<<Heilà bellezza,entra>>
Mi aprì la porta sorridendo e io entrai.
<<Oggi sono un pó di fretta>>
<<Ok iniziamo allora?>>
Chiese titubante.
<<Certo.>>
Mi alzai il tubino
<<Dio che culo baby che hai.>>
Mi tiró un leggero schiaffo sul sedere e mi aiutó a slacciare il reggiseno.
Lui era già nudo e in erezione,mi abbassai e glielo presi in bocca,leccandone la punta.
<<Piccola stenditi.>>
Mi appoggiò al divano,aprendomi le cosce,sentii il suo membro appoggiarsi alla mia intimità,entrò piano,lo sentii subito arrivare in fondo,pian piano dava colpi più decisi e il piacere aumentava.
<<Cazzo che bello,sei proprio una Troia>>
Continuava a entrare e a uscire da me.
<<Dillo che sei la mia troia in calore puttanella>>
Lui continuò a urlare dal piacere,mi prese in braccio e mi portò sul tavolo,mi prense le gambe e le appoggiò alle sulle spalle ricominciando a penetrarmi di nuovo.
<< sto per venire>>
Strusció con forza il mio clitoride facendomi male,iniziò a spingere più forte,il tavolo sbatteva contro il muro per le spinte che dava,diede un'ultima spinta e venne sulle mie cosce.
Mi guardò sorridente
<<Prossima volta ci divertiremo di più>>
Mi spostò
<<Ok vado a prenderti i soldi che devo andare>>
Mi rivestii in fretta,presi i soldi e uscii da li.
Presi la macchina,dovevo vedere mia madre,era da troppo tempo che non la vedevo, usavo sempre come scusa di dover lavorare ma iniziava a mancarmi.
Non ci misi molto ad arrivare,abitava in un paesino sul Tamigi.
Arrivai fino a casa,non era cambiato niente,la casa di legno,fiori ovunque,la mia altalena di quando ero piccola.
Sorrisi e bussai.
Aprì alla porta,subito dopo mi abbracciò
<<Dio Aurora cosa ci fai qui?Quanto mi sei mancata>>
Risi
<<Mamma così mi fai male. >>
Mi lasciò spazio,a vedere il suo volto e quella casa ritornarono a galla un mucchio di ricordi,sia belli che brutti.
Mia madre era cambiata tanto da quel giorno.
<<Siediti tesoro,vuoi qualcosa da bere?>>
<<No grazie,siediti qua,è un sacco che non ci vediamo>
Mi era mancata veramente,come avevo potuto lasciarla sola tutto questo tempo?
Guardai le pareti ingiallite dal tempo,non era proprio cambiato nulla,stare qui mi faceva star male.
<<Andiamo a fare una passeggiata?>>
Chiesi io.
<<Certo possiamo andare!>>
Durante la passeggiata mi raccontò di aver conosciuto un'altro uomo e fui molto felice per lei.
Gli avevo accennai qualcosa anche su Cristian.
Camminammo per circa mezzora,poi tornammo verso casa.
<<Come va il lavoro? Sicura che lavorare come receptionist non ti rubi troppo tempo? Insomma,hai diciannove anni,dovresti avere del tempo anche per te>>
A mia madre avevo detto di lavorare come receptionist per un hotel.
<<No mamma non preoccuparti,non mi stanca e poi non faccio così tanto>>
Mi sentivo in colpa,infondo a lei avevo sempre raccontato tutto,e mentirle non mi faceva stare bene.
Rientrammo in casa
<<Preparo il caffè>>
Annuii.
<<Vado a vedere la mia stanza>>
Uscii dalla piccola cucina,e camminai fino alla camera infondo dello stretto corridoio.
La stanza era come l'avevo lasciata,il letto singolo accatastato in un angolo,i peluche di quando ero bambina,la scrivania con il mio vecchio portatile e il muro destro pieno di quadri.
Mi avvicinai al letto,sul comodino c'era una foto di me e mio padre,la presi in mano,ero molto piccola,avrò avuto si e no tre anni,lui mi teneva per mano,e si era messo in ginocchio per stare alla mia altezza,aveva un mezzo sorriso sforzato.
Sospirai e poggiai  la foto sul comodino.
Chissà dov'era mio padre in questo momento.
<<Aurora,é pronto il caffè>>
Mi urlò mia madre dalla cucina.
Uscii dalla stanza e richiusi la porta,dirigendomi in cucina.
Mi passò la tazza calda,rimanemmo a parlare un po' di lei,e ogni tanto cercavo di parlare di papà ma lei cambiava argomento.
<<Mamma ora devo proprio andare,prometto che verrò a trovarti più spesso>>
Aveva gli occhi lucidi e disse
<<Ti voglio bene>>
<<Ti voglio bene>>
Dissi.
Mentre salivo in macchina la salutai con la mano,sono sicura si stesse trattenendo dal non piangere.

La storia di un'escortDove le storie prendono vita. Scoprilo ora