Non è finita

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Corro via da casa di Tom il più velocemente possibile: non voglio più vedere la sua faccia, non voglio più sentire la sua voce.
Non voglio più averlo nella mia vita.
Le lacrime escono impetuose dai miei occhi corvini e bagnano le mie guance: sapevo che infondo non mi avrebbe ricambiata, ma non avrei mai pensato ad una cosa del genere.
Mi ha ferito molto: sento il mio cuore diventare sempre più piccolo, facendo spazio a tanta tristezza e solitudine.

Mentre cammino con lo sguardo basso mi fermo alla fermata del pullman più vicino: devo tornare a casa e farmi una doccia.
Ne ho estremo bisogno.
Dopo qualche secondo sento il telefono vibrare: è mia mamma che chiama.
Merda, mi sono dimenticata di informarla del mio ritardo.
Ora mi urlerà contro, come sempre.

"Pronto?"
"Fanny mi vuoi spiegare dove diavolo sei finita? È la terza volta che provo a chiamarti!"
"S-scusa mamma, ero da Claire" mormoro, cercando di non far sentire i miei singhiozzi.
"Amore, ma stai piangendo? Sento i tuoi singhiozzi. Va tutto bene?"
"Si mamma, tranquilla. È solo un po' di mal di gola, non ti preoccupare. Ora sto andando a prendere il pullman: tra venti minuti massimo dovrei essere a casa."
"Va bene, ci vediamo dopo allora. Ti voglio bene."
"Anche io, a dopo."

Chiudo la telefonata e cerco di calmarmi: non posso prendere un pullman con la faccia imbrattata di mascara e gli occhi rossi.
Ho bisogno di un po' di buona musica.
Meno male che esiste, la musica. È una di quelle poche cose al mondo che ci sono sempre per te, in qualsiasi momento della tua vita, bello o brutto che sia.
Mi piace pensare che ognuno di noi possa essere una canzone con una storia da raccontare: io penso di poter essere una di quelle canzoni struggenti, che ti fanno salire il magone solo a sentire la musica dell'intro.
Una canzone tipo "Wake me up when September ends" dei Greenday: così forte, così straziante e triste, ma al contempo così viva.

Mentre cerco di prendere le cuffiette dalla borsa sento una mano accarezzarmi la spalla e una voce dolce salutarmi.
"Ciao Fanny, come stai?"
È James: mi dispiace ma non voglio guardarlo negli occhi.
Sto ancora piangendo e non mi piace farmi vedere debole dagli altri.
"Hey James... scusami sono al telefono!" mento, cercando di farmi vedere indaffarata a rispondere.
Silenzio.
Proprio mentre penso che se ne sia andato, rinunciando a parlarmi, me lo ritrovo davanti al viso, con gli occhi spalancati.
"Fanny m-ma tu... stai piangendo! Cosa è successo?"
La sua voce trema e il respiro aumenta: deve essere davvero preoccupato.
"N-nulla, solo una cosa passeggera. Niente di importante, ora passa. Non ti preoccupare."

"È per Tom?"
"C-come fai tu a saperlo?"
"Vi ho visti ieri sera e anche stamattina: sembrate molto legati e tu mi sembri abbastanza presa da lui. Ma potrei sbagliarmi."
"Diciamo che almeno in parte hai ragione: mi ha deluso profondamente e mi ha praticamente sbattuto fuori da casa sua."
"Se posso saperlo...come mai?"
"Era con una ragazza. Io mi sono arrabbiata perché avevo pensato, anche se per poco, che...insomma...lui..."
Prendo un bel respiro e mi asciugo le ultime lacrime dal volto.
"Insomma, abbiamo litigato e mi ha detto di andare via da casa sua. Ora non mi vorrà più vedere e io tantomeno."
"È un coglione."
"C-cosa? Perché lo pensi?"
"Perché è un'idiota: non si rende conto della ragazza che ha al fianco e se la lascia sfuggire come nulla. Io al suo posto..."
All'improvviso James si blocca e la sua frase rimane ferma a mezz'aria, mentre il suo sguardo si abbassa.
"T-tu cosa?"
"Senti Fanny, io non voglio approfittare di questa tua situazione, ma mi sembra il momento giusto per parlarti adesso. Da quando ti ho incontrato in quel viaggio all'estero ti ho sempre trovata stupenda, non solo per la tua bellezza ed eleganza, ma anche per la tua estrema dolcezza e simpatia. Ho provato a cercarti ma non avevo un tuo recapito telefonico e nessun amico in comune ma ogni giorno, costantemente, ti ho pensata. Fanny io penso di amarti: ti amo quando sei con quel vestito nero e le scarpe con i tacchi così come ti amo quando hai le tue felpe larghe e le scarpe da ginnastica. E sì, ti amo anche qui, in questo momento, con il mascara colato e i capelli arruffati davanti ad una fermata del pullman. Non voglio una tua risposta adesso, ma ci tenevo a farti sapere questo mio sentimento."
Wow.
Sono sorpresa ed emozionata: le sue parole sono così dolci e sincere che non posso non sorridere ripensandoci.
"T-tu sei davvero dolce. Io non me lo sarei mai aspettata, davvero, ma sono contenta che tu me l'abbia detto. Sono le parole più belle che qualcuno mi abbia mai detto: ora non posso dirti di amarti m-ma possiamo provare ad uscire qualche volta. Mi farebbe piacere!"
"D-davvero?! C-certamente quando vuoi! Io ci sono sempre per te, puoi credermi."
Ci scambiamo i numeri e lui mi aspetta fino a che non arriva il mio pullman: mentre salgo e mi siedo, vedo la sua mano che si muove per salutarmi e lui che inizia a farmi facce buffe fuori dal finestrino.
Riesce a strapparmi un mezzo sorriso prima che il pullman riparta, allontanandomi da lui.
Forse ho ancora un'occasione per cancellare definitivamente dalla mia vita Tom ed essere felice.

Uragano occhi bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora