Trovarsi per caso

690 61 0
                                    

È passata una settimana dalla fine della scuola e già mi sento rinata: niente più ansia per quelle stupide verifiche di matematica, niente più testa fra i libri tutti i giorni, niente più ora di ginnastica di prima mattina.
La scuola ha questo orribile effetto su di me: dal primo sino all'ultimo giorno sono presa costantemente dal panico. So tutto bene?
Sono pronta?
I miei genitori sono sempre stati molto esigenti per quanto riguarda il rendimento scolastico e ogni brutto voto che arriva lo considerano un vero e proprio fallimento; e anche per me la cosa non aiuta a farmi sentire meglio.
Il pensiero di aver dato il massimo nello studio e non riuscire comunque a perseguire i risultati sperati mi uccide.

Insomma,con la fine degli interminabili nove mesi scolastici mi sento finalmente libera e serena.
Ho iniziato a lavorare da qualche giorno in un bar nel centro della mia città, ma non è così pesante come immaginavo: i colleghi sono gentili e simpatici e gli orari sono perfetti per me. Dalle 8 di mattina alle 15 del pomeriggio, pausa pranzo compresa: in questo modo ho poi tutto il resto della giornata per riposarmi e uscire con i miei amici.
Qualche mattina vengono anche a trovarmi durante l'orario lavorativo facendomi una sorpresa: dicono che sembro concentratissima quando porto i bicchieri o prendo gli ordini dai clienti, quasi impassibile persino alle facce buffe che Andrew mi fa da lontano.
"Sei straordinaria tu!" mi ripete in continuazione Claire all'uscita da lavoro.
"Brava la nostra cameriera provetta!" esclama Tom ogni volta che mi vede uscire stanca dal bar.
Mi sento davvero fiera di me stessa quando mi riempiono di complimenti.

Entro al bar, mi cambio e inizio la mia giornata: tra brioches e cappuccini la mattina passa in fretta e nel frattempo ne approfitto per scambiare quattro chiacchiere con i clienti, che si lamentano del caldo torrido o del direttore troppo severo del loro ufficio. Trovo bellissimo entrare in contatto con la gente, vedere i loro volti, le loro espressioni buffe e dolci: mi fa sentire viva e parte di una società in cui tutti hanno dei problemi, ma non per questo si chiudono nel loro guscio, dimenticando il resto del mondo.
Verso le 14.30, mentre prendo l'ordine di un bambino ad un tavolo, riconosco una figura entrare a passo lento nel bar, fino a raggiungere il bancone.
Il mio cuore fa un piccolo sobbalzo, mentre la mia respirazione inizia ad accelerare.
"Non è lui, non può essere" penso tra me e me mentre preparo al bambino il suo frappè alla fragola.
Invece ho proprio ragione: quella figura che si staglia contro la porta è Matthew.
Ha però lo sguardo totalmente vuoto e le mani chiuse in due pugni stretti. Lo guardo e lui subito mi riconosce: mi accenna un sorriso triste con le labbra. Ha gli occhi tristi di chi ha appena ricevuto una brutta notizia.
Mi avvicino con calma, lasciando per un attimo da parte il lavoro, e con le mani che iniziano a sudare gli chiedo: "Ciao Matthew, tutto bene?"
Lui alza lo sguardo su di me, con gli occhi leggermente velati di lacrime:
"Mi ha lasciato" sussurra.
Il mio stomaco si chiude e mi copro la bocca semi-aperta con una mano.
"Jamie?"
"Si. Mi ha lasciato perché pensa che io sia troppo immaturo per una relazione seria. Non pensava la stessa cosa la settimana scorsa, quando le ho offerto la cena e le ho regalato un anello che per giunta non mi ha nemmeno ridato. Perché Fanny? Davvero sono così immaturo come dice?" mi chiede, poggiando la testa fra le mani.
Non so cosa dirgli, sono in preda al panico più completo.
Sapere che non è più impegnato con lei da un lato mi rincuora un po', ma dall'altro, vederlo in quel modo mi spezza il cuore.
"Io non penso che tu sia un immaturo Matthew. Forse è lei quella immatura e che non capisce di avere appena perso uno dei ragazzi più dolci e buoni che potesse desiderare. Si pentirà della sua scelta, credimi."
Il suo sguardo è ora fisso nel mio: le parole mi sono uscite di bocca all'improvviso, senza un minimo di preavviso, ma non sono pentita di ciò che ho detto. Forse solo un po' imbarazzata.
E deve essersene accorto dal rossore violento delle mie guance.
"Grazie." mormora, dopo che un lieve sorriso gli spunta sul viso.
Gli sorrido anche io.
"Avresti voglia di fare un giro per il centro? Giusto per distrarmi un po'... Conosco un locale niente male qui vicino."
Non me lo aspettavo per nulla, ma questa volta non mi sarei fatta battere dalla timidezza.
"Se vuoi io tra trenta minuti stacco e sono libera. Ti va bene aspettare ancora un po'?" chiedo speranzosa.
"Ma certo, nel frattempo ti aspetto qua fuori." esclama alla fine.
Da questa frase, da quest'attimo, può forse nascere qualcosa di nuovo, qualcosa di bello.
Ho la mia opportunità.
Sì, proprio così. Ora ho la mia nuova e unica opportunità per stare con lui, per conoscerlo meglio, per parlare con il ragazzo che ho sempre ammirato. Magari potrebbe anche diventare qualcosa di più... No Fanny, cosa vai a pensare? Vuole solo distrarsi un po'.
Lo lascio al tavolo ad aspettarmi e torno a servire i clienti al bancone, ma la mia mente oramai ha un solo ed unico pensiero.
Matthew.

Uragano occhi bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora