Quando Noah fa venire un'idea geniale a Patrick

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Lucy sospirò per quella che doveva essere la trentesima volta da quando suo fratello era entrato in camera sua.

Entrato per modo di dire: la sua era stata una vera e propria irruzione che l'aveva portata a nascondere in fretta e furia il manga yaoi in corso di lettura sotto la trapunta.

Suo fratello si era lanciato a peso morto sul letto, un gemito attutito dal materasso ad accompagnare l'impatto. A Lucy bastò un'occhiata: «Anthony?» e Patrick grugnì un "sì".

Così Lucy si era ritrovata ad ascoltare il resoconto dettagliato del fratello sulla serata passata con l'ammiratore segreto non tanto segreto. Volente o nolente, lei era oramai parte integrante dell'intreccio amoroso in atto. Le piaceva considerarsi un deus ex machina calato dall'alto per risolvere l'inghippo partorito dalle menti cerebrolese dei due idioti. Senza di lei, sarebbero stati perduti.

«E lui era tipo, non so, così silenzioso, quindi io ho pensato che chiaramente stavo facendo la figura del cretino. Cioè, non mi parlava! Ero io che dovevo forzarlo per ricevere un qualche tipo di risposta da parte sua, non puoi immaginare quanto sia stato frustrante. Me lo sentivo che conoscendomi davvero si sarebbe reso conto che non sono nulla di che, però ci sono rimasto comunque un po' male...»

Patrick rotolò all'insù, un broncio triste in volto.

«E questo l'avresti capito perché...?» interrogò lei, a gambe incrociate sul materasso.

«Perché non mi parlava!»

«E non hai pensato che, forse, ma solo forse, fosse un tantino imbarazzato?»

Patrick fece perno sui gomiti per sollevarsi appena.

«Perché avrebbe dovuto esserlo?»

Gesù, ma quanto può essere idiota?

«Magari perché gli piaci?!»

«Non ne sono più così sicuro» borbottò il ragazzo.

«Sei stupido allora?»

E a quel punto Lucy perse la pazienza. Acciuffò il cellulare e cliccò sulla storia di Anthony in lettura al momento: in questa Patrick era un istruttore di danza classica e Anthony un ballerino.

Raggiunse una parte che l'aveva colpita tempo prima e iniziò a leggere ad alta voce.

"Caddi per quella che doveva essere l'ennesima volta dall'inizio della lezione di danza e sempre per lo stesso motivo, sempre per il nervosismo e la pressione che mi mettevano addosso quei due occhi azzurri puntati su di me, ad analizzare ogni mia singola mossa e ogni mio singolo difetto.

Quando la schiena sbatté contro il pavimento un gemito di dolore fuoriuscì dalle mie labbra, ma non abbastanza forte da permettermi di non udire le risatine dei miei compagni che immediatamente mi avevano circondato. Ero ben consapevole di essere il più scoordinato della classe, ma questo non mi aiutava a non sentirmi umiliato e ridicolo ogni volta che la mia goffaggine si manifestava. E la presenza di quel bellissimo insegnante dagli occhi azzurri e profondi che ora si stava avvicinando a me non mi aiutava per niente.

"Silenzio" ordinò Patrick Brown e la classe smise di ridacchiare. Magari quell'ordine si fosse esteso anche alle risate che continuavano a riecheggiare nella mia testa "Riprendete gli esercizi".

Mentre tutti ricominciavano la sessione, Patrick si inginocchiò dov'ero ancora steso e annaspai sotto il suo sguardo, rivolgendolo come sempre altrove per l'agitazione che si impossessava di me ogni volta. Bellissimo, questa era l'unica parola che mi veniva in mente guardandolo.

"Anthony" sentire il mio nome pronunciato da lui mi rese instabile come sempre "Se non hai nulla di rotto, rialzati e riprova. Ti aiuterò io questa volta"

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